“Ottantanta primavere per il Mastro Lino Tardia” di Tommaso Romano

Ci sono molti modi e maniere per rendere pubblico omaggio ad un grande e attivo pittore italiano vivente come Lino Tardia che oggi 8 settembre compie il suo ottantesimo compleanno.
Un modo un po' retorico e sostanzialmente agiografico è tracciare il profilo biografico, citare le grandi mostre, parafrasare critici illustri e fra virgolette a lungo citarli per condividere pubblicamente un anniversario.
Quello che vogliamo rendere noto, non prescindendo certo dal cursus honorum e dall'avventura culturale ed estetica del noto pittore siciliano che vive a Roma, è il senso della gratitudine per la inesausta ricerca di conoscenza che Egli sa donarci con le sue opere inconfondibili per stile e per cromatismo, in un dinamismo che sa diventare materia di contemplazione, groviglio di sogni, tempeste e sereni che si rincorrono quasi a contare l'intima natura dell'uomo che si sveste del consueto e percorre i cieli della gnosi pura. Tardia non illustra mai, racconta la controversia spirituale, l’immateriale che prende forma sapiente e gioiosa al contempo. Ecco che geometria e filosofia si congiungono come in origine, e da questa tensione che sorge il perenne dell'opera non lo scherzo macabro di avanguardisti datati e spacciati per innovatori.
La polifonia di Tardia è sempre sorretta da una visione, da una suscitazione, da un forte radicamento nell'idea che l'arte resta una via di realizzazione interiore, un veicolo privilegiato di contrasti e stati dell'essere, che proprio nella controversia trovano approdo.
La qualità e la perizia indiscutibile di Lino Tardia si manifestano come epifania di una ricomposizione possibile senza ricorrere a stereotipi di bassa psicanalisi.
Vedere attraverso l'occhio pittorico di Tardia non è esercizio sterile dei sensi o peggio cessione di autenticità, è semmai il contrario atteso che l'artificio sterile non risuona fra le corde del maestro siciliano.
La sua lunga e apprezzatissima attività intorno al mistero dell'arte come vita, trova sempre la rara pista per dimensionarci in un altrove che crea la vivezza delle sue opere e dei periodi che ha saputo attraversare con indipendenza e distacco dalle mode. Il suo "informale" quindi è il reale della unicità è il grande mare che si solca in solitudine operosa sapendo affrontare ogni emergenza e godere di ogni lentezza che ci scorre senza fermate obbligatorie.
Nel grande mare della luce Tardia ci ha saputo consegnare una chiave di bellezza che supera le formule e diviene elemento di una universalità non cancellabile.
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