La “pace russa” e la teologia politica di Putin” di Domenico Bonvegna

Adriano dell'Asta docente di Lingua e Letteratura Russa all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, già direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca dal 2010 al 2014, è autore di un libro per descrivere come l'ideologia della dirigenza attuale della Russia, sia politica del presidente Vladimir Putin, sia quella religiosa, del patriarca Kirill I, abbia avuto e continui ad avere un ruolo importante nello scatenamento della guerra contro l'Ucraina. Il testo prende il titolo di “La “pace russa. La teologia politica di Putin”, (Scholé, Brescia 2023, 128 pag., e. 12,00)Il professore Dell'Asta, profondo conoscitore della Russia, intende raccontare anche una Russia diversa da quella putiniana di oggi, non anti-europea e anti-occidentale, con il quale continuare il dialogo praticato da “Russia Cristiana”, l'associazione fondata da padre Massimiliano Scalfi.

Nel primo capitolo viene descritta la cosiddetta “Pace russa” nei suoi rapporti con l?Europa. Con questa guerra contro l'Ucraina, “scompare totalmente l'immagine di una Russia che, pur nel suo irripetibile carattere nazionale, ha una vocazione universalista, legata alla sua tradizione cristiana e alle sue origini europee, ben più antiche e profonde rispetto a quelle di un presunto asiatismo che la separerebbe invece dal resto dell'Europa”.

Pertanto oggi troviamo una Russia contro tutti, in opposizione radicale all'Occidente, al diritto naturale, appartenente alla tradizione cristiana universale, comune al cattolicesimo latino e a quello orientale.

Nel secondo capitolo (Russofobia), la nuova ideologia del “Mondo russo” è contraria alla tradizione del pensiero russo, come evidenziano diversi intellettuali russi. Anche se il nazionalismo russo è stato presente nella storia russa non va confuso con la Russia in quanto tale. Sono tesi che esprimevano a suo tempo sia il maggior filosofo russo dell'Ottocento, Vladimir Solov'ev, ma anche l'altro filosofo Nikolaj Berdjaev.

Il terzo capitolo il testo di Dell'Asta affronta il contesto storico nel quale si realizza il pensiero del “Mondo Russo”. Innanzitutto i legami di Putin con i potentati economici della Russia post-sovietica, praticamente si sta diffondendo un giudizio positivo sull'Unione Sovietica. In un discorso ai qualche anno fa Putin dichiarava che la fine dell'Urss, sarebbe stata “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”. Peraltro anche in Europa circola in certi ambienti di destra, un un giudizio benevolo sia per l'Urss, che addirittura per l'ideologia comunista. Che in fin dei conti aveva dato da mangiare a tutti i russi. In questi ambienti si dimentica e si sottovaluta che gli oppositori politici di Putin sono tutti in prigione o assassinati. La chiusura di Memorial è emblematica, l'associazione fondata nel 1989 dal Premio Nobel per la Pace e dissidente sovietico Andrej Sacharov. Associazione che aveva lo scopo di raccogliere tutto quanto sarebbe servito per comprendere effettivamente accaduto dei decenni del “socialismo reale”. Inoltre gli esperti rilevano che in questi anni di governo con Putin sono tornate decine di statue di Stalin.

Nel quarto capitolo si parla del problema del filetismo, un'esaltazione esclusiva ed orgogliosa della “differenza delle razze e delle differenze nazionali...”. Il filetismo collegato all'ideologia di Putin significa che tutto il Mondo russo deve essere unificato dalla Russia all'Ucraina, Bielorussia, Moldavia etc. In nome di questa idea, o ideologia il patriarca Kirill ha giustificato immediatamente l'invasione dell'Ucraina, chiamata eufemisticamente, “operazione militare speciale”.

In conclusione Dell'Asta per comprendere i nodi storici e politici della guerra russo-ucraina ci invita a usare il discernimento ignaziano, sottolineando il modo corretto di dialogare di Papa Francesco che non ha mai messo sullo stesso piano l'aggressore e l'aggredito. In pratica Papa Francesco non ha mai perso di vista la realtà. Per Dell'Asta è il realismo che usarono tutti i dissidenti del “socialismo reale” a partire da Budapest nel 1956, fino ai cantieri di Danzica, dove nacque Solidarnocs. Tutti questi uomini e donne che si liberarono dal socialcomunismo erano uomini autentici, realisti e non ideologici.

La recensione completa del testo del professore Dell'Asta è a disposizione nella rivista Cristianità (n.422, luglio-agosto 2023).

 

Torino, 21 Novembre 2023

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