“Caro figlio … ho tanta voglia di leggere” di Maria Pia Iovino

Esami choc. Uno studente su tre non comprende i test in lingua italiana?!
 
E’ tra le ultime notizie, rimbalzate agli onori della cronaca nazionale, che raccontano una delle piaghe che si sono abbattute sui banchi di scuola italiani, ferenti la storia e le menti illuminate di un tempo, che hanno contribuito lautamente, ad arricchire il patrimonio culturale italiano, ferenti altresì, l’ottimismo per il futuro delle nuove generazioni.
Il risultato a cui si è addivenuti non è un male nato da solo ma, rappresenta il coacervo di elementi che quali agenti di un moto sussultorio autolesionista, si è presentato apparentemente, asintomatico e goliardico, almeno nella sua fase iniziale …
Già …. Perché è così bello oggi, vedere crescere l’infante imbracciare uno smartphone, dolcemente fornito dalle tenere mani di madri, a loro volta sedotte dai fantastici social, che signoreggiano tout court, ogni istante della quotidianità, immortalando momenti, anche intimi, di comunione familiare, di preparazione di una pizza, di una torta, che devono, rigorosamente, essere postati, in bella vista, nella meravigliosa vetrina di Facebook, per soddisfare la bramosia di autoaffermazione e sete di ammirazione altrui. Continuando, con alcuni papà, a loro volta, frustrati dalla crisi della mezza età, alla volta di collegamenti sinistri, in siti di incontri on line, per affermare la propria abilità di conquistatore di ultimo grido, di eterno evergreen di maliziose giovanette, la metà di anni più piccole. E come lo si trova il tempo per “leggere” una espressione infelice, plumbea, interrogativa del proprio figlio  che si sta affacciando alla vita, sguarnito di un adeguato equipaggiamento, per crescere preparato in un mondo sempre più violento, anaffettivo, cinico e incolto?
Incolto. Esattamente … Considerato che giovani studenti di oggi, licenziati dalle scuole medie inferiori e superiori, riproducono errori grammaticali da ispirare un clone del famoso dipinto dell’Urlo di Munch, per la gravità e frequenza con cui si manifestano.
Causa: distrazione non adeguatamente corretta e attenzionata dal nucleo familiare di origine del giovane studente con la coda lunga; incapacità di dire no, efficacemente e autorevolmente, da parte del genitore, ma, subire piuttosto, il contraccambio, amaro, di una crescita da sultano, del proprio figlio/a, a cui il genitore, paradossalmente, si sottopone ed a cui cede, regalando magari, una macchinina (meglio se elettrica … che fa più fashion), anche quando il rendimento scolastico è da 5 in condotta. Espressioni giustificatrici: ma, io volevo essere amica/o di mio figlio.
In medio stat virtus – la famosa locuzione latina di Aristotele per indicare che la virtù sta nel mezzo, dirige i passi a non cadere negli eccessi, che fuorviano dal corso naturale di una sana crescita, di una accorata sollecitazione a re- instaurare un vero equilibrio familiare.
Ma, è ineluttabile che oggi, siamo molto lontani, a parte sparute ed eccellenti minoranze di famiglie, di coppie,  che saggiamente, hanno saputo intravedere la strada larga della perdizione, tanto seducente ma, da cui mantenere le debite distanze, pur di non rimanere pericolosamente, imbrigliati. Già, perché ad essere cambiato è l’asset del modo in cui si concepisce lo status di marito e di moglie, di coppia, sempre meno aderente ai canoni che contraddistinguono la famiglia: società naturale fondata sul matrimonio (art. 29 Costituzione), il matrimonio sia tenuto in onore da tutti (Ebrei 13:4), sempre più distratta ed inconsapevole di abbracciare e coltivare, amorevolmente, la sua dimensione ed i suoi componenti.
 
