X Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà

 Tina Bruno, la madre di Antonio Saccà

La prima  modificazione che suscitò nella nostra esistenza quotidiana la presenza di mio patrigno  fu corporea, la sua consistenza come persona, fisica, decenni che eravamo noi figli esclusivamente con la madre, e mantenevavamo  disinvoltura confidenziale, ora non sapevamo  se  consentito quanto ci consentivamo, per la nuova presenza giudicante. Modifucazione anche nel cibo. Io non conoscevo il prosciutto cotto ,il mio patrigno lo acquistava, fettine di carne piuttosto rigida con qualche intarsio di grasso,asciutta, saporita, un sapore oltretutto ignoto, non di carne d'agnello, di maiale, si masticava facilmente, priva di ossa. Acquistava pure gli arancini, li conoscevo, in forma conica, a palla , rivestimento marroncino,  venivano soffritti,  dentro talvolta piselli, quadratini di prosciutto cotto, formaggio, salsa,  oppure bianchi,  dentro  soltanto  formaggio che diventava  filamentoso sciogliendosi per la cottura. Opportuno mangiarli se  non caldissimi caldi, quando si raffreddavano perdevano i sapori. La materia fondamentale degli arancini(forse arancine) è il riso, a chicchi grossi, mangiando il  prende l'interno condimento , il risutato è il rimpianto di quegli antichi, piccoli, sentiti piaceri. Sia gli arancini, sia il prosciutto cotto  in carta oleata e poi nella carta spessa, ruvida, gallina,quindi in una carta liscia, levigata, timbrata di insegna del negozio ,aveva nome Nunnsri, celebre e celebrato in Città, gli arancini di Nunnari come i gelati di Irrera, la granita di Doddis, Nunnari era vicino all'ufficio del  mio patrigno, non distanziato da Piazza Cairoli, dove trionfava Irrera, quindi possibie acquistare dolciumi e gelati. Ma erano arancini e prosciutto cotto  gli acquisti più ripetuti, e giugevano caldi. La sgranatura degli srancini  era degna della spaccatura dei melograni e dello squartamento dei fichidindia (Bsogna capire:un siciliano che manca da più di  mezzo secolo dalla Sicilia, con minime soste, ha una disposizione mentale  ben diversa da chi queste situazioni le vive  nel passato e nel presente. Ciò che è lontano divente leggendario). Questi due alimenti erano essenzialissime scelte di mio patrigno, piacevano a lui, piacevno a noi, la psta di farina arrotondata e cotta colmata all'interno di ricotta, ed all'esterno dei due lati ornamenti di pisacchi minimi, erano e sono i “cannoli”, la ricotta addolcita ma non dolcissima, l'involucro si spezzetta e fa un gracchietto morsicandolo. A volte mio patrigno recava le “paste ripiene”, pan di Spagna immesso in creme di sapori da frutta , i cannoli e le paste ripiene occorreva festeggiarle subito, altrimementi “scaffitianu”, degeneravano. Vi erano anche dolci durissimi, secchi, e dolci ad imitazione della frutta...Vi erano, vi sono. Allora a Pasqua si lanciavano i “cugguri”, delle corone di pane morbido nelle quali si immettevano uova cotte,e si gridava:A gloria sunau a cuggura si spizzau, mentre le campane gridavano. A Risurrezione. Vi erano perfino i dolci dei morti.

 Non credo siamo stati riconoscenti a mio pstrigno, qualcosa ci divideva, forse eravamo cresciuti assuefatti a non avere padre o il psdre come Fantasma, forse mia madre era madre e padre,  forse  mio patrigno  non aveva pternità verso di noi, generosità ma non paternità, o forse voleva sentirsi incompreso, uomo che dà ma non riceve, e farsi scontento. Generoso lo era , manteneva i figli del fratello scomparso, aiutava mia madre e noi, mia madre continuava ad insegnare. Ma era la figlia che lo ricompensava  di non sentirsi non essere svilito da un mondo che lo nn lo riconosceva. Non gli bastò. Quel che avverrà da quesra sfiducia nel mondo  e dalla certezza di dare senza ricevere  perverrà a tragedia che è mio obbligo rammentse.

