Maria Elena Mignosi Picone, “S’io fossi luce” (Ed. Carta e Penna) - di Marcella Laudicina

L’ultima creazione poetica di Maria Elena Mignosi Picone, S’io fossi luce è un omaggio affettuoso e commosso dell’Autrice alla sorella Antonella, da poco scomparsa e a cui era estremamente legata. Sembra quasi che, con questa silloge, l’Autrice abbia idealmente voluto continuare il tenero colloquio con la sorella tanto amata. In questa silloge, infatti l’Autrice ha trasfuso sé stessa: la sua sensibilità, i suoi sentimenti, la sua visione del mondo e, soprattutto i suoi valori, tra cui, in primo luogo, la sua fede sincera, la sua fiducia in Dio, il suo totale affidarsi alla Sua volontà.               

Il carattere combattivo, che l’Autrice rivela nell’affrontare le difficoltà della vita, trova, infatti sostegno nella fede, la quale fa svanire tutti i suoi timori e tutte le sue inquietudini.

La fiducia in Dio, per l’Autrice, è l’arma più efficace contro il male e le avversità: “Come guerriero/mi alzo al combattimento/perché la vita è una lotta...ma dico soprattutto: "Signore, la tua volontà sia fatta.”  (Ogni giorno); (Pietre pietre) ;(Corsa agli ostacoli) ;(Niente ti turbi, niente ti spaventi) ;(Spiraglio) (Le carezze di Dio) ;(Mi basta solo l’amore di Gesù) ;(L’amore di Dio); (Gesù);(Il tronco); (La fiducia in Dio).

Illuminata dalla luce della fede, l’Autrice vorrebbe essere luce essa stessa. Luce che liberi il mondo dalle tenebre e dal pianto: “S’io fossi luce/squarcerei d’un colpo/tutte le tenebre/ che avvolgono il mondo... S’io fossi luce/abbraccerei/col mio manto///tutta l’umanità sommersa nel pianto.” (S’io fossi luce).

Ed è infatti la luce la vera protagonista della silloge. La sorella è “nella luce/nello splendore dell’amore”, è “vestita di luce,” ed è essa stessa luce. Tutti possiamo, per l’Autrice, divenire luce, se seguiamo Cristo (Nella luce); (Tutta luce); (La luce); (L’umiltà e la carità).

Attraverso il suo stile semplice e trasparente, l’Autrice esprime tutta la preziosità della sua anima, capace di sentimenti profondissimi. Il rapporto dell’Autrice con la sorella andava oltre il comune rapporto tra sorelle. Di quattro anni e mezzo più piccola, sorella tanto desiderata, è stata sua sorella-figlia e lei la sua tenera mammina (Sorella figlia).   L’autrice si è sempre spesa per la sorella e si addolora fortemente di non averla potuta assistere, causa covid, fino alla fine, quando, poco prima, invocava dai medici il conforto di una mano amica, che loro non negarono, ma che era comunque, per lei, insufficiente. "Quella mano mancata/ che ti avrei voluto dare /mi è rimasta come/ una ferita sanguinante” (Voleva la mano).

Le sorelle erano così legate, che entrambe hanno avuto dei presentimenti, molto prima che la morte si presentasse. La sorella aveva sognato di stare in un luogo diverso con i genitori, senza però la sorella (Presentimento nell’animo di Antonella). L’Autrice era stata avvisata che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto, dalla voce grave della madre che la chiamava (La voce della madre) e dalla visione ripetuta del padre nel cielo: “A mezzo busto, /dall’aspetto serio/ma sereno” (Papà a mezzo busto).

Il dolore per la perdita dell’adorata sorella è grande per l’Autrice, anche perché, si sa, si ama maggiormente una persona cara, se ne sente di più l’assenza, soprattutto quando viene a mancare. Consola però l’Autrice il fatto che ella si trovi in Paradiso, nel quale, sicuramente i suoi intensi desideri spirituali saranno appagati: “Ora che sei morta/ sei viva più che mai. / Hai raggiunta quella pienezza/ che inseguisti sempre/ senza mai raggiungerla” (Viva più che mai).

Vorrei mettere in rilievo l’estrema levità e bellezza della lirica intitolata, Affacciati alla finestra. Toccante nella sua semplicità, in essa   l’Autrice prega la sorella di affacciarsi alla finestra del Cielo per chiederle: “Come stai? Con chi sei?  cosa fai?”. Un sogno le comunica che la sorella sta bene ed è accanto alla madre che si prende amorevolmente cura di lei (Affacciati alla finestra).

Riteniamo opportuno sottolineare anche due belle liriche abbastanza originali, che ben delineano la preziosità del sentire dell’Autrice. La prima è una lirica dedicata al nostro caro Franco Battiato, da poco scomparso. In essa, con estrema convinzione, ella afferma che Franco Battiato è bello, di una bellezza terrena e spirituale a un tempo, che diventa sempre più pura con l’età.

Nella seconda afferma a chiare lettere che, per lei, scrivere recensioni è come pregare, in quanto cerca sempre di comprendere a fondo l’anima di chi scrive.

Ci piace infine ribadire che in questa raccolta l’Autrice abbia quasi voluto dare una ideale continuità al colloquio con l’adorata sorella, trasfondendo in essa la sua personale visione della vita                       

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