OPINIONI SOTTO TORCHIO | Una curiosa figura di americano a Bologna ed a Roma durante il '68 (di Danilo Fabbroni)

Apparve dentro la scena underground una misteriosa figura che rispondeva al nome di Ronald Hadley Stark. Uno degli emissari di Stark si fece vivo a New York per incontrare Hitchcock. L’uomo sosteneva di rappresentare una grande operazione di LSD originata in Francia, e cercava il modo di importarla in America ovviamente sotto canali coperti.

Ma Hitchcock stava proprio allora cercando di distaccarsi dal giro della droga e indirizzò il tipo al ranch dei Brotherhood.[1]

I Brotherhood inizialmente erano restii, ma poco dopo si convinsero, in special modo quando Stark mostrò loro un chilo di pura LSD. Stark sosteneva di aver un metodo per produrre la droga in una maniera molto più spedita di quelli sinora conosciuti, e di aver contatti con la Mafia giapponese.

Stark aveva un talento naturale come affabulatore di mille storie ogni giorno diverse, condito con una naturale propensione all’inganno.

 

Qui ci torna utile per comprendere il personaggio il riferimento a Sir Edmund Backhouse: un uomo che, dinanzi ai molti stolti che in ogni mistero vedono una mistificazione, ha saputo dimostrare con la dedizione di una vita intera che la mistificazione stessa è uno dei misteri più profondi.[2]

 

Chi era Stark veramente?

Che tipologia di èminence gris incarnava?

Apparteneva ad un’organizzazione? Quale?

E poi «questa organizzazione è anche conosciuta con parecchie altre denominazioni […] emanazioni temporanee o in quel momento storico per poi scomparire quando abbiano portato a termine il compito specifico cui erano destinati […].

Altrove abbiamo già indicato quale sia la vera natura di tutte le organizzazioni di questo genere […] dobbiamo considerarle, in ultima analisi, come emanazioni della gerarchia […] ai fini di un’azione più o meno esterna in cui essa non può intervenire direttamente in virtù del principio del non agire (wou-wei), in base al quale la sua funzione è essenzialmente quella del motore immobile, del centro che governa il movimento di tutte le cose senza parteciparvi».[3]

 

Significativo in questo quadro la nota di Duyvendak che dice: «Così il non agire non è semplicemente una passività: al contrario, è una condizione del più alto potenziale magico».[4]

Di quali favori godeva uno come Stark?

Nel 1967 Stark – questo deus absconditus degli allucinogeni - guadagnava appena 3.000 dollari all’anno: pochi anni dopo era milionario.[5]

Aveva un costoso appartamento al Greenwich Village e gli piaceva cenare nei migliori ristoranti, con immacolati vestiti, ma quando andava al ranch dei Brotherhood si camuffava opportunamente con vestiti da hippies, puzzolenti abbastanza da dimostrarsi un buon travestimento per lui.  Sebbene non avesse neanche trenta anni era fluente in ben dieci lingue.

Stark era un maestro del doppio, triplo gioco, e della disinformazione.

Mentre era in combutta con la Brotherhood agiva per conto suo per spacciare cocaina nella Bay Area californiana.

Egli stesso non aveva problemi a dichiarare i suoi stretti contatti con la sfera della CIA tanto da sostenere che fu proprio grazie a questa che decise di chiudere la partita francese della produzione dell’acido. Appena fatto questo aprì una nuova unità operativa-produttrice a Brussels.

Da notare la location, come si suol dire. Non Marsiglia, i bassifondi ad esempio della malavita francese, non Palermo, località calda della Mafia, no: Brussels invece, capitale amministrativa della futura tecnocrazia europea.

La commistione tra economia illegale e quella legale non sorprenda. Da un approfondito dossier commissionato dall’Unesco ad un team di studiosi di questa zona grigia, vero e proprio Potere Opaco, ove si fonde e confonde la prima con la seconda, e viceversa, apprendiamo che «l’infiltrazione di un governo di un paese prende differenti forme a seconda del tipo di governo stesso. A livello locale, i profitti provenienti dalle attività illegali sono impiegati in schemi dai quali i trafficanti di droga diventano soggetti economici nell’economia emersa attraverso il lavaggio dei soldi sporchi e nel mentre usano tali soldi per stimolare l’economia in certe zone territoriali, finendo col controllarle.

Nei paesi democratici questi sistemi di clienti legittimati fa sì che certi elementi criminali hanno accesso alla governance della locale regione od anche a livello nazionale, sia tramite un finanziamento delle proprie campagne politiche prima delle elezioni, o finanziando politici che diventano i loro servitori.

In paesi che per lungo tempo sono stati governati da un’unica fazione politica, come in Messico sino al Duemila, o come in Cina dal 1949, il governo gioca un ruolo di vero e proprio arbitro nell’economia legale e fa lo stesso nell’ambito dell’economia illegale, il che rende più facile per certi governanti a livello locale, o addirittura nazionale, a rendersi partecipi dei cospicui introiti generati dall’attività criminale.

