Elite e Distinzione/ 16 - Alessandro Sacchi

Il “Maestro di color che sanno”, Aristotele, volle indicare nell’Aristocrazia, potere dei migliori, una delle tre auspicabili forme di governo. Lo stesso concetto di migliore ha avuto nei secoli una continua evoluzione, rispetto al suo significato originario, che ne identificava le peculiarità, giungendo ad identificarsi con l’aggettivo “nobile”. Tale con­notazione, derivante dall’appartenenza ad un certo ambito familiare, o comunque al rico­noscimento della qualifica da parte di chi esercitava la Fons Honorum, ha perduto completamente il senso iniziale, legato a specifiche e soggettive doti riconosciute in capo ad una persona, migliore nelle armi, nella saggezza ecc. Semplicemente, quindi, aristo­cratico per nascita. Con la XIV norma delle transitorie e finali della Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, i titoli nobiliari, e quindi ogni codificazione e classificazione dell’Aristocrazia, sono stati vietati; pertanto tutta la materia, non essendo riconosciuta, non è più nemmeno tutelata, né tampoco se ne sanzionano gli abusi. Il generale decadi­mento di ogni valore etico e, negli anni più recenti, estetico, hanno dato il colpo di grazia ad una categoria capace al più di animare le cronache mondane. Oggi, a mio sommesso avviso, ignorata dall’ordinamento e misconosciuta dai suoi stessi appartenenti, è da pren­dere in considerazione solo l’Aristocrazia del Pensiero, intesa come il riconoscimento di un ruolo nella Società a chi, indipendentemente dalla nascita, ed ovviamente dal censo, sia rappresentativo di una categoria intellettuale

Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.