Prefazione di i Roberto Russano alla silloge poetica “Angoli remoti” di Liliana Nobile (Bertoni Editore 2025)
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- Category: Scritture
- Creato: 29 Settembre 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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“Remoti sono gli angoli/dell’anima che nascondono/silenzi solitudini dolori/passioni entusiasmi slanci/ritmi battiti respiri/di un vivere indomito/sul filo sottile dell’esistenza”.
Attraverso l’incipit della poesia Angoli remoti che dà il titolo alla sua silloge, Liliana Nobile c’introduce con pochi, penetranti, versi nel cuore del suo universo poetico.
Scrittrice, poetessa, pittrice, filosofa, l’autrice è stata allieva di Jacques Derrida in qualità di ricercatrice presso l’Ecole des Hautes Etudes en Science Sociales di Parigi.
Angoli Remoti, la sua seconda raccolta di versi, viene pubblicata dalla casa editrice Bertoni nella collana Anima Mundi curata da Simone Volpe e segue, dopo un lungo intervallo di tempo, l’esordio poetico dell’artista siciliana con la silloge La purezza del giglio edita nel 2009 da Montedit.
Le indicazioni appena fornite non vanno considerate dei semplici dati biografici bensì costituiscono elementi formativi di un’esperienza spirituale i quali, lo vedremo tra poco, hanno una fondamentale importanza per comprendere la ricchezza e la complessità dell’arte poetica di Liliana Nobile.
Se in termini generali, con un efficace gioco di parole, è verosimile ritenere che il senso del fare poesia consista nella ricerca, secondo modalità espressive che le sono peculiari, di un “senso appagante” rispetto alle domande sollevate dal nostro esistere in un universo multiforme, nello stesso tempo possiamo agevolmente comprendere la ragione per la quale non troveremo mai, nemmeno nei migliori vocabolari, una definizione contenutistica di poesia generalmente condivisa, in quanto il significato attribuito a quest’arte non solo differisce in base alla sensibilità propria di ciascun poeta ma, ce lo insegna Fernando Pessoa, può frammentarsi nella “sola moltitudine” di un io plurale.
Consapevole di tutto questo, Liliana Nobile, giunta nel cuore di Angoli remoti, avverte il bisogno di condensare la sua visione della poesia in un vero e proprio manifesto poetico non a caso intitolato L’arte della poesia nel quale rivendica la terrestrità di questa disciplina ma anche la sua vocazione a fare da ponte privilegiato tra l’uomo e la dimensione sovra temporale alla quale egli aspira:
“La poesia è un’arte/che appartiene, non a Dio, / ma agli uomini. /Le sue parole sgorgano/dall’anima, e la penna le fissa:/esse mirano lontano/ e aspirano all’eterno”
Già qualche pagina prima, in una lirica intitolata Il segno, Nobile aveva espresso gli stessi concetti in forma più estesa e, se vogliamo, ancora più icastica:
“Scrivendo, si accarezza con la penna/la speranza dell’eterno/che ci divora minuto dopo minuto, / e l’anima, nutrita di affanni infiniti, /si dibatte per non farsi inghiottire/dal demone infido e beffardo, /padrone del giorno avvicendato/all’altro senza sosta”
Nel complesso la silloge si sviluppa, essenzialmente, intorno a tre nuclei tematici che danno vita alle quattro sezioni nelle quali la trama di Angoli remoti si articola ossia Narrazioni silenziose, Logografia, Geometrie instabili, La vita all’incontrario.
Un primo nucleo tematico, particolarmente importante dato il numero e la rilevanza esistenziale delle poesie che gli sono dedicate, è rappresentato dall’amore tra due persone: tra l’altro vorrei segnalare al cortese lettore l’approfondimento di queste liriche nella postfazione alla silloge.
Per le sue caratteristiche totalizzanti questo sentimento è refrattario ad una comprensione razionale ed il suo enorme potere immaginativo sceglie volentieri la poesia come strumento privilegiato per esprimerne la ricchezza fenomenologica; nonostante ciò, l’amore rimane un sentimento misterioso, rivoluzionario e, nello stesso tempo, precario per intensità e durata.
