Perché il tempo della povertà nonostante i poeti

Domani sarà un nuovo giorno e niente accadrà. Bisogna che si compia oggi il destino del mondo, che inizi oggi una nuova storia e vi si inscriva il tempo del sogno. È bella questa terra con i suoi campi e con i deserti, con le case e col suo cielo di stelle, con le sue albe e con le notti puntuali, con le gioie dello sguardo e le solitudini dell'anima. Nell'intimità profonda, il paradiso non è perduto. È un cosmico sentire, il desiderio sconfinato di un grandioso avvenire, di una vita oltreumana nella dimora del canto. È bello distendersi sulla pagina bianca e attendere che il mondo qui ricominci, ma bisogna godere oggi di tutta la bellezza che ci è stata donata, affinché non accada che domani la sua luce sia prosciugata. Se un universo può sorgere da una parola, se può farsi opera e dimorare nel cielo della scrittura, se infiniti occhi possono ammirarlo e contemplarlo, se gli appartiene il tempo dei mortali e la divina eternità, se la sua grandezza imita il capolavoro della natura e non lo scalfiscono l'indifferenza e l'oblio, se il suo essere astratto, ideale, vince l'incuria e la distrazione umane, perché non sovrapporre alla realtà il sogno che può cambiarla, migliorarla? Se la salvezza richiede la fede e l'obbedienza al nostro Signore, se la Bellezza che è Sua emanazione non può compiere il miracolo, io credo, tuttavia, che l'universo di carta abbia il potere di rendere il mondo più confortevole. Questo universo, in cui pure ruotano più mondi, non ha distanze siderali. Il nostro cielo interiore è la sua dimora, il non-luogo della creazione dentro cui gravita la stella, la luce ideale che attrae il corpo celeste della parola e la penetra lasciandovi il frutto della Bellezza. Libero di mangiare dell'albero, l'uomo se ne astiene, forse per mancanza di divieto, ignaro del benessere che ne ricaverebbe se ne cogliesse le abbondanti delizie. Se ne mangiasse, a differenza di Adamo, ne avrebbe godimento infinito, si eleverebbe spiritualmente fino a cancellare l'atavica caduta.

        Perché il tempo della povertà nonostante i poeti? Perché solo ai poeti è concesso di sognare? Può la Poesia prendere il posto del Dio incarnato? Non è forse il Poeta l'emulo del Cristo, s'egli in sé unisce l'umano e il divino? C'è scissione delle due nature anche nei poeti e col prevalere della natura umana cresce l'abisso su cui pende la parola creatrice. Deve pure esserci un legame tra l'immaginario e il reale. L'universo in espansione è quello dei sogni. Infiniti occhi vi si aprono a costellarlo d'immagini ed è così comodo e rassicurante che sarebbe bello e ragionevole abitarlo, farne una dimora reale anziché un rifugio extramondano. Ma diversi sono i sogni dei poeti all'àncora della divinità! Sono sogni veri, puri, figli di una realtà malata e rinnegata alla quale sarebbe un miracolo poterli sostituire riconoscendone il valore morale e il potere di cambiare il mondo divenuto assurdo e irrazionale, sempre più povero perché privo di questi sogni reali, ossia dei valori e delle virtù trasformati in sogni ordinari per la loro assenza. C'è posto per la poesia che può colmare l'abisso. Non si produce forse poesia per lo stesso motivo per cui si produce grano?! Se è necessario nutrirsene come il pane quotidiano, se non si può fare a meno di coltivare la Bellezza, se possedere una tale ricchezza è questione di vita o di morte, come concepire e giustificare che essa venga messa da parte, che si possa essere indifferenti o ciechi di fronte a ciò che può suscitare solo meraviglia! Non abbiamo forse tutti gli stessi occhi? Se un filo d'erba, che dico!...se la natura, se tutto il creato non suscita in tutti il medesimo sentimento, il godimento infinito fino all'estasi sublime, allora bisogna dubitare degli occhi e credere col piccolo principe che "non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi". Dunque, il vedere non è necessariamente congiunto col sentire. La Bellezza relativa alla creazione divina è oggettiva e aperta alla vista di tutti, ma non tutti ne avvertono l'essenzialità. Deve prima nascere la visione nel cuore perché se ne possa godere attraverso gli occhi! Bisogna avere dentro di sé il senso della Bellezza affinché questa si possa contemplare nella natura o in un capolavoro dell'arte. È dei suoi amanti l'amorosa vista. Occhi e cuore in loro si corrispondono. Essi sono chiamati nell'intimità più segreta a vibrare con l'universo, e il loro canto, qualunque sia il mezzo con cui si esprimono, è l'eco dell'infinito. Ma la Poesia, che ammanta di leggiadra veste il Creato, non fascia per intero l'umanità che, per buona parte, resta arida e nuda. Inascoltata resta la voce dei poeti. Essi sono i nuovi apostoli che predicano nel deserto. E così ancora attendiamo, nel tempo della povertà, l'hölderliniana svolta. Fuggitivi restano gli dei nell'olimpo degli eroi virtuali, nella fucina di carne e d'acciaio, dove si consuma nel sacrilego rito della tecnica l'oro della Bellezza. Come reincantare il mondo, l'uomo, se la sua natura sfuma in un corpo d'automa?, se la sviliscono l'odio, il crimine, l'egoismo?, se, dissipati i valori, non matura più il tempo della spiga e della vite? Come il dio rinnegato e deriso, la Poesia ha il suo calvario e la sua croce e gli uomini sono la sua crocifissione e il suo sepolcro. Nonostante i poeti, sono pochi i proseliti, perché essa è vocazione e la fedeltà esige la sua chiamata diretta. La sua luce notturna non fa giorno sulla terra se non accende la notte nel cuore dell'uomo, ma il cuore deve riconoscere la sorgente perché gli occhi vedano lo splendore e la nuova alba sorga. È più facile abbandonarsi alla vanità, all'odio, alla violenza che cambiare il modo di stare al mondo. Eppure è così bello sognare, vivere nella certezza di essere umani e dimenticarsi di tutto, della storia, del passato, per camminare col passo lieve dei poeti sulle orme degli dei, per abitare il mondo come il proprio essere.

       Domani sarà un nuovo giorno e niente accadrà. Bisogna porre fine, oggi, al tempo della povertà riscoprendo nella Bellezza il valore autentico, l'espressione e la forma più alta di umanità, la luce con la quale imparare a riflettere, il cammino, la meta, la dimora, l'incanto dell'anima e dell'universo, il tempo della ricchezza, della poesia, della resurrezione!

 

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