Piuttosto, auspicabile investire il tempo nella dimensione reale, nell’applicazione di ciò che naturalmente, dovrebbe appartenere all’ordine, alla subordinazione, alle regole, e stabilire, fissare/fissarsi delle regole per raccogliere  a suo tempo, frutti gustosi, non acerbi e acri.
Dimensione reale fatta di ascolto, di dialogo, di comunione, di tempo costantemente dedicato insieme (non con lo smartphone alla mano, isolandosi l’uno dall’altro, e non guardandosi neppure), di libri, di lettura, di scrittura, di cucina, di passeggiate all’aria aperta, di decisi e fermi “NO” educativi e condivisi inequivocabilmente, da entrambi i genitori, di tempo dedicato alle cose vere, di riconsiderazione di ciò che, veramente, vale. 
Si potrà, in tal modo, evitare di ritrovarsi a non sapere riconoscere ciò che ha valore, da ciò che toglie valore, virtù, umiltà, mansuetudine, ma scardina nel disagio, nella frustrazione, nella violenza, nella volgarità, nella superficialità.
Tutto ciò come si acquisisce se non, rivedendo il proprio agire e ri-partendo dall’esistente? La famiglia, la scuola, istituzioni educatrici per eccellenza, che complementariamente e coscienziosamente, offrirebbero una formazione esistenziale salda e ancorata su radici profonde al giovane e che resistono alle intemperie che le innumerevoli pressioni a cui l’individuo di oggi è esposto, lo rendono precario nel proprio equilibrio e nelle proprie certezze.
La scuola, istituzione scolastica per la quale, in tempi non molto remoti, era esclusivo appannaggio delle classi socialmente ed economicamente agiate, è stata assurta a valore fondamentale e diritto dell’individuo e resa obbligatoria con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, con l’art. 34:  “L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Valore fondante l’art. 34 Cost. che ha permesso ad intere generazioni di essere alfabetizzate ed avere migliorate le proprie condizioni di vita.
Il pensiero filantropico dei Padri costituenti ispirò il Ministero dell’Istruzione degli anni ’60, unitamente alla RAI, a realizzare dei programmi televisivi nazionali di istruzione popolare a distanza, per classi di adulti analfabeti, condotti da veri e propri maestri e pedagoghi, tra cui Alberto Manzi.
Non è mai troppo tardi - fu il titolo con cui si iniziò questo percorso di lotta all’analfabetismo, riuscendo a raggiungere un preminente ruolo sociale ed educativo, per il quale quasi un milione e mezzo di persone riuscì a conseguire la licenza elementare. Una conquista determinante per rafforzare lo spirito dell’Unità nazionale fu determinato dall’insegnamento della lingua italiana. Il successo dell’iniziativa ha raggiunto un livello così pervasivo da valicare i confini nazionali  ed essere imitato in settantadue Paesi.
Breve dissertazione, con un tuffo nel recente passato, per testimoniare il cambiamento/declino sociale che si sta viepiù configurando oggi, in cui, a fronte di strumenti costituzionalmente garantiti alle famiglie per offrire alla prole un percorso di istruzione gratuita e obbligatoria, si assiste allo snobismo di tale istituzione che invece, rappresentò una conquista di civiltà, negli anni in cui la cultura, l’alfabetismo, la conoscenza corretta della lingua italiana e quindi, dell’unità nazionale, rappresentavano delle mete, ambìte persino dai lavoratori adulti analfabeti, per i quali furono, anche, organizzati programmi televisivi preserali, per consentire loro di potere lavorare.
Perché questa disaffezione, unita alla insofferenza verso la scuola, lo studio, l’applicazione, l’impegno vero?
Perché queste crepe? E’ fisiologico che laddove si forma una crepa si annidano dei pericoli latenti che avvinghiano e irretiscono, la cui liberazione non è sempre garantita, portando con sè conseguenze della rete in cui si era caduti.
Se invece, si considerano gli insegnamenti che si possono cogliere dallo studio, dall’applicazione, saranno evidenti e benefici i mutamenti che la mente del giovane, dello studente può subire, calato nei meandri della riflessione, della logica, dell’intuizione, che neurologicamente, un occhio superficiale non coglie. Allora, si potrà acquisire una nuova visione della vita in cui, la componente grossolana a animale che alberga dentro l’uomo, potrà essere dominata e raffinata da uno studio profittevole, fatto anche di ore di applicazione, di rinuncia alla smodatezza nell’uso delle chat, ai post e i selfie di Whatsapp, Instagram, Facebook, di uscite con amici, condite di sballo notturno (… a base di alcool, sostanze stupefacenti, etc.) in cambio di un bagaglio, inestimabile, di arricchimento culturale, di preparazione didattica, di linguaggio corretto, forbito, fluente, di pace interiore, di moderatezza, di autostima e sicurezza in sé. Non solo, ma diversi limiti di carattere, di pregiudizi culturali, la spavalderia e l’arroganza, il bullismo, il narcisimo, potranno cadere e cedere il posto all’ascolto, alla revisione di sé, all’umiltà, all’autocontrollo, alla saggezza, al rispetto altrui.
Lavoro non facile in cui il giovane, interfacciandosi con le due colonne primordiali della sua vita, la famiglia e la scuola, deve viaggiare in linea di continuità con entrambe, senza che questi due mondi si scontrino, né si sovrappongano, ma con riverente sottomissione, essere educato al sommo rispetto delle stesse. Questo l’incipit da cui discendere riverenza e rispetto verso ogni altra forma di ordine costituzionalmente istituito: la legge (codice della strada compreso), la giustizia, la fede, e coloro che fedelmente, lo rappresentano (genitori, insegnanti, Forze dell’Ordine).
Simposio che per molte generazioni del passato ha rappresentato il passe-partout verso una vita sana, equilibrata, rispettosa del prossimo, dei saldi valori morali,  di dominio degli istinti, di sana affermazione nel mondo del lavoro, di acquisizione di competenze e eccellenze nel campo della scienza, dell’arte, della medicina, dei mestieri e che, sulla scia di innumerevoli testimonianze positive del mondo che fu, proiettarsi fiduciosi verso il futuro per la corposa eredità ricevuta, da fare sempre più, propria e da trasmettere da padre a figlio, di età in età, per un nuovo ordine armonico e produttivo di bene, e bene soltanto. - “Non spostare il confine antico che fu messo dai tuoi padri” – (Proverbi 22:28); “Fermatevi sulle vie, e guardate e domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; e voi troverete riposo alle anime vostre”(Geremia 6:16).                                                                                                                                                   
A cura di Maria Pia Iovino – Docente di discipline giuridiche ed economiche
 
 
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