Francesca Guajana, "Non chiudere gli occhi" (Ed. Thule)

di Vito Mauro
 
Non chiudere gli occhi, di Francesca Guajana, edizioni Thule, s’inserisce nella ricca e interessante collana “Oltre il sole”, di cui mi onoro di farne parte insieme a tanti altri ragguardevoli poeti, collana diretta dal prof. Tommaso Romano.
Il libro colleziona 48 liriche che contengono immagini e istanti idilliaci e di forte riflessione trascorsi in un periodo datato fra il 2004 e il 2016, che in pagine intense scandiscono la vita, in cui s’intuisce l’immediatezza espressiva dei sentimenti più svariati, raccolti anche in momenti di solitudine, che caratterizzano le forti emozioni che sono tipiche di un’anima appassionata.
Francesca Guajana, poetessa e teatro-terapista artista carismatica, empatica, sicura di sé, sempre impeccabile, mai nulla fuori posto e nello stesso tempo, semplice, umile e con i piedi per terra. Il sorriso, la gentilezza, la galanteria sono i suoi punti forti, insieme al suo calore ed alla sua simpatia. Ascoltandola, leggendola, capisci che la famiglia, gli amici e la sua terra rappresentano i valori più importanti. Le sue poesie trasmettono equilibrio e armonia.
Interpretazione che trova conferma nella lettura critica di Giuseppe La Russa, il quale scrive: “Ci troviamo, infatti, di fronte a una poesia tesa certamente verso il lato emozionale dell’uomo, che percorre i più intimi strati del cuore, in grado di scavare nell’humus più profondo del sentimento; ma quella dell’autrice è, al contempo, una poesia sociale, civile, sempre che i due aspetti possano scindersi o separarsi.”, recensione completa pubblicata nel sito culturelite.com.
L’Autrice, già nel titolo della raccolta, mette in guardia, sprona a non essere indifferenti, a Non chiudere gli occhi, a guardare avanti, sempre con il sorriso sulle labbra e con la poesia come ancora di salvezza, via di uscita da un male di vivere.
Tanto è vero che il libro inizia con un susseguirsi di domande per le quali non vi è alcuna risposta, ma la nascita di una speranza: “Palermo di un prete ammazzato /…/ Palermo fiorita”, nella lirica L’artista pellegrino.
Domande che ci dicono cosa siamo diventati, che ci consentono di scavare nel tormento senza angosciare, domande a disposizione di tutti, ma che indicano quanto siamo liberi e deboli: “Perché questo accanimento, / Questa follia comune.”, versi di Chi è oggi l’uomo. Un’idealista che non si abbatte solo nel farsi domande, ma cerca di ritagliarsi il suo microcosmo di felicità. Conversevole e lieve, ma profonda: “Tu, pensa, se mi fosse proibito leggere / senza avere il tempo / di rubare / i libri cresciuti con me / ed io con loro,” nella poesia Sé mi fosse proibito.
Tra le righe delle sue delicate espressioni poetiche traspaiono percezioni, spesso istintive, talvolta maturate, di sentimenti forti e puri vissuti con intensità, come l’amore e l’amicizia.
Nella nota critica di Teresa Riccobono, riportata nel volume, si legge: “Silloge arrivante, quindi, coinvolgente per il tatto delicato con cui l’autrice mette a nudo il suo essere donna, il suo vivere e il suo vissuto e per la coscienza inquietante di veleggiare su un fiume segnato da correnti ora ripide, ora placide, ora rilucenti di guadi da cui appaiono ristagni di antiche memorie.”
La poesia di Francesca è convocata dal suo cuore “La tua sofferenza / è la sofferenza / di un popolo” nel componimento Senza barricate, o dalla bellezza di un attimo “Il profumo / è quello / che riuscirai / a percepire / anche nell’assenza / di ogni abbraccio” nell’elegia in I fili della lana, oppure tra le cose di ogni giorno: “Quanto pane / in tempo di pace / in assenza / di favole” dalla lirica In assenza.
“Cosa mi rimanda / questo vivere d’oggi / se non la stessa domanda” nella poesia La stessa domanda, è quanto si chiede la poetessa e a parer mio, non è solo un interrogativo ma anche una serrata verifica, ci mette di fronte a verità che non sono mai sottolineate abbastanza.
Memorie smarrite “Qualcuno / conosce / il mio nome?”, in Una memoria sospesa e memorie mai dimenticate che la poesia rinsalda e fa rivivere “Il baule con la naftalina / era il nostro futuro.”, in Il baule. Con elegante sobrietà, con parole fitte e riflessive ravviva emozioni profonde: “Per mettere i piedi / dei tuoi passi sinceri / in un luogo sicuro / dove il corpo / rimane vestito / della sua dignità”, in Davanti al bar, poesia non per commentare e giudicare, ma a trascinarci nel mezzo del momento, conducendoci per mano a condividere empaticamente il disagio della poetessa.
La scrittura di Guajana è maturata, è concreta proprio nell’esporre la vita, “La società è lenta / Comoda / Senza scatti / Uccide”, in Questo amore malato, ma scava in profondità volgendosi indietro, cercando la radice, la sua poesia abita la vita e nelle sue concise frasi troviamo anche grida di allarme: “I cassonetti / bruciano ogni notte /…/ Il mio urlo / va’ sul manto / d’ogni quadrato di cemento / va’ sui tetti / più vicini alle stelle / più vicini a Dio.”, in Il mio quartiere.
La consapevolezza di sprofondare quando si è frenati, viene superata dalla possibilità di librarsi in aria e volare, come si evince dalla nitida prosa del breve racconto probabilmente reale, ma certamente molto metaforico Alberi di farfalle in cui una farfalla anche con un’ala brutalmente tagliata riesce a spiccare il volo, un’appassionata dimostrazione di forza esistenziale, un esempio del connubio tra volontà ed eleganza.
Tutta da leggere e da citare la prefazione al libro, di Tommaso Romano dove tra l’altro scrive:  “Pagine e versi mai astratti dalla dura realtà dell’esistenza, a cui (anche nel più tragico dei rintocchi) ritrovare è ritrovarsi in una celestialità, ricapitolando una nuova e difficile forza, necessaria e non di rado dolente, per andare avanti.”. Insomma, le liriche di Francesca Guajana, fanno aprire gli occhi, incantano le orecchie e conquistano il cuore.
A completare l’opera che rende affascinante il volume, il dipinto Periferia di Franco Montemaggiore artista assai noto e apprezzato, riportato in copertina, che in un’immaginaria architettura compositiva gioca su una varietà tematica in una scala di essenziali acrilici colori che sembrano contenere le sfumature dei respiri e dei trambusti della terra anch’essi in cerca dei segni dell’equilibrio e dell’armonia.
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