… eppure il cuore sembrava cieco. L’apatia dell’anima in un frammento di R. H. Benson

di Luca Fumagalli

 

In questo brano tratto da “Loneliness?” (1915), romanzo postumo di Robert Hugh Benson ancora inedito in Italia, la giovane Marion ritorna a Campden Hill presso l’amica Maggie, donna matura e devota cattolica. Con lei Merion si sente a sua agio e le confessa che da qualche tempo la propria fede è fredda e l’anima apatica. Meggie ipotizza che la ragazza sia semplicemente distratta dagli impegni lavorativi o magari da una persona speciale che ha incontrato. La protagonista, però, sa che il suo disagio ha origini più profonde, che l’abitudine e l’incontro col mondo la stanno rendendo sempre più impermeabile alla religione.

Quando se ne fu andato, Marion si sedette davanti alla stufa. Aveva appena fatto una nuova scoperta.

Sei mesi prima un invito come quello l’avrebbe entusiasmata. Ricordava la prima volta in cui, ancora studentessa, le fu chiesto di rispondere alla messa di uno strano prete che era venuto alla scuola, e la straordinaria sensazione che le aveva dato essere in un certo senso ministro presso l’altare di Dio. La scorsa primavera, ancora una volta, aveva risposto in due o tre occasioni come questa alla messa officiata da Padre Danny, e la dolce sensazione era ancora lì. Ma ora era scomparsa. Perché?

La sua religione era stata ardente e sincera, molto lontana dalla superficialità. I personaggi della sua fede erano stati reali come qualsiasi altro essere umano – sopra tutti la Suprema Divinità – così reali all’epoca da sembrare sempre presenti mentre altri non lo erano. Il tabernacolo era per lei la sala delle udienze del Re… Quelli erano tempi in cui anche la visione fugace di una chiesa cattolica in campagna, o della sua porta in una via di Londra, le causavano una febbrile emozione. L’immediata reazione quando le fu detto che la sua voce era un dono straordinario fu quella di decidere di cantare per la maggior gloria di Dio. Aveva avuto per un attimo il terrore, dal quale, in realtà, non si era ancora ripresa, che questo avrebbe potuto significare essere una suora e cantare in una cappella. E, deve essere ricordato assolutamente, questa devozione non era una devozione verso un sistema artistico o un’opera, o il mero risultato di un sodalizio o dell’insegnamento: esso aveva un Oggetto Personale definito nei confronti del quale provava quell’amore che può provare una creatura nei confronti del Creatore Incarnato. Frasi come «Lascia che mi baci con il bacio della Sua bocca…», «Come il melo tra gli alberi del bosco; così è il mio Amato tra i figli…», «La voce del mio amato bussa: apri, sorella mia, amore mio, pura di cuore» – frasi come queste, applicate e consacrate attraverso i secoli a indicare l’amore tra Cristo e l’anima, hanno espresso con realismo la passione che la religione svegliava in lei. Il dramma che la Chiesa cattolica mostra ai suoi figli durante periodi come il Natale e la Pasqua erano per lei molto più che un dramma. Il Bambino nella mangiatoia era il suo innamorato tornato nuovamente piccolo; con le figlie di Gerusalemme guardava lo stesso amante andare con il sangue e le ferite verso il Calvario: con le stesse figlie aspettava nella luce dell’alba vederLo tornare come un Gigante.

La religione allora, uno o due anni fa, era davvero la passione della sua vita. Appena aveva visto il cottage nel villaggio di standing aveva deciso che sarebbe stato suo, per il piccolo abside della chiesetta che confinava con il suo giardino posteriore; e aveva scelto la sua stanza al piano superiore spostando lì il letto, cosicché, fino a quando rimaneva lì, poteva osservare il luccichio della lampada del santuario che attestava la Sua Presenza. Non aveva detto nulla di tutto questo ad anima viva, a naturale eccezione del confessore: suo padre, lo sapeva bene, avrebbe scambiato la sua pietà per il puerile sentimentalismo di una ragazza.

E ora…!

Si alzò improvvisamente per recarsi presso la finestra nella stanza della musica. Là la luce brillava attraverso il crepuscolo – una strada ingioiellata attraverso la vetrata dell’abside. Ora però non le faceva alcun effetto. La sua volontà guardava ancora all’antica fede: non c’era il minimo ostacolo intellettuale tra lei e le sue apprensioni. Eppure il cuore sembrava cieco.

da: www.radiospada.org

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