"Il 15 aprile di ottant'anni fa veniva ucciso Giovanni Gentile" di Pierfranco Bruni

"Unico, vero, concreto, completo maestro dell'uomo è lo Spirito universale". Da qui si potrebbe impostare un discorso su Giovanni Gentile a ottant'anni dalla sua uccisione. Il filosofo che fu ministro della Pubblica Istruzione e che portò l‘umanesimo al centro dellesistere.
La politica non è solo un pensiero. Non è soltanto un’idea. Non siamo nello stoicismo. Si è dentro il superamento dello stoicismo. Infatti scrive Gentile:  “La sola realtà solida, che mi sia dato affermare, e con la quale deve perciò legarsi ogni realtà che io possa pensare, è quella stessa che pensa; la quale si realizza, ed è così una realtà, soltanto nell'atto che si pensa".
È un valore. Essendo tale antropologicamente pone al centro la dimensione di un umanesimo della cultura, in cui il concetto di Ragione può avere senso soltanto se interagisce con la visione storica di Tradizione.

Parlo di Tradizione, la quale fa costantemente i conti con una Memoria che interagisce con la Identità non di un paese, ma di una Nazione. Attenzione. Nazione e nazionalismo sono due termini completamente diversi e anche divergenti. Nazione è eredità di una civiltà filosofica e ontologica. Un significato e un significante che potrebbe anche essere considerato un percorso fenomenologico oltre Hegel stesso. Ed è certo che nella politica tout court ci sono delle filosofie che dialogano con una cultura che ha come principio portante un percorso metafisico o la metafisica.

Si ridiscute di Giovanni Gentile a ottant'anni dalla uccisione. Oltre il pensiero unico e dentro un umanesimo vichiano che pone al centro l'uomo e la spiritualità in cui l'uomo non è solo Ragione ma eredità relisiosa. Ed essendo tale le “ragioni” storiche sono distanti dalla economia materializzata come “cosa” o come prassi. Non si è mai spiegato cosa significherebbe il termine “cosa”. Non è parte integrante né della filosofia idealista cosiddetta, storica e tanto meno di una filosofia metafisica oltre il moderno. In una dimensione del pensiero contemporaneo Gentile resta un punto di riferimento. È il filosofo! Il filosofo dell'immanenza. Giovanni Gentile era nato a Castelvetrano il 30 maggio del 1875 e morto ucviso a Firenze il 15 aprile del 1944.

Tra le sue opere vorrei ricordare soltanto: "La riforma della dialettica hegeliana", "La filosofia della guerra", "Teoria generale dello spirito come atto puro", "I fondamenti della filosofia del diritto", "Sistema di logica come teoria del conoscere", "Guerra e fede", "Dopo la vittoria", "Discorsi di religione", "Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia", "Frammenti di storia della filosofia", "La filosofia dell'arte", "Introduzione alla filosofia", "Genesi e struttura della società", (uscito due anni dopo l'uccisione).

Gli esercizi della pietanza filosofica "giustizialista" non appartengono alla Tradizione della cultura filosigica umanistica che trova in Maesilio Ficino e Vico, appunto, la via fondante tra intelligenza, rucerca e creatività. Il giustizialismo in filosofia è lezione di un Robespierre che ha usato l’Illuminismo come bugia di una stagione "illuminata". Finzione e massacro. La Tradizione è Cultura. La cultura filosifica è nel rinnovare la Tradizione del pensiero nel tempo dell’essere e del tempo. È un processo che nall’epoca moderna nasce appunto dai valori e non dalle ideologia. Siamo dentro Gentile e oltre lo stoicismo.

Il filosofo non è ideologia. È idea nel Pensiero. Può piacere o meno ma i corsi e ricorsi da Vico a Gentile sono processi dentro l‘umanesimo dei popoli. La Tradizione è una civiltà che ha trovato proprio in Giovanni Gentile (il filosofo più importante del Novecento) quel punto di riferimento che ha portato nei processi del Pensiero stesso l’Uomo con la sua eredità, la sua identità, le sue appartenenze.

Certo, resto, comunque, convinto che la Tradizione non significa conservazione. È un dato nuovamente antropologico. Io non sono un conservatore in termini politici.  Sono un tradizionalista che legge nella rivoluzione l’innovazione costante della Tradizione metafisica. L’uomo e le civiltà che trovarono nel Rinascimento il prolungamento dell’Umanesimo. La filosofia di Gentile è una tradizione metafisica e da quest dimensione la cultura è la reale espressione dei modelli dialettici che puntano ad un lessico che usa il valore ulteriore che è la Libertà nella conoscenza.

Parlare di democrazia è soggettivo, non oggettivo. È una parola elastica. Si elasticizza come meglio si crede. Popolare e democratico restano due termini a fiondare lo specchio degli uomini veramente liberi. Ma la Libertà è molto di più. È ben altro. Gentile è la cultura nel rispetto della libertà o meglio è il Pensiero nella cultura della libertà dell’uomo come Essere dell’umanesimo. Il resto è retorica antica di un ideologismo che non ha altro elemento se non la demagogia. Gentile è nel senso del metafisico che supera la storia per definire il pensiero come processo umano. Scriverà: "Gli uomini che ragionano sempre non fanno la storia".
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