Il Mediterraneo: clima di pensiero e di sensibilità nella poesia di Özdemir Ince - Commento di Giovanni Teresi

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La poetica di Özdemir Ince, poeta e traduttore (Mersin 1936) [1],  si colloca in quel luogo in cui ci si sveglia dopo un lungo sonno, si aprono gli occhi e la prima cosa che ci viene in mente è amare, amare forte, amare senza tirarsi indietro, viaggiare e in ogni città e ogni giorno vedere il mondo con gli occhi della prima volta. Non lasciar perdere neppure un minuto di ciò che ci viene dato. Prendendone tutta l’essenza.  Si gusta la poesia di İnce, iniziando a girovagare con lui di contrada in contrada fra Istanbul, Parigi, Marna, Roma, Sofia; a seguire gli echi di ciò che passa: la musica, i suoni, la sposa, i giardini, i figli, il passato, il presente, il futuro, i colori, i tappeti di erba, i fiori, i viali, le case, i pioppi, i ritorni.

E da una sua affermazione:

Intorno si osserva tutto, tutto nelle reali dimensioni, poiché si vive ciò che si legge. .. Perciò sono ricco … Nello stesso tempo sono mediterraneo” si capisce che uomo sia, quanto abbia meditato,  e come abbia potuto raggiungere il suo cielo. Quel cielo abitato da innumerevoli fili di andata e ritorno nei millenni, fra il Mediterraneo e l’Europa.

 

Sto camminando
e con me cammina il silenzio,
con me, nelle mie cellule.
Un’ombra interiore.
Sto respirando,
rauco per il fumo
dell’incendio di una foresta:
Contro di me
un’ombra interiore.
Fra me e il mio corpo
una terra ondulata
e una crociata
un corpo interiore.
Andando venendo, andando venendo
come una voce, come un’eco,
in una valle fra due spade:
Dov’è l’inizio, dov’è la fine,
infinita distanza.

(Uykusuzluk , pp. 56-7 – Pubblicato in Bayramoglu Cetin Ozdamir FINI)

Sono sumero, ittito, turco, greco, arabo – dice Özdemir Ince – e tanto di più… La cultura mediterranea contiene tutti i paesi che questo mare bagna e anche i popoli emigrati da questi paesi“.

Il Mediterraneo parte da Cartagine, passando per Alessandria e Beirut per giungere ad Antiochia, dopo aver compreso Ur e Babilonia. Sono queste origini che i Greci hanno adottato ed elaborato in un movimento intellettuale unico nel genere, diventato la base della civiltà moderna. Dice Cicerone:

“ Da questa origine derivano tutte le altre tradizioni; da questa origine sono nate tutte le cose e questa sorgente è impossibile che si prosciughi”.

La geografia culturale è delimitata da terre irrigate dal fiume della civiltà, dal quale si disseta anche ogni poeta turco moderno. Su questa terra di cultura c’è, senza dubbio, tanto l’ombra del cipresso greco che l’ombra della palma araba. Così, la carta geografica della civiltà, che appare a Özdemir Ince delimitata a nord dai confini attuali della Siria e dell’Iraq, comprende tutti gli strati di civilizzazione dell’Anatolia.

Jalāl al-Dīn Rūmī, uno de i più grandi poeti del pensiero mistico musulmano, aveva stabilito un rapporto intertestuale con uno dei quattro libri del Cristianesimo; non contento, arredò il suo edificio poetico di morale cristiana e di pensiero classico greco.

Ince ricorda i mendicanti della sua infanzia, nelle strade di Mersin, che chiedevano l’elemosina nel nome della “Ave Maria”, un modo perfettamente naturale, visto che San Paolo è nato a Tarso, a diciassette chilometri da Mersin e le “Sette Chiese” si trovano in Turchia:

Quello che vedi, scrivilo in un libro e invialo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Leodicea”   (Apocalisse I:11)

Per Ince il Mediterraneo non è soltanto un mare ma è, allo stesso tempo,  regione geografica, fucina di storia e teatro di popoli. Allo stesso modo la poesia non è soltanto un uso specifico del linguaggio, ma anche chimica delle civiltà e delle credenze.

 

Raccontami in un libro
il fuoco e l’acqua:
Un libro dove
il fuco diventa acqua e l’acqua fuoco.
Un libro che inizia e finisce
con il viaggio dell’acqua e del fuoco.
Ha fogli bianchi e non scritti:
impetuoso nemico, muto nemico,
pozzo senza fondo, ramo di lauro
Libro: La città come pozzo senza fondo: il Libro:
l’Altra faccia della pagina.
Dammi un quaderno senza limiti,
che io possa raccontarti il fuoco e l’acqua,
cosa significa il velo e il miraggio!                              (Uykusuzluk, p. 49)

Nella lirica del nostro poeta turco, la vita sociale è vissuta sullo scenario della natura. La natura e la vita, cioè la realtà inesauribile, la religione e il mito, creano nell’immaginazione e nell’anima del poeta e dell’artista la linfa dell’ispirazione.