Tutti questi aspetti sono ben presenti nella silloge di Liliana Nobile: ad esempio in una delle prime poesie l’autrice s’interroga su Cosa sia l’amore, una modalità dell’esistere che le appare un “regalo disatteso/che non sai come custodire” ma deve, poi, arrendersi dinanzi al suo mistero confessando con candore “Io non so dell’amore/più di quanto tu ne sappia/più di quanto il vento/non sappia del mare/mosso al suo passare”; in un'altra lirica, l’Arte di amare, l’amore le appare “una rivoluzione impensata” che “resiste ad un mare di parole superflue […] e alla nostra inesperienza”.
Altrettanto sentita nelle sue liriche è la rappresentazione delle precarietà della relazione amorosa, delle difficoltà di ogni genere che essa incontra nel dare vita ad un “noi” in grado di declinarsi secondo una durevole forma duale, a costituirsi in una “patria dell’amore” al di là dello spazio e del tempo; così come bruciante è la sofferenza per la fine di un legame che sembrava costruito sulla roccia ed invece, scrive Liliana “mi è crollato addosso. Sotto le macerie, /avverto il dolore acuto/oppressa dai frammenti, /pesanti, acuminati, /che lacerano la carne/e lasciano impronte invisibili/nel profondo dell’anima”; tuttavia a questo dolore acuto si accompagna nei versi conclusivi della stessa lirica, Rovine di un amore, la certezza che “tra i detriti sorge una luce,/calda, tenue, resistente,/una promessa che germoglia/Dalle rovine/s’impara a costruire,/a rinascere nel desiderio,/a volere un nuovo corso/a coltivare nell’oggi/la gemma del domani”.
Un altro nucleo tematico della silloge, anch’esso importante per gli argomenti affrontati e per la particolare bellezza di alcune liriche che ne fanno parte, ha per oggetto paesaggi interiori ed esteriori: si tratta, occorre sottolinearlo, di una distinzione utile in funzione meramente descrittiva del materiale poetico presente nella raccolta, priva di un valore contenutistico in quanto anche i paesaggi esteriori - luoghi, persone, paesaggi naturali, situazioni - sono vissuti dall’autrice attraverso uno sguardo interiore che li rende “paesaggi dell’anima poetante”.
Delle poesie che descrivono paesaggi interiori ne segnalo alcune tra quelle, a mio parere più significative: Angoli remoti, poesia dalla quale la raccolta prende il nome e della quale si è avuto modo di parlare; Favole, lirica di struggente nostalgia per “un tempo indisturbato dai trascorsi della vita”; Eterno mattino, paesaggio interiore di un risveglio mattutino nel quale “La sveglia non è ancora suonata:/troppo presto per dire giorno. /Tra le lenzuola la vita fuori appare lontana. /I pensieri si abbandonano al guanciale.”; Affanni, poesia crepuscolare che descrive l’inquietudine che spesso si accompagna al tramonto quando “Divenuto tardi d’improvviso/più niente turbava la vana/assenza che nessuno vede. /Un dolore infiammava la pena/e intanto inceneriva persino/l’ultima luce del giorno”.
Ma è nei versi con i quali descrive paesaggi ed atmosfere naturali, citta, isole che la produzione lirica di Liliana Nobile, alimentata dalle sue esperienze di pittrice, dalle sue doti empatiche, dalla passione per i viaggi e per le altre culture che alberga nella parte nomade e, nello stesso tempo, identitaria della sua anima mediterranea, raggiunge i risultati più elevati: poesie come Ritorno da Tunisi, Favignana, Ottobre a Palermo, Domenica autunnale, Scilla e Cariddi, Africa, sono dei piccoli gioielli di geo poetica che, certamente, non lasciano indifferente il lettore nel suo viaggio insieme all’autrice attraverso le atmosfere oniriche ma, a volte, anche tragiche di luoghi dal forte impatto emotivo.
Al riguardo citerò solo due esempi, il primo tratto dalla strofa iniziale della poesia Scilla e Cariddi “Tra i laghetti di Ganzirri e le scogliere calabresi, /dove il mare sussurra storie di mostri e leggende/ i marinai solcavano onde agitate,/sfidando Scilla e Cariddi, tra rocce e abissi,/nel loro viaggio intriso di paura e coraggio”; il secondo proviene dalla poesia Africa ispirata dai soggiorni tunisini ed eritrei dell’autrice: “Il luogo dove tornare si chiama Africa,/un nome che echeggia nel cuore/come un richiamo antico, profondo, ineluttabile./Qui, l’esistenza vive in equilibrio precario,/tra speranze e fatiche quotidiane, strade polverose e il verde rigoglioso delle terre senza fine./La vita scorre, scivola, resiste,/nonostante il peso di cicatrici invisibili/che il tempo non cancella mai”.
