Elite e Distinzione/ 35 - Arthur Shopenhauer

Colui che ha instaurato in sè stesso una tale aristocrazia (cfr. Aforismi di Proclo n.d.c.), cioè l’uomo colto, giungerà presto al punto, in cui non gli passerà più per la mente di ribattere alle esternazioni dell’altrui rozzezza ponendosi nel suo stesso piano; non co­noscerà altra contesa che non sia quella delle argomentazioni, mentre nei confronti della violenza fisica - provenga essa dalla natura inanimata, dagli animali o da uomini spinti da un impulso animale -, dove non resti altro da fare, adotterà i provvedimenti ed eserciterà il potere necessario a contenerla e respingerla. Ma questa sarà una faccenda ri­guardante non il suo onore, bensì il suo quiete vivere. Insomma, per quanto si riferisce a oltraggi e insulti, siano essi gesti o parole, ritengo che possano senza dubbio irritare e in­fastidire un uomo ragionevole, ma che non ne tocchino affatto l’onore: giacché esso con­siste nell’opinione che si ha di lui, la quale non può essere alterata da cose che gli capitino dall’esterno, se non nel caso di individui di estrema imbecillità, la cui opinione non conta nulla. Un uomo ragionevole può dunque senz’altro dar sfogo alla sua irritazione e al suo fastidio con una reazione adeguata alla cosa, ma ciò va piuttosto tollerato come debolezza umana che da lui preteso come un dovere verso il suo onore. Pertanto, se egli invece pensa abbastanza nobilmente da soprassedervi del tutto, il suo onore, anziché sof­frirne, non potrà non trame addirittura vantaggio

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