 

Si, non è una bugia,
ho quattro stagioni,
tutte e quattro estate.
Dell’estate la primavera è soglia
è sacra è la soglia.
L’autunno è la porta del giardino dell’estate,
da qui esci per poter rientrare.
Reb Yourè dice:
Il mare non ha scale
Il dolore non ha gradi.                                                  (Uykusuzluk, p. 48)

 Ince si chiede:

“Un’opera artistica non è forse una produzione artistica estetica, che un individuo realizza e che riflette la sua struttura mentale e psicologica?”

Così come i filosofi non accettano il pensiero sul bello e sul brutto senza la nozione di bene e di male, di giusto e sbagliato, così su un piatto della bilancia dell’arte sta l’estetica e sull’altro l’etica.

 

Quale miracolo è più grande
Usare i suoi occhi per scavare?
Tutta la vita aggrappato a un sorriso
Aggrappato a un ramo su un abisso?
Vedere o essere visti, quale?
Guardi dalla finestra
vedi il mare.

-Lo vedi?

Il mare vede te

Che guardi alla finestra.

– Ti vede?

(Uykusuzluk, p. 41)

 

Nella sua silloge “il cielo, il cielo” si sente il profumo della poesia quasi in un volo, un po’ alla Chagall. Sicché la stessa storia letteraria di Ince è un costruire ponti fra il Bosforo e l’Europa. Nella poetica del nostro la poesia non deve riflettere soltanto la vita del poeta ma anche le sue idee, le nostalgie, le cose che vuole fare e cambiare. Egli dice che: “ la poesia è la miglior politica. Il miglior senso per stare accanto alle persone e alle cose”.

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Riguardo il clima del pensiero mediterraneo, Ince si rifà ad un uomo simbolo, Albert Camus, uomo che ha consacrato tutta la sua arte a riflettere ed illustrare l’anima e il pensiero mediterranei:

Questo gusto trionfante della vita, ecco il vero Mediterraneo (…) Mediterraneo è il clima di pensiero e di sensibilità, quello della luce, del mare, del sole e della vita”.

Partendo dal pensiero di Albert Camus, il nostro enumera, a riguardo, le proprietà costituenti che potrebbero figurare nell’opera di uno scrittore mediterraneo, circondato dalla cultura e dall’umanesimo mediterranei: ardore di vita, certezza della morte, fede nell’uomo, gusto della bellezza, preoccupazione per l’armonia umana, bisogno d’ordine e di misure, fratellanza terrestre ed esigenza di verità.

Nel 1978, İnce ha scritto una poesia in occasione della scomparsa di Bedrettin Cömert, che è stata recitata anche dagli studenti universitari in occasione delle proteste contro le politiche delle università.

 

Ho chiesto di Bedrettin ai fiori
“Egli è un garofano” hanno detto
“sta sul collare dei  tempi
rosso, con odore di bruciato”.

Ho chiesto di Bedrettin ai nostri tempi
“Era uno, ora si sono moltiplicati,
sono diventati due, trenta, quaranta, cento, mille” ha detto,
“la primavera degli uomini belli non ha fine”.

Ho chiesto di Bedrettin al proiettile,
“Io ero soltanto uno strumento” ha detto,
“come ogni strumento della terra,
un prigioniero senza identità senza personalità ”.

Ho chiesto di Bedrettin alla morte
“É andato” ha detto, “ma ritornerà,
ritornerà un giorno, non l’ho voluto io,
mi ci hanno inviato”.

Ho chiesto di Bedrettin a Bedrettin,
“Verremo insieme” ha detto, “senza suonare la tromba,
con la carne, le  ossa, ed il respiro del nostro popolo,
ritorneremo cosi come ce ne siamo andati,
senza mancanze e certamente in più”.

“Non chiederò più a nessuno di Bedrettin,
Dopo che Bedrettin ha detto  così,
Ritorneranno senz’altro così come se ne sono andati,
Potrebbe il corpo essere disperso e la faccia sparita,
Ma la loro primavera è un gioiello infinito:
la carne, le ossa ed il respiro del nostro popolo”.

(Bedrettin Cömert – Non finisce la primavera dell’ uomo bello – Ankara, Luglio-Settembre 1978 – Traduzione a cura di Yüksel Ersoy)

 

Alla base della cultura mediterranea ci sono le strutture intellettuali ed emozionali, le storie locali, le lingue nazionali, il folklore, le religioni e la mitologia, la civiltà greco-romana, quella araba medio orientale. E dalla poetica di Ince si evince che il Mediterraneo è un paese dalla notte limitata, il cui giorno è senza confini. Così nel suo ufficio, come anche nella sua cella, egli ha il cielo e il mare ove le musiche popolari turca e greca si somigliano.