Altro  segno di novità del mio pstrign fu la sigaretta, la casa  affumicata in ogni stanza, soltato i balconi  scampvano l'odore(!) delle sigarette. Il fumo ed il gioco delle carte. Passioni smodate,  volutamente. Il fumo, il fumare , mai privato di sigarette, e le sigarette  più gravose, puzzanti e di certo dannifere, denominazione: Alfa, mi pare stimate la peggiore  di tutte le marche, un fumo  intossicativo, stordente, da lacrimare, tosse caina, niente, mio patrigno accendeva, consumava fino all'estremo bruciarsi  delle dita ed accendeva con il mozzicone lasuccessiva sigaretta. Chissà perché quell'accanimento, non immaginava il danno che ne subiva, a quel tempo non vi era le cautele odierna,  tuttavia impossibile non capire,non sentire che quel fumo, quell'odore, quella irrespirabilità non attosscssero. Le labbra color tabacco, levdita  color tabacco, il fiato  tabaccoso.Voleva distruggersi?

Pressoché ogni sera o comunque nella settimana abbondantemente ,la sala da  pranzo,antica, quella di mio padre e di mia madre, mobili robusti con qualche raffinatezza, curvature , serrature di bronzo, bellissimi i cristalli molati, disgraziatamente dispersi, qualcosa, minima parte, resta ancora nella nuova casa a Messina; commensali al gioco, sempre un ingegnere: Coppo, (forse architetto), un imprenditore: Salvo, un commerciante:Espro(forse con altre persone), e  Salvatore La Ferla, non sovente, fratello minore del mio patrigno,  Notaio, altri in altri raduni, non ricordo i nomi,le figure principali quelle nominate. Giocavano al Poker , a Ramino, questi  i diversi modi delle gare.Ero attrattissimo, udivo le loro affermazioni, tris.  doppia coppia,full, colore, scala, roba del genere , credo nel gioco del  poker, del gioco detto Ramino,  non coglievo i segreti. Inevitabilmente, almeno da noi, la contesa diventava un conflitto, persino  violento, e il provocatore essenzialmente mio patrigno, specie se vi era gara a coppia, accuse di errori al compagno, oltre le buone maniere. Rammento che mio patrigno fece una notazione molto sgradevole al signore Espro, persona gentile, accurata nel vestire, nei gesti, nel parlare, bellissima la consorte, splendeva di carnagione bianca, tratti raffinati e chioma vasta nerondeggiante,  gambe esili, troppo esili, manifestavano entrambi la serenità del benessere da generazioni, ormai una abitudine connaturata, come a dire:signori. Niente, mio patrigno non soltanto disse qualche termine che non era opportuno, al mio segno  contrito accentuò il termine,  un vero  screzio che  mio patrigno accentuò ancora nel giustificarsi rendendolo più gravato, mettendo fine alla presenza di quelle persone dabbene. Mia madre rimase amica della la signora Espro, comunque.

