“Alla ricerca del ruolo dell'Europa nei rapporti internazionali” di Antonino Saccà

Se qualcuno va in cerca della identità vuol dire che l'ha perduta , chi possiede non va in cerca. Anche possibile che si vada in cerca di una identità che  esiste ma non si riconosce, non si accetta, si contamina, si perde senza però cancellarsi , presso che smarrita. Sta accadendo questa  combinatoria in Europa o addittura nell'intero pianeta? Limitiamoci all'Europa. Da tempo non abbiamo che manifestazioni o numerose manifestazioni di critica verso noi stessi: tramonto, eclissi, deriva,ad aggiungere:nichilismo, nulla, e testi accusatori avverso gli intellettuali  ritenuti traditori della nostra civiltà, senza  il coraggio di difenderla o addirittura di riconoscerla quasi vergognandoci o rifiutandola, dicevo, o abbassandola. Ma quale sarebbe la identità occultata, sotterrata, da riportare alla luce o da rifondare?Chi è l'uomo europeo, chi vogliamo che sia, abbiamo un ideale sociale dell'uomo europeo? Di norma ogni civiltà suscita un soggetto ideale,   non  astratto ma concepito e realizzato, il guerriero, l'umanista, lo scienziato,  modi di esistere, in varie epoche prevale una figura, sovente non esclusiva ma più rilevante.  Da tempo il problema della nostra identità o il rifiuto della nostra identità si pone, abbiamo l'Unione Europea che sarebbe dimostrativa di  identità Europea , niente affatto, la questione si perpetua, anzi si perviene a dichiarare che l'identità non scavalca le nazioni, financo le regioni, addirittura i borghi, il localismo, le tradizioni parrocchiali, uso il termine nel significato sociologico, il localismo massimo. Ma accettiamo  l'Unione Europea, l'Europa come entità di Nazioni che si uniscono. Se avviene l'unione significa che vi è una ragione  la quale  fornisce motivi di unione. L'unione può accadere anche tra dissimili ma non avviene se il dissimile è  incompatibile, tuttavia si è appena notato che ricerchiamo l'identità o mal giudichiamo, rifiutiamo, critichiamo noi stessi. Eppure ci umiamo! E' la nostra realtà,  uniti ma  critici, incerti su chi siamo, pervenendo all'estremo, ritenere che proprio l'Unione Europea ci falserebbe. E' un ingorgo. Ma se  chiediamo  al cittadino europeo di caratterizzare l'essere europeo di certo direbbe che noi veniamo, tutti noi europei, stretti da un connotato comune: paesi liberi e democratici. Differiamo radicalmente dai paesi autoritari o totalitari nei quali il consenso è costrittivo, noi invece liberi di scegliere, appunto liberali, e tutti quanti esercitano la scelta libera, ossia democratici. Trovata la causa  motrice dell'unione, deriva da queste caratteristiche accomunanti, di essere paesi, tutti, liberi e democratici, esclusi, esclusissimi i paesi che non detengono canoni liberali e democratici. L'Unione Europea è il vincolo solidale tra paesi liberi e democratici. Abbiamo scovata la nostra identità?Ma perchè  l'afflizione, il nulla, la critica, l'eclissi, il tramonto, la deriva? Ma come, siamo, vantiamo libertà e democrazia e ci reputiamo superiori persino con diritto/dovere di propagare libertà e democrazia e presso che tutta la classe colta è inclinata alla malinconia? Un pensatore, un artista entusiasti dell'Occidente, l'Europa non è tutto l'Occidente ma è  Occidente: impresa destinata alla dissoluzione, non che non esistano sffermazioni  della nostra vantaggiosa condizione di essere liberi e democratici, tutt'altro,   la vantiamo  , la sbandieramo, e però un pensatore, un artista che abbiano sguardo felice, entusiasta, e colgano nel presente e nel futuro gioia di vivere non li staneremmo a  cercare  perfino nelle cantine. Di ciò taluni si lamentano ed accusano di nichilismo i presunti negatori delle nostre società, ma è la situazione effettiva: celebriamo la libertà e la democrazia  ma siamo mesti e negatori di noi, dico nella sfera del pensiero e dell'arte. Come accade questa anomalia? Non è vagliata, non credo, ci limitiamo ad affermare: siamo superiori in quanto società libere e democratiche, giungono molti a ritenere in queste attribuzioni la nostra identità, ma poi, ribadisco, il pensiero  e l'arte occidentali sono nerofumo, ed epoca annichilita di sé come la nostra non credo sia apparsa. Come mai, perchè mai? Mi do questa spiegazione. La libertà è la democrazia vanno sostanziate, saranno pure valori assoluiti ma  devono contenere scelte, vale a dire: che ne fai della libertà? D'accordo, è un bene assoluto che puoi scegliere tu, da te, senza imposizioni, mettiamo che avvenga, ma poi che fai della libertà, come la impieghi , a quali scopi? Similmente per la democrazia, tutti coloro che  ne detengono i requisiti esercitano la loro libera scelta, ma che scelgono? Accade un risultato   sconcertante, con la libertà si può compiere tutto e con la scelta democratica lo stesso. “Tutto” significa: anche la  degradazione. Se rendiamo libertà e democrazia valori assoluti indipendentemente dei fini ai quali sono rivolte possiamo raggiungere un risultato perniciosisissimo, utilizziamo le preziosità della libertà e della democrazia per scelte indegne, svalutate. Si dirà, si dice:ma sei libero di scegliere. Bene. Non pertanto scegli il peggio.  