“Quando il ’68 era “sovranista”. Né Usa né Urss” di Mario Bozzi Sentieri

Tra le molte “anime” del ’68, che, oggi, vediamo scorrere in occasione del cinquantennio delle prime rivolte studentesche, uno spazio tutto particolare, ancorché minoritario e poco considerato, è quello occupato dai gruppi che si richiamavano all’alternativa europeista contro la politica dei blocchi, Usa-Urss. L’idea nazional europea era la grande ambizione di Jean Thiriart, autore, nel 1964, di “L’Europa un Impero di 400 milioni di uomini” e fondatore del movimento transnazionale Jeune Europe, diffuso su tutto il Continente. Alla base l’idea di un’Europa unita, da Brest a Bucarest, finalmente affrancata economicamente e politicamente dal doppio dominio Usa-Urss, in grado di svolgere un ruolo essenziale nei rapporti con l’Africa e l’America Latina.

La “visione” di Thiriart attraversa l’ “altro ‘68” e lo sostanzia, facendo balenare i tratti di una proposta autenticamente rivoluzionaria, ben diversa dall’ufficialità missina, “seppellita – per dirla con Adriano Romualdi – sotto un cumulo di qualunquismo borghese e patriottardo – sotto il perbenismo imbecille della garanzia ‘sicuramente nazionale, sicuramente cattolica, sicuramente antimarxista’”.

Alle idee dell’Europa “terza forza” si riconobbe l’ala rivoluzionaria del FUAN, l’organizzazione universitaria “di destra”, a cui Alessandro Amorese ha dedicato un puntuale approfondimento nel primo volume del suo “FUAN – Gli studenti nazionali tra piazze e atenei” (Eclettica, Massa 2017)

Ma oltre il FUAN erano presenti realtà che qui vale la pena ricordare sommariamente, giusto per fissarne la memoria ed i percorsi complessi, magari sollecitando ulteriori approfondimenti.

C’era il gruppo de “L’Orologio”, dal nome della rivista, fondata, nel 1963, da Luciano Lucci Chiarissi, che già nel sottotitolo della testata evidenziava la sua vocazione: “per una iniziativa italiana nel tempo europeo”. A ridosso del ‘68 “L’Orologio” pubblica numerosi documenti ed analisi sulla realtà universitaria, italiana ed europea, reinterpretata in chiave nazional-rivoluzionaria. Intorno a queste tesi (fondate soprattutto sul rifiuto dell’ordine di Yalta e su un nuovo nazionalismo europeo) vengono costituti all’interno delle università anche i "Gruppi dell’Orologio", i quali partecipano alle lotte studentesche, giungendo ad occupare , a fianco dei "cinesi" , alcune facoltà (in una di queste, il 13 dicembre 1968, Lucci Chiarissi ed un collaboratore della rivista, Pacifico D’Eramo, tengono un dibattito, rimarcando come "il discorso nazionale e la socializzazione rappresentano la sintesi politica del secolo").

Di fronte alla rivolta, studentesca “La Nazione Europea”, giornale che fa capo a Giovane Europa e a Thiriart,  si schiera apertamente con gli universitari in lotta. In una lunga nota pubblicata nel maggio 1968, dopo i fatti di Valle Giulia, si legge: "Molti nostri amici si sono scandalizzati dalla posizione assunta dai nostri gruppi; della nostra lotta contro l’autorità del pro­fessore, contro l’insegnamento cattedratico, perché il potere delle univer­sità passi agli studenti. Non ne vediamo il motivo. L’autorità del pro­fessore non può essere giustificata solo da una cultura accademica (ammes­so e concesso che i professori oggi siano scelti in base ad una su­periore cultura e non in base a manovre di sottogoverno ma, anche da una. ben precisa responsabilità politica. (...) D’altra, parte oggi per un ri­voluzionario il problema, non è di fare una università migliore ma di disgregare un apparato statale ostile". L’ambizione è quella di contribuire alla costruzione di un grande Movimento Studentesco Europeo, in grado di sconfiggere "i partiti che, dall’estrema sinistra all’estrema destra costituiscono un Partito Unico dello Straniero Russo Americano", realizzando il "Risorgimento Europeo Comunitario".

All’itinerario "dei quadri e dei militanti di Jeune Europe", che, uni­camente in Italia, passeranno all’estrema sinistra maoista, (dove ritro­veranno dei vecchi compagni che avevano fatto lo stesso itinerario nel 1967-1968) e da là alle Brigate Rosse è dedicato il saggio “Da Jeune Europe alle Brigate Rosse - Antiamericanismo e logica dell’impegno rivoluzionario” (Editrice Barbarossa, Milano 1992), scritto da un anonimo "militante rivoluzionario europeo”.

Nell’aprile 1968, a ridosso dei primi moti studenteschi, lancia messaggi decisamente “terza forzisti” “Corrispondenza Repubblicana”, espressione di alcuni settori della Federazione Nazionale Combattenti Rsi di Roma, che evidenzia il ruolo "rivoluzionario", giocato dai "gruppi fascisti", che prendono parte ai cortei, si scontrano, a Valle Giulia, con la polizia ed occupano la facoltà di Legge. Sul n. 17 della rivista (5 luglio 1968) è pubblicata la notizia dell’assorbimento del Centro Politico "Autonomia Europea" da parte del Movimento Studentesco e Operaio "Avanguardia Europea", del quale la rivista diviene l’organo ufficiale. La fine del Movimento Studentesco, visto come strumento unitario di lotta contro il sistema, rende ormai manifesto il limite di una concezione classista del "discorso rivoluzio­nario". La nuova prospettiva - prefigurata nel "Documento dei gruppi di opposizione studentesca ed extraparlamentare", riuniti in Assemblea Nazionale dall’1 al 4 maggio 1969 è la "lotta di popolo", iniziata dall’avan­guardia rivoluzionaria: "Il Popolo è costituito da tutti gli uomini che hanno iniziato il processo disalienante. Il Popolo, quindi, non è definito da un qualsivoglia rapporto economico. E’ al Popolo che l’avanguardia rivoluzionaria rivolge il proprio discorso. L’avanguardia rivoluzionaria sono le persone in fase di disalienazione avanzata".

Nel 1969, a Napoli, esce “Università Europea - Pagine di contestazione politica ed ideologica”, espressione dell’omonimo gruppo diffusosi in alcune città dell’Italia meridionale per iniziativa di vari esponenti della destra giovanile e radicale. Influenzata dalle tesi di Giovane Europa, “Università Europea” rifiuta il "gretto conformismo" incarnato dal "Movimento Studentesco di ispirazione neostalinista", nel nome del Risorgimento Europeo. Il richiamo è alle radici culturali, proprie della destra radicale (Drieu La Rochelle ed Ezra Pound, ma anche Saint Exupéry e Céline).

In generale all’idea di un europeismo anticomunista ed antioccidentalista si richiameranno, a partire dal ’68, gran parte delle testate giovanili, espressione dei gruppi del radicalismo “di destra” e dei nuclei territoriali del Fronte della gioventù: “Lotta Europea”, “La Terra degli Avi”, “Noi Giovani”, “Giovane Destra”, “L’Alternativa”, “Perseveranza”, “Fare Fronte”.

Al fondo di quell’esperienza, politica e culturale, pur segnata dall’inevitabile velleitarismo del momento, l’idea di un ’68 “altro” e di una domanda di “sovranità” che, a cinquant’anni di distanza, pur nel mutare degli scenari geopolitici,  rimane ancora oggi sospesa sulle teste e le esistenze degli europei.

 

 

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