"Togo e Tommaso Romano" di Guido Oldani

 

Sono diverse le modalità di accostamento e di interazione fra la parola e l’immagine e viceversa. Si può parlare, ad esempio, di poesia visuale, di pittura verbalizzata e così via. Personalmente vedo il rapporto tra le due discipline come una calamita che attiri la limatura metallica, come un passaggio di un natante nel liquido marino o fluviale; una collusione di due arti, o meglio ancora una collisione. Non penso però ad un incidente, tipo vicenda stradale, ma uno scontro, quasi armonico, fra due mezzi di navigazione e meglio ancora fra due barche a vela. È proprio così, i testi di Tommaso Romano sembrano alzare le tele in giornate multicolori, di brina e di calura, di orizzonti di difficile decifrazione. Anche le opere di Togo veleggiano autonomamente, mentre i due mezzi ora si affiancano, ora si dipartono nel medesimo fazzoletto di cielo e di acqua marina. A volte le vele dei due rispettivi ambiti artistici si muovono come prive degli scafi, talvolta le barche nude si sfiorano come due aghi che debbano cucire la stessa distesa marina. Mi piacerebbe immaginare che questa scrittura e questa pittura trovassero la loro pienezza espressiva esattamente nella interazione proposta. Naturalmente i due ricercatori hanno la loro compiutissima esistenza artistica indipendentemente l’una dall’altra. Togo con la sua pittura calda, a volte rovente, fa vivere i soggetti come privi di dettagli, uniti da una musicalità. La sua è un’arte che ha anticipato le transavanguardie, una campitura che prelude a quello che oggi chiamiamo il cambiamento climatico. Romano scrive con una penna d’acqua su una lavagna di mare. Traccia i testi con rapidità, giusto il tempo di leggerli che già l’acqua della lavagna li cancella, con una specie di essere-non essere che incuriosisce sul passaggio successivo. Il dialogo tra questi due artisti può benissimo stare nelle pagine di un libro, così come sulle pareti di una mostra od in un dire e guardare gettati nella loro collaborazione. La loro è una conversazione fra l’est e l’ovest della trinacria, tra il nord e il sud dell’italica peninsularità. Mi sono letto i recensori di Romano ed anche quelle che lui fa a giovani poeti, come ad esempio a Gaetano Capuano, tanto caro a Franco Loi. Mi sono visto le mostre di Togo a partire dal suo studio, che è una specie di lo cunto de li cunti. Oggi va bene così. Il linguaggio delle impressioni di Romano e l’accensione della tavolozza di Togo, stanno oggi in questa isola dell’isola, il cui sentimento si può scrivere e descrivere, il pensiero può trovare parola e immagine per far vibrare completamente la loro eclatanza: parlare i colori e tingere le frasi, mi pare questo il calmo maremoto in una combinazione che troviamo solo qui.

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