Profili da Medaglia/44 - "Giuseppe Bonaviri" di Tommaso Romano

Il grande abbraccio con cui concludeva le sue lunghe, indimenticabili telefonate, che potevi avvertire come vera e paterna stretta affettuosa, ora si dipana da Frosinone al cosmo e si rivolge agli amici di questa terra con quel timbro inconfondibile di voce, quel calore e quella condivisione alla reciprocità così rara fra scrittori, fra uomini e donne del nostro tempo amaro.
Bonaviri è stato un narratore di terra e cielo.
Insieme, nella scrittura e nella vita, c'è sempre stata la natia Mineo, il mito familiare e agreste, la montagna della poesia, Camuti, ed insieme l’universo, la fantasia, l’onirica nostalgia dell’origine della vita, dal suo mistero che gli faceva scrutare oltre la biologia e la ragione, a cui pure diceva di rifarsi come fondamento, in attesa - aggiungo - di un segno salvifico.
Un uomo appartato, schivo, tenerissimo nel contatto con ogni creatura incontrata, ancestrale e al contempo modernissimo, avanti a molti altri scrittori europei più celebrati. Clicca qui per continuare a leggere
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