I pensatori che hanno sfidato la modernità - di Domenico Bonvegna

C’è un libro dove mette insieme tutti i pensatori che sono stati ostracizzati, cacciati, espulsi, esiliati, dalle idee che contano, oggi, si usa dire dal “politicamente corretto”. Questo libro si chiama, I Proscritti. Pensatori alla sfida della modernità”, di Riccardo Pedrizzi, Editoriale Pantheon (2005). L’autore mi raccomanda di scrivere che si può avere scrivendo direttamente a lui (P.zza Roma, n.4 – 04100 Latina – Tel. 0773/480553 Fax 0773/412412 www.interventonellasocietà.com infoçriccardopedrizzi.it).

Il testo vuole essere una specie di Dizionario sintetico, un piccolo atlante dei pensatori che hanno combattuto la Modernità, nata dalle idee della Rivoluzione Francese. Per la verità, alcuni sono stati studiati e si sono “versati fiumi di inchiostro” sulle loro figure, sono stati dedicati seminari e convegni. Nonostante questo “le loro idee, le loro teorie, i loro pensieri non fanno parte della cultura imperante e diffusa ai nostri giorni, non sono diventati patrimonio culturale condiviso del nostro Paese”.

Pedrizzi ha messo insieme una serie di personaggi (ventuno schede, una per ogni capitolo) che probabilmente non tutti possono essere definiti “tradizionali”, che “hanno in comune una visione del mondo e della vita che potremmo definire tradizionale”. A volte le forzature dell’autore sono evidenti, comunque sia, il libro è utilissimo per chi vuole accostarsi allo studio di queste figure presentate da Pedrizzi.

Nell’introduzione l’autore si pone le domande su che cosa li tiene insieme. Per esempio, un Bernardo di Chiaravalle con Shakespeare, Antonio Rosmini e Maurras, Oswald Spengler e Francesco Vito. Che cosa unisce autori così diversi come Ortega Y Gasset, Jean Servier, Romano Guardini, Georges Bernanos e Augusto Del Noce.

Anche perché questi autori sono scrittori, filosofi, teologi, drammaturghi, critici della civiltà, sociologi, etnografi.

Certo si può concordare che sono “proscritti”, anche quelli che potrebbero apparire come conosciuti o dimenticati. Sicuramente questi autori sono inattuali per la stragrande maggioranza degli uomini di oggi “immersi in un clima psichico e in un immaginario collettivo intonato piuttosto ai principi dell’antitradizione”.

E ci si potrebbe interrogare su chi oggi “ha cognizione del cattolicesimo guerriero e aristocratico di Bernardo di Chiaravalle, il monaco guerriero che unì Cristo alla spada, l’azione alla contemplazione […]?”. E poi il nostro si interroga su altri personaggi, caduti nel silenzio o nell’ostracismo, ben descrive nel suo libro. “Come vale la pena di ricordare quanto sia al tempo stesso urgente e inascoltato l’appello di Romano Guardini – filosofo, teologo, pedagogo e letterato – per un cristianesimo che non si riduca solo a morale e opere, ma che sia ‘coerente di fede’, così da potersi opporre ‘alla volontà ateistica sempre più forte’”.

Pertanto, Pedrizzi ribadisce che l’aver messo insieme tutti questi autori in un libro, “non significa solo tributare loro un omaggio”. Soprattutto si cerca “di sottrarli dal cono d’ombra in cui continua a tenerli una cultura ufficiale che dal loro pensiero sente minacciati i suoi fondamenti”. Studiare questi uomini per Pedrizzi significa indicare la loro attualità per i nostri tempi che continuano a dibattersi tra “il non senso ed il nichilismo”.

Eppure, conoscere e studiare questi autori, i loro insegnamenti, il mondo di oggi ne avrebbe un gran bisogno per orientarsi verso il futuro.

