Tina Taliercio, “Nell’aria, stanotte” (Grausedizioni) - di Sandra Vita Guddo

Un intreccio narrativo complesso, eppure estremamente fluido e scorrevole è la cifra che denota la capacità stilistica e creativa di Tina Taliercio che, in questa sua ultima fatica lettera “Nell’aria, stanotte”, raggiunge le note più alte.

Un romanzo che rappresenta la migliore narrativa del postmodernismo in quanto contiene la forza dell’inquadratura più veritiera dei problemi, delle ansie e dei conflitti interiori che agitano l’uomo contemporaneo.

Dubbi e angosce si susseguono su temi laceranti che agitano la nostra società quale il tema della maternità responsabile e della genitorialità di fronte alla drammatica alternativa dell’aborto pur di sfuggire alla condizione di ragazza-madre in cui si trova ad agire la protagonista del romanzo, Lisa.

La giovane donna, infatti, dopo una relazione intensa con l’affascinante Conrad, viene da quest’ultimo abbandonata per un’altra donna prima che Lisa si renda conto di aspettare un figlio proprio da lui. Decide di portare avanti da sola la gravidanza dando prova di una forte personalità che richiama, per certi versi, l’etica della responsabilità ontologica di cui tratta Hans George Gadamer ( 1900/ 2002) nella sua copiosa produzione letteraria e filosofica.

Lisa, pur mostrandosi in alcune circostanze fragile e indifesa, prende consapevolezza della sua condizione psicologica e reagisce nel modo migliore e, rivelando innanzitutto di sapersi prendere cura del proprio Sé, chiede il sostegno dell’amico psicoterapeuta Philip. E sarà proprio Philip a rassicurarla con queste parole “Sei una donna coraggiosa, che sa affrontare le dure prove della vita, ma è umano che tu abbia dei momenti di sconforto e di incertezze. Ti propongo uno psicodramma: tu sarai Lisa e Conrad alternativamente” (pag. 23)

L’etica ontologica della responsabilità consiste proprio nel prendersi cura di sé stessi, degli Altri e delle future generazioni in un habitat adeguato.

Lisa, pur rendendosi conto durante una notte di passione di essere innamorata di Piero, da anni suo amico devoto e sincero, non abbandona Conrad al suo destino disperato dove sembra naufragare l’uomo dedito all’alcol e dipendente dal gioco d’azzardo. Lo aiuta e lo sostiene creando opportunità di riscatto morale, facendo leva sul fatto che Conrad ha un figlio di nome Mark, concepito con Lisa, di cui deve pur occuparsi e sostenere nella crescita.

Una donna, Lisa, che guarda al futuro attraverso gli occhi del suo bambino e che riesce a non restare impantanata in una storia d’amore ormai cristallizzata ma trova in sé parti che aveva trascurato e che la porteranno al nuovo amore verso Piero con cui decide di costruire un avvenire pieno di fiducia e di speranza. Appare evidente, dunque, che l’Autrice, attraverso la protagonista non costruisce un personaggio che si piega davanti agli eventi drammatici che la coinvolgono in una spirale di sofferenze ma che re-agisce consapevolmente e adeguatamente attraverso anche l’approfondimento ontologico del proprio Sé!

Tina Taliercio introduce anche il tema scottante e di grande attualità del suicidio assistito a cui hanno diritto quei malati gravissimi per i quali, purtroppo, non esiste alcuna possibilità di miglioramento o di guarigione ma soltanto la logorante attesa di una morte lenta e dolorosa come nel caso di Jeremy, il secondo marito di Vittoria, colpito dalla demenza senile che, progressivamente, rode il tessuto dei suoi ricordi e della sua stessa identità.

Un tema, quello del suicidio assistito, a lungo dibattuto in Italia e ancora oggi in attesa di soluzioni chiare e definitive!

Con un linguaggio sobrio ma appassionato, Tina Taliercio non trascura di trattare una dolorosa piaga della nostra società che si perpetua, senza soluzione di continuità, da troppo tempo: la violenza fisica e psicologica sulle donne.

La stessa Lisa ne è vittima per mano di Conrad, che avendo perduto il controllo delle proprie azioni, scarica su Lisa tutte le sue frustrazioni e la sua rabbia e la colpisce a mani nude “Allora le si avventò contro, pervaso dalla furia, urlandole gli insulti più spietati che la sua mente potesse concepire, la schiaffeggiò. La scosse. La prese per i capelli”. (pag.141).

Ma anche in tale sconvolgente circostanza Lisa mostra di avere rispetto per il proprio Sé e allontana decisamente e immediatamente Conrad cacciandolo fuori di casa, consapevole che i problemi di cui Conrad mostra di essere invischiato, la condurrebbero in un tunnel senza uscita.

Purtroppo, tale consapevolezza manca a troppe donne che restano accanto ai loro aguzzini sperando in un cambiamento e illudendosi che la violenza di cui sono state oggetto sia solo un episodio transitorio da dimenticare al più presto.

La forza di Lisa consiste proprio in questa cura che mostra verso sé stessa e che la porterà ad ottenere ampio successo nel campo lavorativo, mentre, sul piano personale si preoccuperà di regalare amore e attenzione verso tutti coloro che le stanno vicino: dai genitori Vittoria e David con il suo adorabile cane Shine al secondo marito della madre: Jeremy. Il raggio si allarga fino a comprendere i tanti amici che la sostengono nei momenti più cruciali fino a riconoscere nell’amico fidato, Piero, il vero amore!

Infine, Conrad che pur avendo inflitto a Lisa le pene più dolorose, non accende in lei atteggiamenti di vendetta o di rivalsa ma di comprensione e di sostegno verso soluzioni dignitose. E poi c’è Mark, il figlio atteso e desiderato al punto di temere, come le presagiscono inquietanti incubi, che venga strappato via dalle sue materne braccia. Ecco che l’anello che tiene insieme tutta la catena ha un solo nome, si chiama amore o, per dirla con Gadamer, si chiama cura verso tutti e tutto.

Una storia, dunque, che merita di essere letta perché sa emozionare ma sa anche far riflettere su personaggi che con il loro comportamento diventano i veri eroi del quotidiano.

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