Profili da Medaglia/2 - " Gaetano Alì" di Tommaso Romano

Nato ad Adrano nel 1937, morì a Catania nel 2012.

Giovanissimo iniziò a militare nelle file del MSI, per poi aderire al Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti, dove ebbe modo di accostarsi al pensiero tradizionale, che lo guiderà per il resto della sua vita, conoscendo anche Julius Evola, incontrato a Roma, nella seconda metà degli anni Sessanta.

Prese parte alle attività del “Gruppo dei Dioscuri”, seguendo la sua naturale tensione verso l’incondizionato e la ricerca spirituale; però su tale gruppo manifestò in seguito non poche riserve.

All’Università fu allievo di Carmelo Ottaviano e assistente di Gino Corallo, diventando docente di pedagogia presso l’Ateneo di Catania.

A metà degli anni Settanta, chiusa l’esperienza politica e cessate le attività dei “Dioscuri”, diede vita ai Centri Studi Heliodromos, dove poté sviluppare pienamente la sua propensione caratteriale per le realizzazioni concrete e le azioni rettamente orientate. Partendo dal concetto di “unità operante”, fu promotore di tutta una serie di iniziative impostate secondo canoni di “impersonalità attiva” e della interiore rivolta contro il mondo moderno. Fondò la rivista “Heliodromos” (a cui nel tempo si affiancarono altre pubblicazioni), animò la libreria Il Cinabro a Catania, con l’omonima casa editrice, e poi la libreria Il Gattopardo a Enna, a cui si aggiunse una delle prime televisioni indipendenti: Tele Enna; inoltre aprì un’azienda di serigrafia che, dall’iniziale utilizzo per stampare materiale militante, si evolse nel tempo in una vera e propria impresa industriale.

All’interno dei Centri Studi non soltanto si svilupparono alcune esperienze artistiche, ma ebbero luogo diverse iniziative: fu condotta una campagna contro l’installazione dei missili cruise a Comiso; furono intraprese azioni metapolitiche in ambito nazionale, collaborando con altri gruppi dell’ambiente antagonista, come il gruppo “Raido” di Roma; si costituì un “Comitato di Soccorso per il popolo afghano”, in appoggio ai combattenti contro l’invasione sovietica; nacque l’associazione ambientalistica DEA (Difesa Ecologica Ambientale), che si dotò di un proprio organo di stampa (Etna Uomo Ambiente) e prese avvio una lunga e dura campagna contro gl’imbalsamatori della natura vulcanica, annidati nell’Ente Parco dell’Etna.

Infine Gaetano Alì realizzò l’obiettivo, coltivato da tempo, di dotare Heliodromos di un proprio territorio, realizzando un’Azienda Agricola sulle pendici dell’Etna, divenuta col tempo sede vivente e attiva per una Comunità tradizionale, dove ogni anno si ritrovavano – e continuano a ritrovarsi – militanti e uomini di cultura (fra cui Rutilio Sermonti) provenienti da tutta Italia e dall’estero, per vivere un’esperienza di lavoro, approfondimenti e dibattiti culturali.

Fu sulle pendici dell’Etna che feci la conoscenza di Gaetano Alì, per il tramite dell’amico Salvatore Currao, allora Segretario Generale della Provincia Regionale di Palermo, Ente in cui, in quel 2006, ricoprivo, per la terza volta, la responsabilità di assessore alla Cultura, senza avere peraltro più tessere di partito e senza tramite partitico alcuno, avendo lasciato Alleanza Nazionale nel 2001 per il sostegno dato alla linea non compromissoria di Francesco Musotto, candidato indipendente a Sindaco e tuttora mio grande Amico, che mi fruttò, direttamente da Fini, una sospensione dal partito, che pure avevo concepito e cofondato (con fiori, Fisichella, Porcari Li Destri, Gianfranceschi, Ramponi, Gustavo Selva, Grisi) nel 1993 e per cui a Fiuggi, nel 1995, fui eletto “di diritto” nel parlamentino di AN, l’Assemblea Nazionale. Impegno istituzionale attivo che tenni fino all’autunno del 2006, per poi passare al Comune di Palermo con il medesimo incarico fino al giugno 2007, anno conclusivo della mia attività nelle istituzioni pubbliche, per mia esplicita decisione.

Luogo d’incanto, quella piccola fortificazione sull’Etna, che accoglieva interessanti seminari, una sorta di Università Estiva, con diversi giovani, siciliani e provenienti da altre regioni, specie dal Lazio e appartenenti al Gruppo Raido. Fui relatore in un assolato pomeriggio, svolgendo, in quella sede tradizionalista, una relazione sui rapporti – più robusti di quanto possa credersi – fra tradizionalismo non cristiano e cattolicesimo tradizionale e, quindi, tracciando le coordinate, le convergenze e le divergenze fra il pensiero di Evola, Guénon, De Giorgio e quello di Mordini, Panunzio, Allegra, Costamagna.

Ne sortì un bel dibattito, coordinato da Alì, con la partecipazione di un uomo ancora in piedi, seppure già anziano negli anni, Rutilio Sermonti, che nel 1972 avevo già incontrato in Via degli Scipioni, sede della Libreria Europa. Rutilio fu colui che si può definire uno dei “pezzi di storia” dell’ala facente capo a Pino Rauti, fin dalle origini del MSI, poi con Ordine Nuovo e, ancora, dal 1969, nella Fiamma, da cui in seguito quasi tutti i rautiani storici (tranne Maceratini, Cristaldi, Moffa e pochi altri) si allontanarono, Sermonti compreso, dopo la svolta di Fiuggi.

Proprio in quella felice occasione Sermonti volle regalarmi un bell’ovale in terracotta da lui stesso modellato, raffigurante Ezra Pound, che conservo come un suo lascito ideale. Sermonti fu autore di molti libri, scritti pure a due mani con Rauti, in particolare una monumentale storia del fascismo e molti altri contributi, specie sul corporativismo e l’ecologia, allora ritenuta quasi un’ideologia “eretica”, nel mondo di destra.

Restai due giorni ospite di Alì, in quel fazzoletto di mondo incontaminato e produttivo, ed ebbi modo di apprezzarne le qualità morali e culturali, i ferrei principi e le forti ideazioni metapolitiche. Alì era tuttavia aperto e senza l’albagia di dogmatici pregiudizi. C’intendemmo, insomma, su quelle linee di vetta, come le chiamava Evola, e fu un incontro foriero di riflessioni e approfondimenti, fors’anche per la sua professione di valoroso docente universitario di pedagogia, studi e valori che, nell’orizzonte della formazione integrale dell’uomo, ci accomunavano.

Quando si farà la vera storia del tradizionalismo, Il Cinabro, la comunità tradizionale di Gaetano, i suoi amici troveranno una degna collocazione fra le esperienze vive e non solo libresche o pseudo intellettuali – e spesso niente affatto spirituali – di un mondo contrario, comunque, a piegarsi alla dittatura dell’ovvio.

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