Guglielmo Peralta, "Sul far della poesia" (Ed. Spazio Cultura) - di Anna Maria Guidi

Questa rinnovata opera di poesia di Guglielmo Peralta denuncia ancora una volta la sua trasparente stra-ordinarietà nella coerenza tra il verso e quella sensitiva conoscenza per intuizione dove il pensare e il rappresentare quanto incontrato, percepito e as-sorbito nel percorso esperienziale diventa parola. Parola che scaturisce così dalla sinestesica osmosi fra l’intimo sé del poeta con tutto l’altro da sé colludendo e emergendo fuori dalla ribalta, dall’ombra della riflessione, nella perfetta ‘cont-animazione’ cosmica dove Tutto è Uno e l’Uno è Tutto (Eraclito) nell’omogeneità del vivente. Questa dinamica relazione ‘con-prende’ e rende mutua la versatile Energia dell’universo (Kundalini) dove ognuno è coinvolto nella naturale religio che governa, regge e custodisce il miracolo del cosmo “nella magia delle somiglianze” fra “l’intera volta celeste” che “si specchia nel Volto/ delle terrestri creature”, accolto nella “cosmica capanna” del cuore: una concezione, questa, dove ciascun individuo è in inter-connessione e relazione dinamica con tutto l’altro da sé, lontana dalle monadi di Leibnitz, invero assai prossima alle filosofie orientali, in specie al buddismo fino all’attualità scientifico-filosofica di V. Ramachandran e anche, come detto (e omettendo qui altre apparentabili  posizioni e sistemi filosofici) al pensiero eracliteo nell’unitarietà sincretica della con-vivenza di tutti con/nel tutto. Questa mutua dimensione simbioticamente osmotica risolve la questione delle opposte categorie cartesiane nella ri-conciliazione fra il Dentro e il Fuori, il Plurivoco e l’Univoco, l’Animato e l’Inanimato, la Mente e il Corpo, ecc. ar-resi “costi quel che costi” alla Bellezza. La Bellezza è dunque salvifico e munifico elemento che “ci dà scacco con saggezza”, la fragile saggezza, virtù troppo spesso dalla dissennata umanità ignorata e abiurata in favore della volontà di sopraffazione (di cui all’antica hybris greca) che conduce alla guerra fra contrapposti sistemi, così spezzando l’inclusivo legame che abbraccia  indissolubilmente   l’unitarietà  cosmica (Koan), lontano dalla rigida classificazione di Cartesio. È da questo legame inestricabile e indissolubile di omnia et omnes che, come il sole, in-sorge l’aura significativa della poesia che ab/duce, ri-conduce e trasferisce nel verso omnia et  naturalia nel fertile canto del poeta nel suo privilegio demiurgico di congiunzione con tutta la pluralità universale: emblematicamente mirata appare in proposito la scelta della copertina del libro con il dettaglio michelangiolesco della Sistina. Motore e tutore di questo privilegiato rapporto è il terzo occhio già biblico, presente anche in altre tradizioni culturali, l’occhio dello spirito immerso nell’essere, che contempla, comprende e si rende trasparente nell’overdose di senso  della poesia. Infatti è il/nel senso la fonte di ogni nostra conoscenza (“omnis nostra cognitio a sensu initium habet”, afferma Tommaso D’Aquino), il senso che ci fa comprendere  la valorialità e verità della Bellezza, ‘ritratto’ dell’Amore, di cui è il volto intimo che si rivela a chi lo sa scoprire. Ed è l’Amore, l’invincibile  Amore l’essente sostanza della poesia, come scrive Peralta, “frutto del mio seno/ dove  nasce e dimora/ l’universo”,  realizzando pacificamente così “il migliore dei mondi possibili”, appunto, “sul far della poesia”: la “Soaltà” della poesia, “quiete e fiamma fuori da ogni tempesta”. Ricordo in proposito che una delle precedenti sillogi di Peralta annunciava già nel titolo il felice neologismo “Soaltà”, emblematica commistione fra la realtà e il sogno, esplicitando poeticamente lo stato di coscienza senza vigilanza del sogno che aggrega, disgrega e rivisita anarchicamente gli engrammi esperienziali della realtà vissuta, “Soaltà” che può configurarsi come emblematico paradigma dell’ordine caotico “dell’infinito universo e mondi” (G. Bruno).

Mi avvio a concludere, affermando che nel cosmico sincretismo di Peralta a pieni sensi respira davvero tutta l’energia della dinamica pluralità universale: plurale, modulare, omogeneo, materico dinamismo del quale ognuno di noi è diversamente fatto a immagine e somiglianza compartecipandone quella stessa Energia di cui siamo, ognuno e tutti insieme, cosciente,  senziente semenza che contribuisce a sostenerne e mantenerne il/in perpetuo moto l’incessante sostanza e costanza.

E concludo affermando senza timore di smentita che nella poesia di Peralta si sente vibrare davvero il suono della Bellezza che illumina la sintonica sinfonia dell’ “Amor che move il sole e l’altre stelle” nell’infinitudine dell’armonia cosmica: ed è poesia pura che sgorga dai versi di Peralta, poesia che non ha bisogno di aggettivazioni maiuscole e altri iperbolici addobbi, perché È sol-Tanto poesia.      

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