Elite e Distinzione/ 9- Pier Felice degli Uberti

Dall’albore dei tempi troviamo le prime riflessioni sull'uomo espresse nei miti, dove l'uomo primitivo, la natura, la vita, la storia e tutto ciò che lo circonda, appare come un turbinio di immagini senza senso e il mito diventa quindi un modo per ordinare e conoscere la propria realtà. Da sempre incontriamo un uomo che vuole essere diverso e distinto dagli altri che appartengono alla sua stessa società. Le grandi religioni presentano il maestro come un esponente della leadership: limitandoci a ricordare le religioni oggi esistenti incontriamo Buddha, discendente della casta dei guerrieri Sakya;Masè, un israelita della tribù di Levi, salvato dalla figlia del faraone e reso parte della corte, a cui viene consegnata la Legge e affidato il compito di condurre il popolo ebraico attraverso il deserto fino alla Terra Promessa; Gesù della tribù di Giuseppe, un discendente di re Davide; Maometto appartenente ad un importante clan di mercanti da cui discesero poi grandi dinastie; e persino nello Scintoismo la dea Amaterasu intraprende la conquista del regno terrestre inviando una serie di messaggeri sulla terra; e il dio del tuono, Take-mika-zuchi, conquista per lei il regno terrestre, il cui governo fu affidato al nipote della dea, Ninigi, antenato degli imperatori del Giappone, disceso sulla terra con cinque capi (antenati delle famiglie sacerdotali). Da sempre dentro 1’uomo è insito il raggiungimento di una distinzione che lo renda superiore agli altri esponenti della società, e se l’appartenenza alla stirpe dei maestri delle religioni è limitatissima, al contrario troviamo dal1”epoca greca per un certo numero di famiglie l’aggregazione a forme organizzate come l’aristocrazia, ovvero una forma di governo nella quale poche persone (che secondo l'etimologia greca del termine dovrebbero essere i “migliori”) controllano interamente lo Stato. Il termine nei secoli diventò sinonimo di altre aggregazioni umane, e questa è stata assieme alla monarchia, tra le forme di governo più diffuse in Europa negli ultimi secoli, generalmente sotto forma di monarchia costituzionale, dove il potere del sovrano e controllato da un parlamento composto da soli nobili. Il desiderio di distinzione è ben rappresentato dal termine nobiltà che ha un duplice significato: indica sia uno status privilegiato riconosciuto dall’autorità, sia l'insieme dei soggetti che beneficiano di tale condizione. Il termine nobile deriva dal termine di lingua latina nobilis, che significa “onorevole”; la nobiltà è una aggregazione amplissima e a seconda delle epoche storiche può avere diverse connotazioni non sempre correttamente classificabili. Nel tempo assistiamo al passaggio dalla nobiltà personale all’ereditaria, a quella chiusa a poche famiglie, alla trasformazione della nobiltà in una onorificenza premiante generalmente ereditaria (da Napoleone). L'accesso alla nobiltà che era una classe aperta è ammesso a favore di alcune famiglie nuove, anche se in numero ristretto e secondo norme regolarmente stabilite. Un concetto di distinzione molto più aperto lo troviamo nella cavalleria, che, utilizzata soprattutto in età antica e nel medioevo, costituiva anche la classe nobiliare della società. La cavalleria medievale divenne un ideale di vita a cui gli uomini di quel tempo si ispiravano. Negli anni trenta del XX secolo si sostenne che all`inizio dell’XI secolo lo sviluppo e la diffusione di signorie di banno, incentrate sui castelli, e su rapporti reciproci avevano contribuito ad alimentare una crescente cerchia di specialisti della guerra, formati dai signori e dai loro vassalli. Il mestiere di cavaliere andò sempre più specializzandosi, circoscrivendosi a una élite ristretta che diede vita a una cerimonia di iniziazione del cavalierato, che contribuì alla percezione della cavalleria come gruppo limitato. Marc Bloch in La società feudale, Torino, 1974, scrive: “Tra il XII e il XHI secolo essa, definendosi in un ceto chiuso a base ereditaria, passa dalla condizione di “nobiltà di fatto”, ovvero dall`organizzazione in forme aperte e fluide, alla condizione di 'nobiltà di diritto”. Alla tesi di Bloch che sostenne che la cavalleria si fosse costituita come emanazione della condizione nobiliare, Jean Flori ha eccepito un'altra teoria, del tutto opposta, che considerava la