“Chi sbaglia storia sbaglia politica” – di Domenico Bonvegna

E’ questa una frase utilizzata spesso da Giovanni Cantoni, per giustificare il suo continuo riferimento allo studio della Storia, per comprendere il presente che stiamo vivendo. Potremmo scrivere che questo vale anche per Vittorio Messori, il più grande scrittore cattolico vivente, l’unico che ha scritto due libri-intervista con due papi: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’ultimo saggio che ho appena finito di leggere è Emporio cattolico. Uno sguardo diverso su storia e attualità”, pubblicato da Sugarco Edizioni (pag. 478, e.18,00, 2006). Si tratta del IV volume di una collana, chiamata, “Vivaio”, da una rubrica che Messori ha tenuto per anni sul quotidiano Avvenire. Il nome “Emporio cattolico”, gli è stato suggerito da un'iniziativa intrapresa nell’Ottocento a Torino, dal beato Faa di Bruno. Anche questo volume è composto con la stessa tecnica dei precedenti, articoli già pubblicati, che messi insieme compongono una specie di "Enciclopedia", di fatti, avvenimenti storici, di personaggi, di ideologie, di luoghi comuni, cronache, leggende nere, più o meno ossequiate. “Ogni affermazione è sorretta da una massa impressionante di dati, notizie, magari di aneddoti spesso sconosciuti che rendono la lettura di queste pagine un’avventura non solo intellettuale ma anche esistenziale, in grado, davvero, di cambiare prospettiva sul mondo, di suscitare pensieri nuovi e inattesi”. In buona sostanza la lettura di Vittorio Messori mette in discussione tutto ciò che finora si è creduto e talvolta anche la stessa impostazione della propria vita. E sono stati tanti gli uomini e donne che leggendo i suoi libri hanno visto la propria vita trasformata.

Il testo è diviso in quattro parti. La prima, (Cose e parole), la più corposa, riguarda punti controversi della storia della Chiesa. Una seconda parte (Un sillabario minimo) si tratta di alcune “voci” significative, per una definizione cattolica. La terza parte (Qualche libro ‘mio’). Ultima parte (Incontri con testimoni). L’intento di Messori anche in questo libro è soprattutto di confermare nella fede i suoi lettori e possibilmente di suscitare qualche sospetto sulle troppe menzogne che circolano ovunque.

Come per altre occasioni sono costretto a “scegliere” i temi da presentare in questa recensione. Peraltro il lettore può leggerlo scegliendo gli argomenti che più gli interessano. Un tema che Messori affronta subito è la manifestazione del G8 di Genova, definita, “la battaglia di Genova”, scatenata dai contestatori No Global, “il popolo di Seattle”, nei giorni di luglio del 2001. Messori prende in esame il costo delle misure di sicurezza, quasi cento miliardi di lire. Si poteva costruire un grande super attrezzato ospedale o un moderno campus universitario, o un programma per liberare dalla malaria interi Paesi. “Quella massa di miliardi è stata necessaria per fronteggiare una folla minacciosa che chiede giustizia per tutti e, dunque, innanzitutto, stanziamenti per i poveri del mondo. Quel che invece ottiene è lo spreco, in spese di polizia, di un notevole capitale da parte di un membro dei ‘Paesi ricchi’”.

Interessante il commento di Messori sui soliti professionisti del tumulto, gli utopisti di ogni risma. Ci saranno sempre e tra l’altro è difficile arrivare ad un accordo. “Gente che ha bisogno di ‘militare’ e, spesso, di menare le mani. Gli americani, li chiamano, the lunatic fringes, le frange lunatiche. La presenza di queste ‘frange’ è costante nei secoli, ma la loro emersione alla grande avvenne con la Rivoluzione francese [...]”. Messori precisa che quando i testi scolastici parlano del “popolo” che prese d’assalto la Bastiglia o le Tuileries, non si riferisce ai popolani veri, alla gente “normale”, ma ai professionisti del tumulto, individui che si possono sapere nomi e cognomi.

In tutte le rivoluzioni (fasciste, naziste, comuniste) “è decisiva la presenza di queste ‘frange’ che qualche sociologo ha calcolato oscillare attorno al due per cento della popolazione:  sembra poco, ma per un Paese come l’Italia, questo significa oltre un milione di persone”.

