“L’Atlante dei tratturi, prima opera organica sulla transumanza” di Giuseppe Massari

L’Atlante dei tratturi – Archeologia e storia dei sistemi-agro-silvo-pastorali” di Pierfrancesco Rescio, pubblicazione edita da Csl Pegasus Edizioni, realizzata con il contributo della Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), è un’opera importante, frutto di anni di studio, di una conoscenza magistrale, di un impegno altamente significativo. Anzi, il Ministero, Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali – Servizio II Istituti culturali, ha riconosciuto il predetto volume “quale pubblicazione inedita di particolare rilevanza scientifica tale da costituire un importante contributo ai fini della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale italiano”.  Infatti, l’autore, oltre ad essere titolare della cattedra di Topografia Antica all’Università Suor Orsola Benincasa, ha condotto personali studi operati sul campo, sulla paesaggistica e i territori antropizzati del Centro e Sud Italia, occupandosi del mondo pastorale, delle sue storie, culture e vicissitudini. Lo studio delle migrazioni locali lo ha portato a scr

ivere saggi e articoli sulle genti che hanno vissuto, popolato e percorso nei secoli la via Appia, la via Traiana, le vie Francigene, ma anche studi e documenti sui castelli della Puglia normanna e sveva, le sue cattedrali, le masserie, gli abitati rurali, proponendo una lettura della società e dei paesaggi antropizzati mai banale e fine a sé stessa. Sfogliando le pagine dell’opera si percepisce subito che questo Atlante è la prima indagine organica sul fenomeno della transumanza, in cui storia, archeologia, antropologia e topografia convergono in un tutt’uno, che offre una lettura sistematica ed esaustiva di un mondo che sin qui è sempre stato raccontato in maniera parcellizzata. Un volume che non potrà mancare nelle librerie degli appassionati e dei cultori del pastoralismo, del viaggiare lento, della storia sociale dell’umanità.  La pubblicazione è frutto del lavoro, basato su una profonda conoscenza della materia, fatto di analisi, confronti, esplorazioni e ricerche bibliografiche, che ha coinvolto intere popolazioni ed è arrivata, pur con molte profonde trasformazioni, ai giorni nostri. Un impegno durato più di dieci anni, preparato in due anni e mezzo di analisi, collazioni, esplorazioni e ricerche bibliografiche. Un’indagine a tappeto 251 pagine a colori. Oltre 400 illustrazioni, mappe, percorsi, luoghi inediti e poco conosciuti. Ricostruzione di oltre 150 tratturi e “riposi”, con descrizione minuziosa dei percorsi. Oltre 300 località archeologiche. Oltre 200 località note menzionate.  7 capitoli indivisibili: 1 di tipo metodologico e antropologico, 2 storici, 1 di ricostruzione, 1 sul complesso di rapporti fra Basilicata, nord Calabria, Campania, Lazio, Molise e Puglia, 1 con un dizionario della “transumanza” e 1 prevalentemente archeologico.  Il volume è suddiviso in sette capitoli: “Storia della Transumanza e dei tratturi, L’Amministrazione della Dogana, Storia, Antropologia e Archeologia, Dizionario terminologico, Analisi e descrizione dei tracciati, Riposi, Dinamica del rapporto fra Tratturi e Territorio, La rete dei percorsi”. Tratturi e transumanza sono termini interconnessi tra loro.  La transumanza, nata in epoca preistorica, con la migrazione di popolazioni dedite alla pastorizia, che sin dal Paleolitico si spostarono con i loro armenti e greggi nell’incessante ricerca di erba, si sviluppò nell’età del Bronzo (4mila anni or sono) sino a trovare una vera e propria organizzazione a partire dall’età romana, normanna e sveva. Sul finire del XV secolo, la creazione di un vero e proprio sistema fiscale comportò la necessità di definire una rete di percorsi che con il tempo avrebbero fortemente caratterizzato e per sempre il paesaggio agrario, trasformandolo definitivamente sino alla metà del XX secolo. Ciò che resta di quella cultura è ora visibile nei territori che l’hanno vista crescere e svilupparsi: sono i toponimi, le masserie e i rifugi, ma anche le chiese, i muretti a secco, le grotte e i trulli. Sono i luoghi sperduti e le grandi aree verdi che rimandano ad un mondo che nel corso del XX secolo ha subìto una definitiva trasformazione, sino praticamente a scomparire. Un mondo di cui poco oramai ci resta, se non parziali testimonianze, frutto di ricerche storiche ed etno-antropologiche territoriali e sovraterritoriali, sin qui mai esaustive. Al di là di  quanto sin qui narrato, riportato, anche sulla base di considerazioni soggettive,vale la pena riprendere e rileggere quanto riportato nella quarta di copertina:”Per paradossale che sembri, non esiste a tutt’oggi in vero atlante dei tratturi dell’Italia centro meridionale. Se da un lato gli studi storici hanno fornito un sufficiente dettaglio espositivo del fenomeno, dal punto di vista pratico le pubblicazioni non sempre affidabili sintesi, tendono a fornire al lettore una visione romantica ed avvincente di una “tradizione” ormai perduta per sempre. Nata in epoca preistorica con lo spostamento delle genti e degli animali durante il Paleolitico, la transumanza si sviluppa soprattutto nell’età del Bronzo sino a trovare una sistematica organizzazione nell’età romana, normanna e sveva. Sul finire del XV sec. l’allestimento della macchina fiscale avvertì la necessità di realizzare e programmare veri e propri percorsi che caratterizzarono per sempre il paesaggio agrario, trasformandolo definitivamente sino alla meta del XX sec. I “relitti” di questa cultura sono visibili sul territorio: toponimi, masserie, rifugi, chiese, muretti a secco, grotte e trulli sono luoghi sperduti e le grandi aree verdi rappresentano un paesaggio e una cultura scomparsi nel corso del XX sec. , lasciando ancora problematiche le ricerche storiche ed etno-antropologiche. Con questo libro, che chiude il cerchio che era stato definito dieci anni fa, l’Autore affronta i caratteri storici della transumanza approfondendo la natura iperspecializzata del nomadismo stagionale e ricostruisce i tracciati dei singoli tratturi in una forma semplice e precisa con l’ausilio di illustrazioni e ricostruzioni da un punto di vista tutto “archeologico”. Per la prima volta i tratturi sono descritti nella loro interezza secondo un criterio che mai alcun libro ha affrontato. Si arricchisce, così la dinamica del confronto fra periodi e culture diverse capaci di relazionare periferie e centri in un contesto paesaggistico unico e degno di essere salvato. Dai grandi sguardi di insieme dei fenomeni storici il libro passa in rassegna, nel dettaglio le grandi linee e il contesto del territorio revisionando il contenuto in una dinamica processuale”.

 

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