Ideale dell’io – di Antonio Saccà

In  territorio espressivo, artistico, si tratti di musica, di letteratura, di pittura, di scultura, di architettura, l'Italia, se non è superiore a tutti gli altri Paesi, non ha Paesi superiori. L'opinione non è sempre condivisa , ovviamente. Ed è interessantissimo, persino divertente cogliere i giudizi degli altri su di noi e tra gli artisti. Per esempio, i tedeschi, non tutti, detestavano l'opera lirica italiana con giudizi sprezzantissimi. Tanto per dire, Robert Schumann, che stendeva critica professionalmente, emette ripulsa estrema  con riguardo ai compositori italiani. Friedrich Nietzsche si schifava letteralmente di Giuseppe Verdi e consigliava a un suo amico, che a quanto pare valeva minimamente,  di sorpassarlo ,con grande timidezza di questo amico, compositore, che invece comprendeva il pregio di Verdi. Ma non si trattava di opinioni sorte per motivi nazionalistici, mi riferisco sempre al campo musicale, la sostanza riguardava una differenza radicale; gli italiani, almeno dal Settecento in poi, favorivano estremamente il bel canto, le cosiddette 'arie', una facilità indiscussa e suprema nell'inventare queste canzoni liriche, per così dire. Un Bellini, un Donizetti, un Rossini, hanno costellato di galassie celesti l'universo dell'opera lirica. Oltretutto con una presa popolare che ha immissione nell'epica nazionale, e notorietà mondiale, intendiamoci. I tedeschi, soprattutto, stimavano massimamente l'orchestrazione, più che le arie e il bel canto, questo sia detto cautamente, ben inteso, Mozart ha concepito tra le più elette melodie; tuttavia l'accusa che muovevano agli italiani riguardava l'orchestrazione, considerata difettosa, elementare, talvolta di scarso, scarso livello, o spesso. Quando Wagner incontrò Rossini, proprio Rossini precisò che l'invenzione melodica delle arie costituiva l'essenza della musicalità italiana. La disputa si incarognì allorchè Richard Wagner conquistò anche Egli i teatri europei e inevitabilmente si scontrò con Giuseppe Verdi, il quale, come inventore di arie, resta supremo artefice, circostanza, ripeto, odiatissima da Nietzsche. Si costituì in Italia un movimento favorevole alla cosiddetta 'musica continua' di Wagner. Questo infastidì moltissimo Verdi, il quale  stava nel suo, era un melodico nato, inventore di arie come nessun altro e con capacità drammatiche e perfino tragiche di personaggi memorabili. In ogni caso lo scontro ci fu. Il partito wagneriano si rafforzò, ed ebbe perfino  tra i partecipi Arrigo Boito, che per qualche  tempo sfidò Giuseppe Verdi- In effetti il “Mefistofele” di Boito è ascoltabilissimo, e orchestralmente ben sonoro, ma niente da  fare, Boito è italiano e la sua  opera ha sequenza di arie non di recitativi quasi parlati che gravano nelle opere di Wagner. Rossini dichiarava all’ingrosso che Wagner addorme e ogni tanto ridesta.

Non meno interessanti i giudizi che si attribuivano i compositori. Verdi riteneva troppo lunghi i dialoghi cantati di Bellini, suppongo si riferisse alla “Norma”, tra Norma e Adalgisa, che invece è  una successione di variazioni narrative ed emotive nella scoperta che entrambe amano le stesso uomo, Pollione, a mio sapere non da altri raggiunta. Sempre Verdi, addirittura considerava mal composto il finale della Nona Sinfonia di Beethoven! Bizet era ammobato da Verdi, Puccini considerava Strawinski , La Sagra della Primavera, catastrofica  rovina della melodia, apprezzandone  le percussioni, pure  Camille Saint- Saens giudicava similmente Strawinski. Louis Spohr  non apprezzava Beethoven, il quale non stimava  moralmente Mozart,, era un giudizio anche musicale, data la elevatissima morale della creazione artistica dominativa in Beethoven. Del resto Egli del passato stimava soltanto Haendel non Bach, c'è da dire che Bach in quel periodo era quasi sconosciuto, sarà Mendelssohn poi a ridargli l'onore oggi universalmente attribuitagli. Nietzsche lo avversava  Netto.Di queste opinioni ,di questi giudizi se ne potrebbero scrivere a fiumane. Mahler correggeva un po' tutti,stimava,una rarità.,allora, Anton Bruckner da cui prese qualcosa, e incredibilmente stimava anche Nietzsche quale compositore e faceva benissimo in quanto Nietzsche componeva musica personalissima interna sepolcrale lontana chiesastica e lascia una  Sonata per violino e pianoforte semplicissima, ma di  malinconia tutta all'interno del suo animo che doveva essere molto più esulcerato,inconsueto  e anche patologico di quanto appare nelle opere filosofiche. Come è noto Nietzsche teneva alla sua natura musicale perfino più di quanto tenesse alla sua filosofia.

 Ma effetti Wagner ne suscitò addirittura anche in Giacomo Puccini, melodicissimo  creatore  di arie spesso ben armonizzato strumentalmente.

Shakespeare sostiene che bisogna diffidare di chi non ama la musica. Avesse conosciuto che Adolf Hitler e  Stalin  furono appassionatissimi di musica forse avrebbe moderato il giudizio. Hitler aveva stati ipnotici ascoltando Wagner e Stalin addirittura sorpassava l’odio di un  russo contro i polacchi  amando Chopin. Come toccare fuoco avvelenato. Ma la musica oltrepassa precisamente questi giudizi nazionalisti ,non sempre ,intendiamoci, ma è davvero un universo e sembra viaggiare in  una galassia di stella in stella. Ascolti  Schubert. lo risenti e ti sembra un incontro definitivo, La morte e la fanciulla, L’Incompiuta, non ne puoi fare a meno! E chi te le strappa via! Ascolti l’Aria di Didone in Didone ed Enea di Henry Purcell, e resti fermo,marmorizzato, e la consacri nella memoria. Ti viene all’ascolto un’altra Aria, è del Requiem tedescco di Johannes Brahms, specie se cantato dalla Battle, e ti invade per sempre. Ma proprio minuzie.

Sigmund Freud concepì una duplice modalità orientativa dell’Io,l’ideale dell’Io,l’Io ideale. L’Io ideale magnifica se stesso immaginandosi chi non è, il povero che si immagina possidente, lo spoetico che si stima poeta, una visione illusoria di sé. L’ideale dell’Io risiede in colui che ama e ammira realisticamente quanto gli uomini hanno compiuto e cerca di gareggiare. Stimare ed amare,e la vita trova il suo valore. Diceva Nietzsche, credo copiando da Schopenauer, che l’insegnamento sta nell’apprendere ad ammirare il genio. Vero. L’ammirazione fonda l’ideale dell’Io.Il genio come ideale dell’IO.

 

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