cavalleria come una professione alla quale la nobiltà si avvicinò e della cui dignità, col tempo, si appropriò. Il mestiere del cavaliere era inizialmente stato riservato a persone di estrazione variegata e anche di umile origine, come dimostra l'etimologia del termine knight, derivante da cnith che designava il “servitore”. Solo nel XIII secolo, anche attraverso la formazione di un’etica e di un codice di comportamento del cavaliere, il cavalierato e la carica nobiliare conoscono una chiara sovrapposizione. Fu in quest`epoca che si diffuse la pratica dell”adubement che assegnava alla cavalleria il significato di “ordine” ristretto ed esclusivo. La grande importanza della cavalleria lasciò una profonda traccia nella nostra società tanto che ancora oggi alcuni paesi (Italia compresa) usano il titolo di cavaliere come onorificenza. Riguardo alla popolazione l’Europa non ha radici di un solo tipo: l`antica e nobile civiltà celtica, la grande tradizione greco-romana, il Rinascimento, l'Illuminismo, la Rivoluzione francese hanno lasciato sul corpo del continente tracce profonde e importantissime, non inferiori a quelle prodotte dall`influsso giudaico-cristiano, ma per le elite le radici sono rappresentate dall'aristocrazia, dalla nobiltà e dalla cavalleria, tanto forti nella nostra storia, che però oggi nella società multimediale non e più chiaro cosa possano ancora rappresentare. Trattando questi argomenti dobbiamo limitarci solo al concetto di élite perché queste tematiche sono prive di interesse per le masse, ma al tempo stesso dobbiamo comprendere bene che l°aristocrazia, la nobiltà e la cavalleria del passato sono ormai estinte per il mutamento dei tempi avvenuto in l'Italia da almeno 70 anni, e sebbene con una percentuale di meno del 0,2% della popolazione, rivivono nella realtà dei fatti solo a livello di rievocazione storica, perchè i discendenti dell`aristocrazia e della nobiltà sono oggi ormai distanti dal peso sociale e dal vuoto “privilegio” di cui godevano durante il regno d'Italia. Al contrario l'accesso alla cavalleria o meglio agli ordini cavallereschi (sia statuali che dinastici) ha registrato un incremento esponenziale senza precedenti, avendo accolto nelle sue file una grande massa di persone che per famiglia, condizione sociale o cultura quando la cavalleria rivestiva un vero prestigio sociale non avrebbero potuto avervi accesso. Se oggi questi concetti rappresentano un ricordo antiquariale cosa significheranno nel prossimo futuro quando sarà al vertice della società la Generazione l”, perché cosi si definisce la generazione del nuovo millennio, coloro che sono nati tra i primi anni “8O e la metà degli anni “90 nel mondo occidentale (0 primo mondo)? Questa classe d'età presenta forti aumenti di natalità simili al1’incremento delle nascite degli anni “50 e “60, la cosiddetta generazione dei baby boomer, caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. In molte parti del mondo, l'infanzia della generazione Y è stata segnata da un approccio educativo tecnologico e neo-liberale, derivato dalle profonde trasformazioni degli anni Sessanta, ma queste persone non mostrano alcun interesse per le élite tradizionali, sono prive di conoscenza storica, e nelle loro famiglie non più tradizionali non si trasmettono ricordi che possano almeno far sognare una distinzione che li ponga sopra un livello superiore rispetto agli altri. Oggi gli ideali sono rappresentati dalla soddisfazione di bisogni ingenerati solo dalla pubblicità della comunicazione, ma sono sicuro che al tempo stesso rinascerà dentro la Generazione Y la volontà di distinguersi e raggiungere l’obiettivo di sopravanzare gli altri. Sicuramente con un approccio su base scientifica che la nostra epoca ancora non conosceva, chissà se vorranno sapere qualcosa di più del loro essere, magari attraverso l'esame del DNA ed ottenere così preziose informazioni che con l’evoluzione della ricerca scientifica potranno giustificare quella potenziale diversità dagli altri insita in loro e che li porterà a cercare un segno distintivo, magari differente da uno stemma, o dall’appartenenza ad un élite non più definibile come nobiltà, inducendoli magari a partecipare ad un’organizzazione che senza essere un ordine cavalleresco ne ricorderà gli scopi e le finalità.

 

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