Antonino Schiera, “Berenice" (Ed. Thule) - di Francesca Patitucci

Lo scrittore Antonino Schiera, in questo volume, piccolo ma tanto ricco, accoglie e affronta diverse tematiche ed esprime profondi sentimenti, storia, metafore e suggerimenti, dettati da esperienza sull’esistenza umana, attraverso la sua storia che si ripete, pregna di emozioni, a volte contrastanti ma tanto vere.

In un linguaggio semplice e senza orpelli ci ritroviamo a passeggiare nella sensibilità dell’autore del racconto, che ci propone scene in luoghi più o meno noti, di cui capiremo leggendo, e pochi personaggi che, tuttavia, riescono a ricordare il dolore di un periodo storico molto triste per l’umanità. La persecuzione degli ebrei e l’Olocausto sono l’origine del racconto, nel quale l’autore non si risparmia nel mostrare il valore dell’amore, quello puro, di due giovani che, nell’orrore della Shoah, del nazismo, riescono a far vibrare le loro anime innamorate. Un’alternanza di buio e luce, in tutte le sue sfaccettature, si dipana sin dall’inizio del libro, con un chiaro ottimismo di rinascita, del bene in generale, oltre le storture umane.

Berenice è l’emblema del sacrificio, della resilienza, del coraggio ma che, alla fine, sa prendere la sua decisione finale, arrendendosi alla realtà, a un cambiamento di vita necessario, nonostante l’amore che la lega a un uomo assente, al servizio dell’Aeronautica Militare israeliana, ossessionato da una costante ricerca degli assassini della madre.

Ma Berenice perdona, capisce, attende con pazienza… è emozione il suo prodigarsi per il bene del loro unico figlio e dimenticare gli orrori e le frustrazioni inflitte dal momento storico vissuto sulla propria pelle e che, proprio in questi giorni, tutti cerchiamo di tenere vivo nella Memoria.

Ed è abbastanza sorprendente il finale, quasi a dire “che strane coincidenze” quando nella vita di Berenice si affaccerà per caso una figura del passato, di cui lei non è consapevole, se non quando…

Beh, ora bisogna leggerlo il libro, altrimenti, svelerei troppo!

Un polmone ansimante, il racconto di Antonino, dalle mille vibrazioni ché, la nostra vita, la nostra storia, ci abitano e ci riconducono a una ciclica temporalità che non ha una misura di tempo, né di emozioni.

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