Immobilizzato, imbambolato a seguire il movimento delle mani , a mescolarle, distribuirle, qualcuno con rapidità, facilità di biscazziere, talvolta le carte venivano scoperte e stese sul tavolo. Capivo che certi giochi richiedevano consapevolezza delle carte che potevano essere ancora tenute dell'avversario. Sia che sia, si giungeva alla fine, raccogliere le striscette colorate equivalenti  a denaro, le fishes. Penso che non valessero  denatro, o minimamente. Pedine  di rappresentazione. Dalle ore  20 alle 23,  più o meno e ripeto presso che tutte le sere. Mio  fratello ormai usciva, io rimanevo, avvolto da uomini adulti, quasi padri, adulti in sembianze che mi apparivano irrangiungibili, come accade del figlio verso il padre, e l'odore del tabacco, di qualche profumo, e la crasvatta, la giacca, insomma gli adulti,  le sembianze reali del fantsma di mio psdre. Mio padre seduto a quel tavolo! Sarei rimasto eternamente. Mi abbandonavo a quella presenza di adulti, e  ridiventavo ancora e sempre bambino e figlio, all'ombra di mio padre Ombra. Ma, l'avesse già conosciuto o lo scoprise, avvenne un mutamento assiale , pur mantenendo  casa nostra come luigo di riunione, mio patrigno si avvinse ad  un luogo  che ebbe importanza  estrema per me, il “Gabinetto  di lettura”, ottocentesco più che novecentesco, tappeti, mobili robusti i solidi e soliti mobili robusti siciliani che davano senso di una eredità antica e duratura. Questo Gabinetto di lettura alla sinistra dell'ingresso si svolgeva in varie sanze, la prima  un salottino, poltrone e divani,  dopo. una stanza di passaggio, a destra i bagni, infine un tavolo, sedie ed i giornali infilzati in bastoni. La prima stanza a destra era quella che schedava i libri, secondo il nome degli Autori. Foderati in pelle marrone, incuneati in una mensola  se ne vedeva il dorso, delle schede. Ma in tutte le sranze, accostatati al muro, reticolati una presenza  di libri a caterva, presso  tutti con nminazione dorata,  al primo piano, una scaletta, sale da gioco, la “scoperta “ o riscoperta di mio pstrigno, nella cantine, libri, pareti infittiti di dorsi, feritoie di luce, puilzia , asciuttezza,odore di libri,  scantinati strapieni di libri ,specialmente del XIX secolo. Non  distante  da casa mia. Mio patrigno se non giocava a crte da noi, giocava al Gabinetto di Lettura. I libri venivano aggiornati a richiesta dei soci, l'Ottocento dominava, Autori non reperibili, predilezione per testi patriottici , risorgimentali, evoluzionismo,  liberalismo,  positivisti , storici, scienziati Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Pirandello, gli Autori dei primi del XX secolo. Mio  patrigno  sfogava la sua voglia di vivere, fumo, carte ,anche  litigiosità forse venivano da eccedenza di energia ce, non trovava sufficiente soddisfazione all'istituto dove gli era funzionario, o forse la vcchia madre che prediligeva il figlio minore lo aveva fatto scontento insanabile,, o la vglia non adempiuta di ambizioni maggiori,  di sicuro conteneva energia che si sfogava nella litigiosità, facilissima ,rapidissima, continua, immediata, sproporzionata, un' incomprensione o un rifiuto, un giudizio non condiviso e si scatenava la rabbia. Notte, nella mia stanzetta, mio fratello chissà dove, per i suoi giri,  lontani, nela cucina dove pranzavamo,  mia madre e mio patrigno parlano, le voci lievemente si trasformano, montantano, ancora, ancora, dell'uno , dell'altra, finchè mio patrigno scaglia impetuosamente la voce .ostilmente, nemica, mi gunse il silenzio, udii il silenzio di mia madre, come perdesse voce e  forze, annientarsi o cosringersi a tacere. Discutevano di mio psdre e mia madre ebbe forse l'inopportuna voglia di ricordare il passato felice, non gradito da mio pstrigno che intendeva farsi volere di suo, questa era la disputa, il tentativo di quell'uomo di cancellare l'altro uomo e di mia madre di salvare il passato. Ma ogni circsranza suscitava animazione in un uomo che dava  se stesso a noi ed ai figli del fratello maggire, deceduto. E forse credeva giusto ricevere qualche riconoscenza ed era insoddisfatto di non  riceverla. O forse ormai cinvinto che egli era maltrattato  ingiusramente dal prossimo, e dava certo di non ricevere, quasi per confermarsi nel giudizio. Il futuro sarà quel che avverrà nel futuro.

Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.