Constance Lloyd: moglie e vittima di Oscar Wilde

di Luca Fumagalli

 

«Una fata sul dorso di un elefante». Così nel 1892 la scrittrice Marie Corelli definì, senza mezzi termini, Constance Lloyd (1859-1898), la carismatica quanto sfortunata moglie di Oscar Wilde. Corelli, una delle scrittrici più in voga nella tarda Epoca vittoriana, era rimasta letteralmente affascinata da Constance, una donna brillante e di bell’aspetto.

Certamente per quest’ultima quello con l’Oscar più celebre della letteratura non fu  un matrimonio facile. Il leggero candore dell’anima di lei si doveva confrontare ogni giorno con la pesante celebrità di un autore costantemente sulla bocca di tutti, le cui gesta erano minuziosamente ripercorse dai cronisti. Battute sagaci, garofani verdi e illazioni erano i compagni più fedeli della brigata Wilde, gruppo eterogeneo composto da mediocri intellettuali, viziati di ogni sorta e poseur incalliti. Per Constance non fu mai semplice venire a patti con un uomo che l’amava e la trascurava con la medesima facilità.

Eppure, nonostante tutto, Oscar e Constance erano più simili di quanto si possa pensare.

Entrambi irlandesi – lei figlia di un avvocato di Dublino –, abbinavano al carattere forte una vasta cultura e un temperamento artistico che fu uno dei collanti del loro sodalizio sentimentale, ulteriormente cementato, negli anni seguenti, dalla nascita di due bambini, Cyril e Vyvyan.

Se Wilde non fu quel marito ideale protagonista dell’omonima pièce, Constance fu una madre attenta e premurosa, impegnata fino all’ultimo a mantenere a galla una relazione drammaticamente compromessa dagli scandali. Lungi dall’essere il mero sostegno di Oscar, anche lei fu autrice di discreto talento, pubblicando due libri di racconti per bambini; a dispetto di una tradizione consolidata, poi, le fogge degli abiti che indossava – e che facevano brillare i salotti londinesi – erano parto della sua fervida immaginazione e non di quella di Wilde, così come al suo gusto si doveva gran parte dell’arredamento della loro casa in Tite Street.

Constance Lloyd (1887)

Manifestò pure un certo interesse per la politica. Pacifista, aderì al movimento femminista e supportò il Partito Liberale di Gladstone. Animata dal desiderio di garantire alle donne britanniche un maggior grado di partecipazione alla vita pubblica del Paese, si spese in numerose iniziative e attività. Non sopportava tuttavia le estremizzazioni delle frange femministe più esaltate: Constance continuava infatti a considerare il ruolo di moglie e madre quello più desiderabile per una donna. Tra il 1888 ed il 1889 diresse il giornale ufficiale della National Dress Society ed ebbe quindi un piccolo merito nella promozione di una nuova moda femminile, con capi d’abbigliamento pensati per coniugare eleganza e comodità secondo i nuovi stilemi imposti dai preraffaeliti e dal movimento Arts and Crafts di Morris.

Anche dal punto di vista religioso i coniugi Wilde seguirono un itinerario sovrapponibile. Se Oscar entrò in massoneria negli anni dell’università – un’esperienza che durò solo una manciata di anni, motivata più dalla curiosità e dall’interesse estetico per i riti che da un reale convincimento –, Constance, figlia di un massone e attratta dalla teosofia, si affiliò alla Golden Dawn nel 1888, l’anno di fondazione dell’ordine. La luna di miele durò però pochi mesi. Proprio mentre Oscar stava iniziando la stesura di quello che sarebbe diventato il suo romanzo più noto, Il ritratto di Dorian Gray, Constance abbandonò la Golden Dawn avvicinandosi al socialismo cristiano e, successivamente, al cattolicesimo (interesse condiviso anche da Oscar). Nonostante ciò, a differenza di Wilde, non ricevette mai il battesimo; quando Vyvyan, ormai cresciuto, ventilò l’ipotesi di convertirsi alla Chiesa di Roma, lei ne fu contentissima.

I guai per Constance iniziarono nel momento in cui Oscar prese a frequentare i marchettari londinesi e, insieme all’amante Alfred “Bosie” Douglas, a dare sfogo a ogni più turpe perversione, nel frattempo scialacquando ingenti somme di denaro. Wilde trascorreva periodi sempre più lunghi lontano da casa, incurante dei consigli degli amici, dei parenti e di chi gli voleva bene. Quando nel 1895 Lord Qeensberry, padre di Bosie, accusò pubblicamente Oscar di sodomia, per lui fu la fine. Al famoso processo seguì l’incarcerazione e Constance fu costretta, per evitare la gogna giornalistica, a emigrare sul Continente, dove da tempo si trovava il fratello Otho. Mutò il proprio cognome e quello dei figli in Holland, sperando così di poter ricominciare daccapo una nuova vita.

Nonostante il tradimento, Constance non volle mai divorziare. Dal punto di vista economico ai arrangiò come poté con quel poco che aveva. Tentò di riallacciare i rapporti con Oscar, ormai ridotto sul lastrico, supportandolo anche con piccole somme di denaro; ma quando quest’ultimo, dopo la scarcerazione, tornò da Douglas, i due non si rividero mai più.

Morì neanche quarantenne, dopo una doppia operazione chirurgica, prima alla schiena e poi per un fibroma uterino. Si trovava a Genova, assistita dall’amica di sempre, Georgina Mount-Temple, che fu per Constance quasi una seconda madre, più dolce e benevola della prima. Cyril e Vyvyan erano all’estero, rispettivamente in Germania e Francia, per completare gli studi. Lady Wilde venne sepolta nel cimitero monumentale di Staglieno.

Solo dopo diverso tempo, quando la bufera dello scandalo cessò d’imperversare, sulla tomba venne aggiunta dai Lloyd la scritta «Moglie di Oscar Wilde».

da: www.radiospada.org

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