Antonio De Ferraris-Galateo - “Attualità del pensiero galateano” di Dorothea Matranga

Il termine “Continuum” ben si adatta alla figura di Antonio De Ferraris, Galateo (1448-1517).     Una delle figure più illustri del Mezzogiorno d’Italia, per la sua vasta cultura scientifica, umanistica e filosofica, di cui può andare fiero non soltanto il Sud, ma l’Italia intera, alla pari dei grandi della letteratura. 
Nelle sue Epistole, dette galateane, sette, scritte in un latino originale, lui manifesta le sue idee.   Non sfuggì, a Galateo, il quadro generale della società dei suoi tempi, della corruzione politica e morale che la attanagliava.          
Egli agitò temi dal carattere sovversivo, quello della nobiltà che si contrappone all’ipocrisia, quello del sentimento di italianità, il sentimento nazionale.       
Il sentimento di italianità, lo manifesta, nel De Educazione, dove, Galateo fa appello al viver retto e civile di tutti gli italiani, nobili e popolo, sferzando i costumi barbarici di spagnoli e francesi, mostrando, come la buona educazione tace, e la mala educazione spadroneggia.                            
Egli avverte la “missione del dotto” che è quella di esprimere nelle opere il “vero”.                       
Lui dice, che le ”orecchie” di molti, sono più aperte al falso, che al vero.                                  
Definisce i militari millantatori, vanagloriosi, i mercanti impostori e parolai, i medici leggeri, i politici presuntuosi.     
L’unico rimedio, ai mali del suo tempo, è la ricerca delle proprie radici, e della propria identità culturale. 
Afferma, che l’uomo in auge, perde l’intelletto per conquistare la gloria.                                           
Da questa coscienza nascono due sue opere, l’Heremita, e l’Esposizione del Pater Noster.         
Nella prima, l’Heremita, parla della corruzione delle gerarchie ecclesiastiche, compromesse con le ragioni di Stato e dei ceti dominanti.                                                                                                    
Il motivo ispiratore dell’Heremita è la necessità di una riforma religiosa, così come era stata avvertita da Francesco Petrarca nei cosiddetti tre “Sonetti babilonesi”.                                            
Tra i massimi vizi, così come era stato già per Petrarca, lui riconosce, come più gravi, l’avarizia e la lussuria che definisce “sommi”.                                                                                                          
La società contemporanea, come per l’età tardo romana, non rispetta le buone leggi, e pensa solo al lusso e non ai sani principi cristiani di fratellanza e solidarietà.                                                       
Nel Pater Noster, scritto per Isabella d’Aragona, uno straordinario affresco della crisi aragonese, pervaso di profonda religiosità e di sdegno morale, per la degenerazione della cristianità, mostra come questa sia in mano a “fraticelli audaci e presuntuosi”, che ormai gestiscono “non solo la cura delle anime, ma anche lo guverno de lo mundo”.                                                                         
Chiama gli ecclesiastici “sacchi de pane” e “utri de vino”, che per i quali “se deve perder lo mundo”.                          
Scritto, in volgare salenizzato, era destinato non ai dotti ma al più vasto pubblico, ciò mostra la volontà di voler dare priorità alla lingua materna, sulla lingua latina.                                                  
In linea con la scelta della lingua, che deve per Galateo, più farsi udire, che mostrarsi come res, dai verba, c’è l’epistola Vituperazio litterarum nella quale il bersaglio non è la letteratura, ma l’uso che ne fanno i “grammatuli”.                                                                                                                      
Galateo, ripropone una letteratura non disgiunta dalla “sapienza”, cui compete la “missione di civilizzazione” dell’umanità.                                                                                                             
Quindi, un Continuum in Galateo, che muove dalla Bibbia.                                                                
Il bisogno di cristianità, prosegue con il tema della bellezza d’Italia, già trattato dal Petrarca, e arriva ai giorni nostri dove tornano i temi della corruzione in ambiente clericale e politico, tanto avvertiti dal nostro Galateo, dal Petrarca, e anche da Dante, con l’esigenza di un Veltro riformatore.                                                                    
 Il pensiero galateano è più che mai attuale ai giorni nostri, dove, il modernismo ha portato la società verso un consumismo sfrenato a scapito dei veri valori cristiani.               
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