Ad un ultimo nucleo tematico di Angoli remoti appartiene un altro gruppo di poesie che possiamo definire d’impegno etico e civile presenti, soprattutto ma non solo, nell’ultima sezione della silloge, La vita all’incontrario.
In esse, fedele alla lezione del suo maestro Jacques Derrida sull’inscindibilità tra letteratura e democrazia, Liliana Nobile affronta con grande partecipazione emotiva temi importanti e di grande attualità per la nostra epoca quali il ruolo e la condizione delle donne (Donne; DonnAttive); le grandi tragedie dell’umanità come la guerra e l’odio razziale: molto bella e vibrante è la poesia Memori della Shoah che merita senz’altro una breve citazione tratta dalla seconda strofa “Di che “razza” è l’uomo che non arrossisce/che non trema di vergogna, per viltà o/perché accecato di feroce intolleranza,/senza presagire l’avvicinarsi del baratro?”; vivo è anche lo sgomento e la tristezza per le tragedie quotidiane che colpiscono spesso persone deboli e innocenti come nella delicata e toccante poesia La tua verità dedicata a Sarah Scazzi. Vi sono, però, anche poesie di speranza e di fiducia nel futuro, ad esempio la lirica Europa.
Anche quest’ultimo nucleo tematico è riassunto in una poesia-manifesto intitolata, significativamente, Sogni di libertà e dedicata all’emancipazione delle donne in quei paesi nei quali le sono negati diritti fondamentali: “Perseguitata dall’incomprensione, /sogni ardenti di libertà ti spingono/oltre il muro di un maschilismo cieco, /che annienta la tua essenza/e l’empatia che scorre dal cuore […] Lotti, per la giustizia, per la parità,/senza cadere nell’inganno di un’utopia fragile,/dove, se la terra vacilla sotto i piedi/e le tegole crollano,/le promesse infrante rischiano di seppellire/la speranza sotto il peso di illusioni perdute”.
Nel concludere la mia prefazione-presentazione delle poesie di Liliana Nobile mi sono chiesto se è possibile inscrivere, con intenti euristici ed ermeneutici, la sua silloge Angoli remoti in una delle correnti del pensiero contemporaneo che hanno coltivato tra i loro interessi anche la poesia ed ho pensato, alla luce dei contenuti che la caratterizzano, al cosiddetto pensiero meridiano o mediterraneo che ha in Paul Valery, Albert Camus, Costantino Kavafis i suoi padri prossimi ma affonda le sue radici remote nella grande poesia epica di Omero e di Virgilio mentre in anni recenti ha trovato una brillante sistemazione concettuale nei lavori che gli ha dedicato il sociologo pugliese Franco Cassano.
Si tratta di un pensiero che ritrova nel dialogo e nella contaminazione tra le culture che popolano il mediterraneo, nella loro storia di scambi e di osmosi, uno dei suoi valori fondanti e, nello stesso tempo, non rinuncia al fondamentale bisogno umano di radicamento identitario (enracinement lo definisce in un suo memorabile testo Simone Weil) che nel rispetto dialogante delle diverse identità, nell’incontro anziché nello scontro tra civiltà, vede l’antidoto più efficace ad ogni deriva razzista.
Il pensiero meridiano o mediterraneo è pensiero dell’accoglienza, del viaggio e del ritorno nostalgico (il nòstos omerico) che nasce e si sviluppa nella contemplazione della bellezza di paesaggi naturali e urbani, in uno speciale e simbiotico rapporto con il mare, il Mediterraneo, questo straordinario ombelico di civiltà e culture del quale i popoli che vi si affacciano sono figli.
Nelle poesie di Liliana Nobile è possibile ritrovare tutto questo e molto altro. Dopo averle lette e “respirate” mi sono ulteriormente rafforzato nella mia convinzione che, parafrasando la celebre frase attribuita da Plutarco al generale e politico romano Gneo Pompeo, “non è necessario essere vivi, essere poeti è necessario”.
A tutti buona lettura!