Nel suo libro “Poesia e realtà” (4a edizione pubblicazioni Immagine 2011), raccogliendo alcune lettere, racconta:

Penso che fosse il 1980, uno dei tanti mesi di ottobre: dopo una buona cena ad Atene, nella Plaka alta, che dà sull’Acropoli, tornai al mio albergo. Era quasi mezzanotte, c’erano pochissimi turisti nelle strade. Camminavo per i vicoli stretti di Plaka verso piazza Syntagma: da lontano giungeva una melodia che assomigliava alla musica di Dede Effendi (1778-1846). Camminavo verso il luogo da cui proveniva la musica mi trovai di fronte la grande cattedrale. C’era la messa e alla porta una giovane donna distribuiva delle mandorle sgusciate: ne ha date anche a me. Era una festa di nozze in Turchia”.

Tra le poesie inedite in lingua francese tradotte da  C.Lajus si ricordano:

 

La langue du corps

Je me suis lavé, à l’eau froide, à l’eau chaude,
je me suis rasé, me suis parfumé d’une odeur agréable,
je sens sur mon dos la proprieté de ma chemise blanche
et son col ne me serre pas le cou quel plaisir.

Un vieil hôtel, peut-être une demeure ancienne,
dehors il ne cesse de pleuvoir,
exceptée la porte, c’est un mur de lierre,
tout est propre et mouillé.

Ce sont là mes premières observations
tandis que m’attend la bouche béante de la ville.
Le poème et la ville face à face.

                                                                                 (inédit  – Cannes,  18.4.1980)

   …

Temps infime
Tu partiras en claquant la porte,
le gaz de houille sera éteint,
les fusibles desserrés,
tous les rideaux bien fermés,
le robinet de la cuisine fuira légèrement.

Tu partiras en filant par la porte,
le citron oublié dans un coin bleuira en pourrissant
et tels que tu les as laissés demeureront
ton bureau, les feuilles, les chaises, les livres,
avec tout cela le temps aussi deviendra poussiéreux,
une semaine, un mois et d’autres mois…

Tu partiras en filant par la porte :
temps infime

                                                                                    (Inédit – Istanbul, 15.5.1980)

Définitions sur la vie

La trace vermeille
d’un oiseau abattu dans les airs

la voix de l’eau et du cerf
dans la montagne étouffée de chaleur

attendre avec patience
pour une seule phrase
pour un seul mot
devant une page blanche

revenir d’un long voyage
ouvrir des enveloppes et lire des lettres

de l’écume de la trahison et du sang
apprendre à rire et à aimer

sous un oranger
des fleurs de fèves venant d’éclore

être tué à l’école
mourir en exil.

Ce sont là des définitions sur la vie
tandis que j’écoute les battements de mon cœur
au début d’un été.

Les morts s’entassent les uns sur les autres
dans les rues, sur les pages des journaux,
leurs larmes, des instants brûlants et du lait amer.

Sur du fer une césure de sang,
l’année 1980,
vivre en Turquie.

(Ankara, 29.5.1980 –Tous mes poèmes, Tome 2 – Tiré de Bütün Şiirlerim, ikinci kitabı, 2002 Traduction C.Lajus)

 

 Altre sue opere  in lingua francese  inedite sono:

Tiré de Kara delikte bir yolculuk, Gündoğan, 22.09.2010 –

 Un voyage dans le trou noir – 08.10.2010.

[1] Ha studiato Lingua e Letteratura Francese ad Ankara, in Turchia e a Parigi. Ha insegnato francese tra il 1960 e il 1969, successivamente ha diretto il Programma di Pianificazione e Trasmissione alla radio e televisione turca (TRT) sino al 1982. Tra il 1989 e il 1999 ha diretto due case editrici ad Istanbul.

Attualmente scrive gli editoriali del giornale Hürriyet International e il supplemento della domenica di Hürriyet Pazar. Ha pubblicato ventuno libri di poesie di cui i più recenti sono: Uykusuzluk (Insonnia, 1996), Mani-Hayy (Mani il vivente, 1998), Seçme Siirler (Poesie scelte, 1999). Tra gli studi critici si ricordano: Tarih Bagislamaz (La storia non perdona, 1994), Çile Törenleri ( I riti ascetici, 1995), Bu Ne Biçim Memleket (Che paese è questo, 1996), Ni l’or ni l’argent (Né l’oro né l’argento, 1997). Ha tradotto in turco Rimbaud, Lauréamont, Aloysuis Bertrand, Kavafis, Seferis, Ritsos, Réné Char. Alla sua opera poetica è stato attribuito il premio “May Prize” (1968), e per la sua traduzione il “Turkish Language Institute Award” (1978). È stato eletto membro dell’Académie Mallarmé di Parigi nel 1978, del Centre International d’Etudes Poétiques di Bruxelles nel 1987, consulente del Premio Tivoli Europa Giovani di Roma nel 1999, e membro della International Hause of Poetry di Bruxelles nel 2000. Nel 1990, il Governo francese lo ha decorato “Ufficiale dell’Ordine delle Arti e della Letteratura”. I suoi libri sono stati pubblicati in francese, greco, macedone e bulgaro.

Commento di Giovanni Teresi pubblicatto in www.Samgha.me

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