Seguono delle riflessioni importanti sui “Musulmani”. Stiamo sovrastimando il loro pericolo, come un tempo si è fatto per il marxismo? Anche qui Messori pone dei dubbi sulla questione della cosiddetta violenza dei popoli arabi. Fa l’esempio della Spagna o dei Paesi del Nord Africa, dove in poco tempo sono stati conquistati. Forse i cristiani hanno preferito i nuovi invasori ai Bizantini a cui dovevano gravose tasse.

Parlando di religione, Messori ci informa che i protestanti non hanno fatto nessuna espansione missionaria, “per quasi tre secoli il mondo nato dalla Riforma, quello almeno ufficiale, fu fermo nei suoi confini, del tutto inattivo sul piano missionario, deciso esplicitamente a non praticare alcun apostolato ad gentes. E questo lo hanno fatto per principio, l’opera missionaria per i protestanti era cessata con la morte degli apostoli, era un privilegio dei compagni di Cristo, privilegio che non era trasmissibile.

Seguono alcune pagine del rapporto tra cristiani ed ebrei, con delle precisazioni in merito. Messori fa riferimento a Giovanni Paolo II, il primo papa che entrò in una sinagoga, a Roma nell’aprile del 1986. Qui il rabbino Toaff di Roma, ricordò come un sacerdote gli salvò la vita ad Ancona. E poi naturalmente non si può non fare riferimento a Pio XII, infangato dai Media e da certa storia partigiana, che salvò ben 4.447 ebrei nella sola città di Roma. E’ triste dover ancora portare testimonianze autorevoli e insospettabili per difendere Eugenio Pacelli, scrive Messori. Intanto riporta il caso del rabbino capo di Roma, Israel-Italo Zolli che nel 1945 divenne cattolico, insieme alla moglie e alla figlia. E nel battesimo volle assumere il nome di Eugenio in onore di papa Pacelli.

Non possiamo affrontare tutti i frammenti che Messori ci offre nel libro, mi soffermo sul punto 9 (Salvati dall’America?) a proposito della Prima Guerra mondiale. Nessuno voleva la guerra, soprattutto i cattolici. Tutta d’accordo con il Papa Benedetto XV che l’aveva definita, “l’inutile strage”. Qui Messori evidenzia alcuni paradossi come gli Usa che scendono in guerra trincerandosi dietro la difesa della democrazia, ma sia la Germania che l’Austria-Ungheria erano Paesi parlamentari, con libere elezioni, con potenti opposizioni. “Quanto all’Impero austro-ungarico, la prova del rispetto che praticava verso i molti popoli che ne facevano parte e della loro fedeltà al comune sovrano fu testimoniata dalla compattezza e dal valore con cui quelle armate multietniche combatterono sino alla fine”. Ma le logge massoniche ormai avevano deciso, desideravano la distruzione dell’Impero austro-ungarico, considerato l’ultimo erede dell’aborrito Sacro Romano Impero e il bastione della Tradizione, soprattutto cattolica. Poi arrivò Versailles con i trattati dissennati che furono imposti ai vinti, così si contribuì a far scoppiare la seconda guerra mondiale.

Nasce il fascismo in Italia, e poi il nazionalsocialismo di Hitler. C’è da chiedersi se tra il 1917 e il 1919, l’America abbia veramente “salvato” l’Europa oppure ne abbia aggravato i problemi. Infatti, vent’anni dopo quando scelse di stroncare il totalitarismo nazista, nello stesso tempo, favorì il totalitarismo marxista. “Mai l’Urss avrebbe fermato i tedeschi davanti a Mosca e Leningrado senza l’enorme fiume di materiali, munizioni, viveri, denaro che le giungevano dagli States. E mai i russi avrebbero potuto occupare tutta l’Europa orientale [...]”. Messori fa riferimento allo spettacolo grottesco di Norimberga, dove si vide Stalin che, virtuosamente, giudicava Hitler.