Si dice:  ho il diritto di scegliere e del resto chi mi dice che scelgo il peggio, se lo scelgo è il meglio per me, ed in ogni caso la possibiliità di scegliere vale in sé, è un valore assoluito. La questione diventa inestricabile, una spirale che si morde ,una società può degradarsi in piena libertà  democratica. Abbiamo commesso e stiamo commettendo un errore ferale, credere la libertà in sé e la democrazia in sé valori assoluti senza gudicare gli scopi ai quali vertono? Precisamente, concedendo ad ogni individuo(democrazia) la scelta personale(libertà), separando libertà e democrazia  dalla sostanza di quel che compiamo dando valore assolutizzato alla libertà ed alla democrazia come tali, esclusivamente come tali? E se le scelte libere, democratiche del maggior numero fossero atroci per la civiltà che faremo, ci contenteremo di libertà e demorazia come in ogni caso valori assoluti? Noi ci limitiamo a dire che siamo società liberali democratiche ma dobbiamo proseguire la ricerca su noi stessi e porre la derivazione interrogativa: che facciamo della libertà e della democrazia, quali fini, quale gerarchia, che livello attingono le nostre scelte?Bisogna avere il coraggio della cognizione, ed è in questo coraggio, per questo coraggio che troveremo il bandolo della nostra identità e le cause del nostro malessere in noi stessi, delle ombre nichiliste. Di recente alcune pubblicazioni avvertono la necessità di fornire sostanza alla libertà ed alla democrazia. Antonino Sala ed il Social diretto da Tommaso Romano, Culturelite. Un libro di Sala:”chegge di libera critica”, prefato da Andrea Manca, Edito da l'Opinione pone il dilemma che riferisco, attualissimo, e che lo sarà estesemente nell'avvenire. Sala esplicita: consumare o escludere la carne di laboratoprio?Egli ritiene, secondo i criteri liberali accennati, di concedere scelta, aderendo al principio che la bertà è un valore assoluto.  In realtà  vi è anche il valore assoluto del non ledere altri e noi stessi.  Ma esistono anche valori che non sono garantiti eppure sussistono, spicca il valore della qualità. Ma ecco l'abisso. Se la qualità viene scelta dalla quantità, ed è l'assioma della democrazia, si può attuare il soffocamento dellas qualità in piena libertà democratica! Le società riescono ad un tempo  a vivere in colma libertà democratica, ostentarla, proclamarla, reputarla superiore, scalcagnare gli altri sistemi e sperdersi in scelte micragnose, taccagne, millesimali. Non è il modo di operare né di Sala né di Romano, addirittura Sala in un testo a sua cura riguardante  “L'Ordine Teutonico”, Baliatro di Santa Maria degli Angeli,l'ordine cavalleresco  dei Teutoni e ne rileva, con altri saggisti, la selettività, i requisiti elettivi per sacrarsi  e immettersi, e Romano nel nome stesso del suo  canale di comunuicazione, “Culturelite”, stabilisce l'elitismo a fondamento, e ne è prova la quotidiana attività.  A tal punto  una variazione. Franco Cardini  in un recente libro: “La deriva dell'Occidente”, Laterza Editore,  pasrtecipa alla nomenclatura dei critici dell'Occidente e dunque dell'Europa e non soltanto dell'Europa, ma l'Europa lo  trae nettamente. E' un fluente quasi parlato testo a scorribanda  che afferra tante faccende dell'insieme terrestre e perfino oltremondano, lo risolvo in tale argomentazione: che posto ha o dovrebbe avere l'Europa nel mondo?Dico:l'Europa, giacchè pur discorrendo dell'Occidente Cardini si immedesima nell'Europa esclusivamente europea. Prometeo, Ulisse, Faust sono gli ispiratori dell'Europa?La soluzione della nostra identità la stringiamo in Ulisse, Prometeo, Faust, la conoscenza, l'avventura, l'insostabile operosità ma anche la insoddisfazione di ogni conquista e il volersi oltrepassare dopo la conquista?  Ma questa insoddisfazione  che cerca nuove terre, mete, imprese non diventa possibilità anzi volontà di dominio?  