“Francesco Alberoni un sociologo-psicologo” di Antonio Saccà

 

La scomparsa di Francesco Alberoni mi rattrista personalmente, non come dispiace la scomparsa di un uomo ma come scomparsa di un uomo conosciuto, in certi periodi frequentato, con qualche condivisione culturale. Alberoni fu tra gli iniziali partecipanti ai miei seminari sulla protesta giovanile che tenni alla Facoltà di Statistica, affollatissimi. Mentre accadeva la rivolta giovanile io la analizzavo, ne rendo memoria nel mio recente libro:”Ho vissuto la vita-Ho vissuto la morte”(Armando Editore). Alberoni si precipitò, si riteneva il decifratore dei fenomeni  sociali di quel genere. Era già piuttosto manco di chioma, occhi scuri, alto, fluente parlatore. Alberoni  definiva  i fenomeni sociali secondo una nomenclatura afferrata dai sociologi francesi, Emile Durkheim,  vale a dire, esiste una fase di cova, animazione, eccitazione, entusiasmo individuale contagioso, l'individuo si sente “fuso” con l'individuo, dagi individui si perviene alla collettività, si respira altruismo, causa d'insieme, sacrificio l'un l'altro, è il momento dell'entusiasmo, la vita può affrontre anche la morte per la causa collettiva, è la fase del “movimento”, dello “stato nascente”. Non è una condizione eterna, sfocia nella “istituzione”, la stabilità, la legge, l'ordine, le regole, anche se ispirati dall'entusiasmo precedente. Movimento/Istituzione, un testo di Alberoni con queste concezioni gli assicurò  identificazione, divenne il sociologo dei movimenti. In verità, non avrebbe avuto la notorietà che ebbe se non avesse aggiunto una intuizione estensiva, e problematica. E se anche nella vita intersoggettiva avvenisse il simile dei fenomeni collettivi, periodo entusiasmante, fusionale, io sono tutto tuo, tu sei tutta-tutto per me? Alberoni trasporta il “movimento” nelle relazioni personali, segnatamente la vita sentimentale, ne viene “Innamoramento ed Amore”. La medesima escursione: entusiasmo, tu sei la donna/l'uomo più bella/bello, vivo per te, siamo due in uno, è lo sato nascente, l'innamoramento, la fusione; poi la relazione si istituzionalizza, legalizza, diventa quotidianità anche pratica con esigenze concrete non soltanto sentimentali, è la fase della istituzione, dall'innamoramento si trascorre nell'amore, come dal movimento collettivo si passa alle istituzione. Da questo parallelismo tra sociolgia e psicologia, che nn del tutto piace ai sociologi ed agli psicologi, Alberoni invece trasse originalità e nome. In realtà una separazione categorica tra movimento ed istituzione è inconcepibile, come è inconcepibile una separazione assoluta tra innamoramento ed amore. Nell'uno e nell'altro fenomeno abbiamo monenti di innamoramento, momenti di amore connessi, momenti di movimento, momenti di istituzioni intersecati, presso che mai siamo pazzi  e, dopo, saggi, eccitatissimi e poi quietati, la vita non è precisabile in categorie così irrigidite, uno può vivere l'imnamoramento, passare all'omore, tornre all'innamoramento. Glielo dissi e glielo scrissi. Così come segnai talune erroneità filologiche in taluni suoi ibri. Niente di che. Alberoni era persona colloquiale, dialogante, animata. I suoi scritti incisero elementi da considere come modalità interpretativa dei fenomeni collettivi e individuali. Anzi, questo tentativo di unificare l'interpretazione dei fenomeni collettivi con lo stesso criterio dei fenomeni individuali è una metodologia che abolirebbe la separazine tra sociologia e psicologia, al modo di Sigmund Freud. Discorso che merita di essere considerato  segnatamente. Ed è il lascito del rimpianto Francesco Alberoni. 

 

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