Al paragrafo 11, si affronta il Concilio della Chiesa a Trento del 1545, secondo lo studioso Daniel Rops, allora la Chiesa era “un cadavere in brandelli”. Il grande incendio che Lutero aveva appiccato era ancora vivo e sembrava che dovesse ingoiare quanto restava dell’Europa cattolica. Anche qui secondo Messori è stato compiuto un miracolo, all’apertura del Concilio erano in pochi i vescovi riuniti, sotto minaccia, Roma da poco era stata saccheggiata e il Papa a stento aveva salvato la vita. “La Chiesa sembrava un infermo senza speranza, ormai allo stadio terminale [...]”. Mancavano gli uomini giusti, credibili nel comportamento evangelico. Ma nonostante tutto come ha scritto il maggiore storico dell’evento, Hubert Jedin, avvenne, “la divina sorpresa di Trento”. Riletti oggi i documenti che uscirono dalla lunga assisi, che durò vent’anni, mostrano di essere, “un monumento di sapienza, di erudizione, di concretezza”. Messori evidenzia che anche questa volta la Chiesa viene misteriosamente assistita.

Ritornando alla Seconda guerra mondiale, Messori racconta un episodio abbastanza emblematico capitato nella città tedesca di Dresda, al suo cinico bombardamento attuato dai bombardieri americani, il più inutile massacro aereo della storia. A questo aggiungiamo quello di Hiroshima e Nagasaki, Tokyo e poi Berlino. Massacri inutili, perchè ormai il nemico era del tutto inerme. Tornando a Dresda, quando ormai il Reich era inerme, venne bombardata tra il 13 e il 14 febbraio. Era chiamata la Firenze del Nord: “uno scintillante capolavoro di arte medievale, barocca, rococò. Proprio per preservarla, le autorità tedesche non le avevano conferito alcuna funzione militare ed erano ridotte anche le produzioni industriali[...]”. In quel periodo colonne disperate di profughi si erano rifugiate nella città davanti all’avanzata sovietica. Inglesi e americani decisero di pianificare la distruzione di Dresda. Tutti sapevano quali capolavori erano concentrati in quella città. Ancora oggi nessuno è riuscito a quantificare il numero delle vittime. Certamente non meno di centomila, forse duecentomila. Dresda quella notte diventò un mare di fiamme.

A proposito di olocausti, al paragrafo 15, si fa accenno agli Armeni, che sono stati sterminati dai Giovani Turchi, almeno un milione e mezzo di cristiani armeni eliminati. Un genocidio che è riconosciuto anche da Giovanni Paolo II nella sua visita nella Repubblica Armena, alla fine del 2001, dove non esitò a parlare di “un popolo martire per la sua fede”. L’Armenia fu il primo regno cristiano della storia. Ma per questi morti non bisogna parlare di olocausto o genocidio, é solo quello degli ebrei.  A questo proposito c’è uno scrittore peraltro figlio di un sopravvissuto allo sterminio, Norman Finklstein, ha pubblicato un dossier dal titolo significativo, “L’industria dell’Olocausto”, con sotttotitolo: “lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei”, (da parte di altri ebrei). Pertanto, si finisce col costituire una sorta di “terrorismo intellettuale”.

In merito all’Italia, Messori prende in esame il dibattito sul sistema dello Stato centralista, l'ossessione giacobina del monolitismo statuale e governativo. C’è un programma che viene da lontano, almeno dagli ideologi della Rivoluzione francese in contrasto radicale con i tradizionali Regni “cristiani”, che rispettavano l’identità, i costumi, le lingue, i privilegi, i sistemi fiscali. La Grande Revolution, distrugge questa ricchezza di cultura e pretende di governare da Parigi. Un’altra misura terribile, è la leva di massa, una “invenzione giacobina”, che ad ogni famiglia strappava per anni i figli maschi, addestrandoli a uccidere e preparandoli a essere uccisi. Così arriviamo al 1914, quando la pace fu cancellata da “questi grandi eserciti permanenti, che mal sopportavano di rimanere inoperosi e i cui Stati Maggiori non vedevano l’ora di scendere in campo, alla ricerca di medaglie, promozioni, gloria”.

Tornando agli ebrei, la loro condizione durante la Rivoluzione francese fu di aperta persecuzione, del resto Voltaire, con Rousseau, fu il vero teorico dell’antisemitismo moderno, che anche gli stessi nazisti apprezzarono, ristampando i suoi opuscoli. Alcuni rabbini e molti israeliti saranno ghigliottinati. Lo stesso Robespierre non fece nulla per impedire le violenze antisemite.

Per ora mi fermo, altri episodi meritano essere raccontati, alla prossima.

 

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