L’ex senatore di Alleanza Nazionale inizia a presentare in questo studio, il grande santo medievale, S. Bernardo di Chiaravalle, che vede l’impegno cristiano come “Milizia”. I “Christi milites”, più miti degli agnelli, sono “dei monaci guerrieri, il cui massimo premio è il martirio per Cristo e per la fede”. S. Bernardo aveva una predilezione per i cavalieri templari, che peraltro, era anche “il modello del vero cristiano che Egli vagheggiava con forza e proponeva a tutta la cristianità del suo tempo”. S. Bernardo era mistico e contemplativo, ma nello stesso tempo anche un uomo d’azione, “che si infiammava non appena si accorgeva che era in pericolo la verità cattolica”. Senza voler far polemica ma questo santo che molti cattolici progressisti bollano come un progenitore degli inquisitori, oggi viene ritenuto inadatto da certi cattolici che hanno dimenticato che la fede è anche combattimento. 5tgInfatti, Pedrizzi accenna in questa scheda, alle due facce di S. Bernardo, che alcuni distinguono: quella spirituale ed ascetica e quella attiva ed impegnata nel mondo. Per Pedrizzi, sono due facce che non possono essere distinte. È un santo grandioso che era a suo agio tra le mura di una cella, dove si rifugiava per contemplare, ma all’occorrenza non si rifiutava di spostarsi in tutta la cristianità su richiesta dei Pontefici, imperatori, re, Comuni, ordini religiosi, università. “Sempre per difendere la fede, per combattere le eresie, per rivendicare i diritti della Chiesa o per salvaguardare le sue prerogative messe in discussione, egli traeva forza per il suo impegno nel mondo proprio dall’esperienza mistica e dalla preghiera”.

S. Bernardo si interessò molto del rapporto tra il potere spirituale e quello temporale. La questione delle due spade, che risolse, attribuendo la prevalenza alla Chiesa, che detiene quella spirituale. In conclusione, Pedrizzi sottolinea le posizioni radicali di S. Bernardo, la vis polemica, che oggi potrebbe dar fastidio a molti. S. Bernardo, certamente, fu un riformatore di sé stesso e perciò della società, della Chiesa. Del resto per Jean Leclerq, “il cristianesimo è un avvenimento permanente di riforma dell’umano”. “Dal chiostro al mondo, dalla contemplazione all’impegno politico, dalla preghiera alla guerra santa: questa fu la vita di San Bernardo, questo il suo ruolo da protagonista nella Chiesa e nella storia europea”. Forse per il nostro tempo è un religioso incomprensibile.

Alla fine di ogni scheda, Pedrizzi, propone una ragionata bibliografia sull’autore studiato. Dopo S. Bernardo, l’attenzione di Pedrizzi si sposta su San Tommaso, altro pilastro della Chiesa cattolica. Definito, “Un filosofo per l’oggi”, nonostante il Concilio Vaticano II abbia fatto ampio riferimento al Dottore Angelico ed alla sua filosofia, nell’ambiente ecclesiastico c’è chi mettere in discussione l’attualità e la validità perenne del tomismo. Per Predizzi si è assistito ad una vera e propria opera di demolizione della filosofia tomistica, tanto che Paolo VI dovette intervenire per ribadire tutto il valore attuale del tomismo. Poi è arrivato Giovanni Paolo II che ha continuato a sollecitare tutto il mondo cattolico a fare riferimento all’insegnamento dell’Aquinate.

Pedrizzi in questo sintetico dizionario, fa riferimento anche a personaggi completamente ignorati come Ludovico Vives, uno spagnolo di Valenza, che di fronte alla frattura che si era creata nella cristianità a causa della rivoluzione protestante, auspicava alla conversione interiore per porre fine all’odio. Invocava una educazione che faccia riferimento alla formazione morale etica della persona, convinto che una educazione immorale porta inevitabilmente anche alla rovina della società.

Naturalmente non intendo presentare tutte le schede presenti nel libro, accenno soltanto i nomi di quelli che probabilmente possiamo annoverare al filone tradizionalista controrivoluzionario, come lo spagnolo Donoso Cortes, autore dello straordinario, “Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo”, pubblicato in Italia nel 1972 da Rusconi. Giacinto De’Sivo: un napoletano che amava la sua patria. Charles Peguy, Giovanni Papini, l’atleta di Dio. Romano Guardini, Georges Bernanos, infine il professore Augusto Del Noce, il pensatore scomodo, che potrebbe essere il prototipo degli ostracizzati per eccellenza. Una parte della sua attività, segnala Pedrizzi, “è costituita, da un continuo confronto-scontro con i tre fondamentali filoni del laicismo razionalistico contemporaneo che si incarnavano proprio a Torino, rispettivamente in Bobbio, Geymonat e Balbo”.

Per Pedrizzi questi autori non meritano solo il nostro omaggio, ma dovremmo tentare di sottrarli al cono d’ombra in cui continua a tenerli una cultura ufficiale che dal loro pensiero si sente minacciata. Meritano anche essere ricordati e fatti conoscere, indicandone l’attualità e la necessità di attuare le loro idee in questa società nichilista. È quello che ha inteso fare Riccardo Pedrizzi con i Proscritti.

 

 

 

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