E se all'Europa aggiungiamo gli Stati Uniti o meglio  se agli Stati Uniti,traentissimi, in coda, aggiungiamo l'Europa, l'Europa non rischia di essere trascinata in una voglia insaziabile di potenza  che di eredità culturale ha scarsissimamente ma solo il vanto nudo dell'essere democrazie liberali e tecnico scientifici? Per questo l'inneggiare alle democrazie liberaldemocratiche, tecnico scientifiche, perchè non hanno Grecia, Roma, Umanesimo, Rinascimento, come se non esistessero, esiste soltanto il confronto, il duello tra società liberali e democratiche e società autocratiche e totalitarie, duello che dobbiamo vincere a tutti i prezzi per l'altrui inferiorità? Ma Cardini è uno storico e conosce il fiorire ed il corso di tante civiltà millenarie e non è disposto a semplificare la varietà del mondo per un solo modello di società, quello occidentale, sicchè la deriva di cui scrive non è la mancanza di identità occidentale, tutt'altro, è la presunzione di una identità superlativa con il diritto di vincere e propagarsi.  E' un capovolgimento:siamo fin troppo identitari , riduciamo l'intero mondo al nostro tipo di società, e vorremmo universalizzarlo. Sul punto, vale una glossa: se  vogliamo universalizzare democrazia e libertà o ne facciomo pretesto per spalancare la casa    degli altri. Cardini usa anche il termine “omologare”, ma vogliamo rendere gli altri come noi o vogliamo dominare gli altri accusandoli di essere inferiori, difettivi in democrazia e libertà?In ogni caso Egli ritiene la globalizzazione la maniera per espandersi nel globo da parte occidentale.   Contro tanta determinazione a controllare il pianeta e diffodere libertà e democrazia in forma ammodernata con il rischio detto di scelte antiqualitative Cardini immagina un pianeta multicolore, variato, un'Europa che riprende la SUA storia, una civiltà planetaria come esaltata da Ludwig van Beethoven nella Nona Sinfonia, un'Europa che si rende gioiosamente propugnativa della coesistenza delle civiltà, per questa Europa della coesistenza delle civiltà, chiude Cardine, bello sarebbe e vivere e morire.  Per me che ho scritto un libro “Europa o Morte” .2003, è testamentario. Non vi è il rischio che le democrazie liberali facciano prevalere la quantità liberamente scelta sulla qualità? Il rischio imperversa, ormai robotico ed antinaturale,Però esiste l'altra  evenienza: lottare per mantenere la nobiltà millenaria della nostra civiltà nella comprensione delle altrui civiltà. Civiltà che contengono scienza, tecnica, libertà, democrazia, le nostre, ma hanno nell'arte la vertigine . Tutto può essere deviato al danno, mai la bellezza,  la civiltà europea deve tornare ad essere, con tutto il resto, una civiltà estetica. Vi sono gli ostacoli della prepotenza del maggior numero, ma vi è anche la   determinazione di pochi disposti a tutto pur di non mediocrizzarsi e non assegnare alla libertà ed alla democrazia scopi non ...aristocratici! Abbiamo, almeno in un aspetto della nostra manifestazione culturale/politica la convinzione che la democrazia deve volgersi ad un liberalismo qualtativamente connotato, e questa qualificazione consiserenne nel mantenere anche nel futuro il passato, non ridurlo alla società tecnico-scientifica, da non rifiutare ma da non isolare. Gruppi elitari, umanistici, capaci di convivere con le altre civiltà darebbero senso all'Europa senza prtecipitare nel conflitto e nei rischiosissimi tentativi di imperativi unilaterali. E' questo il compèito politico internazionale dell'Europa, la nostra identità?Non sarebbe impresa da poco. Tutt'altro. La convivenza nella diversità, e n ridurre le società soltanto ai  limiti delo primato della tecnica e della scienza, alla astoricità. L'Europa dovrebbe essere più se stessa, un continente dal millenario passato non affidarsi soltanto o prevalentemente alla tecnica ed alla scienza,pure un continente antico.Antichità e modernità, futuro  devono assolutamente coesistere. Un ulteriore rilievo è che proprio per il nostro passato comprenderemo il passato degli altri paesi,non necessariamente come il nostro , ma sedimentato,  il tentativo di dominio uniformante viene da chi non ha passato(Cardini) e crede che la storia si circoscriva in un solo modello, tecnologico democratico, non dovremmo scadere in questo monocratismo.  Ma nella diversità importantissima dare rilievo per quanto ci riguarda ad un iberalismo selettivo vale a dire alla libertà sostanziata di qualità(Romano, Sala). Una libertà valoriale. Servirebbe tyutto questo nei rapporti internazionali? Assolutamente.Il futuro  consegnato alla monocrazia scientifica/tecnologica ed ad un solo modello sociale è tende all'oppressione, al conflitto. Una faccenda è difendere la propria civiltà, altra faccenda imporla(Cardini). Oltretutto tenendo in estrema considerazione che noi siamo , è vero, società liberali e democratiche ma da aggiungere che dovremmo, dobbiamo dare qualità alla nostra libertà. Ed è un compito che non sempre attuiamo.

    

 

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