Allo stesso tempo mantenendo un alto livello di repressione dell’attività criminale stessa. Se un solo partito ha il monopolio del potere, spesso si vede una sorta di pax romana tra le fazioni criminali in lotta, o tra esse e lo Stato. Il clientelismo menzionato poc’anzi permette alla popolazione criminale di alto livello, che manda avanti il business, di avvantaggiarsi della tolleranza delle autorità a cui è assegnata la vigilanza anti criminale. Non solo. Spesso questa frangia criminale è vista da vasti strati della popolazione come esempio da emulare in quanto al di sopra della legge».[6]

 

***

 

Stark, naturalmente un bisessuale, usava le droghe e il sesso per manipolare le persone. Fu già allora un sunto d’avant-garde di quanto sarebbe divenuto la norma decenni dopo. [7]

Questa norma è ben sintetizzata nella seconda di copertina del libro Meno di zero, di Bret Eston Ellis: «Sullo sfondo della ricca Los Angeles, […] un crudo e potente ritratto di una generazione che ha provato troppo giovane il sesso, la droga e l’alienazione. Il protagonista, Clay, torna a casa a Los Angeles per le vacanze di Natale dopo aver seguito i corsi del primo semestre di un’università negli Stati Uniti orientali. Cercando di trovare un senso nella vita che ha lasciato dietro di sé, rinnova i contatti con la sua ragazza Blair, con Trent, un indossatore, con Rip, il suo spacciatore, e più tragicamente, con Julian, il miglior amico di scuola, che si trova in una situazione problematica a causa della droga.

Le vacanze di Clay si trasformano in un gironzolare disperato e che ci porta tra ricche case dei quartieri alti, feste interminabili, bar logori, rock-caffè scintillanti, e nel mondo repellente della pornografia e della prostituzione omosessuale».

 

Il romanzo pubblicato originariamente nel 1985 la dice lunga delle condizioni di vita che si sono trasformate in norma quale eredità finale degli anni Sessanta.

Scully in una sua dichiarazione si dimostrò consapevole del grande inganno/incantesimo in cui era intercorso il Movement:  

 

«Io ed i miei amici pensavamo che assumere acido avrebbe per forza cambiato la gente in meglio, in una loro miglior onestà, in una loro maggior apertura, e molto di più sensibili rispetto l’uno all’altro.

Ma quella fu soltanto una proiezione del nostro viaggio personale. Non aveva nessun riscontro con la realtà e non ci accorgemmo per anni di quello che in realtà accadeva […] a causa del fatto che quando sei sotto acido ti senti vicino agli altri, tu sei portato a pensare che la gente con cui stai ti capisca ed è d’accordo con te, anche se questo non è il caso».[8]

 

Una terribile presa di coscienza, questa di Scully, che descrive con decenni di anticipo quello che sarà il Grande Inganno del Moderno sintetizzatosi negli anni a venire, sino ai giorni nostri.

Le larve psichiche che vengono odiernamente chiamate “persone” presero le mosse da quei giorni di “pace & amore”.

Da lì a poco sarebbe comparso, come dal nulla, Il grande freddo, come ben illustrò l’omonima pellicola cinematografica. Il ritirarsi di questa esplosione di “socialità” per l’altro, all’improvviso, come se tutto potesse implodere in un attimo. Come se niente di tutto quello che era accaduto sino allora, avesse una realtà sua propria.

E apparve, dalla sera alla mattina, il riflusso.

Tutto quello che era stato detto si annebbiò in un attimo.

L’Io che si voleva fosse per gli Altri, in un mondo di amore infinito, si trasformò nel più gelido ed intransigente culto del Sé. L’epopea del narcisismo più sfrenato era varata.

Si attendeva con spasmo che l’epoca di Facebook facesse capolino.

Ma allora era tempo di Woodstock.

Mezzo milione di persone circa, nell’agosto del 1969 presero parte all’omonimo festival. Lo sballo di massa era ratificato con i più alti ideali sociali. Ma già faceva capolino quell’edonismo di massa che sarebbe diventata la Neo Religione a venire. Infatti, l’uso delle droghe si abbinava non tanto ad aneliti di cambiamento sociale più o meno utopistici ma quanto a soddisfare propri animali bisogni di godimento, che poc’anzi erano stati radicalmente vituperati come vizi borghesi.

 

«Il festival di Monterey era il microcosmo della Babilonia del rock’n’roll; una freccia puntata in direzione di una terra promessa che si sarebbe rivelata, all’impatto con la realtà, la porta spalancata di una prigione […].

Monterey ebbe l’effetto di un’illusione collettiva, un imbroglio ai danni di quelle vittime ignare, da tanti che sembravano fermamente convinti delle menzogne che spargevano in giro»,[9] secondo la felice ritrattistica di Gary Herman, un giornalista appassionato di rock’n’roll.

Non solo. La presunta cultura libertaria non produceva solo quello che la sua ideologia tendeva a divulgare: dita a V in segno di pace, libero amore, mettete-i-fiori-nei-vostri-cannoni, e via di seguito, ma anche vere e proprie processioni di morte.

Ad Altamont, un altro pop festival, tenuto in California, con gli alti auspici di Mick Jagger dei Rolling Stones, il quale atterrò con un elicottero, per presiedere alla cerimonia, con Timothy Leary in persona, vide la morte di quattro persone, a causa dei disordini scoppiati durante lo show.

Non bastasse, alla fine degli anni Sessanta la comune hippy di Charles Manson fu responsabile dell’uccisione dei coniugi LaBianca oltre al massacro nella villa di Polanski.[10]

Tutto questo mentre continuava l’azione incessante di eterodirezione da parte dei servizi segreti sul Movimento.

  

«Non c’era soltanto un agente dell’FBI infiltrato nel manipolo delle Pantere a New York ma altri agenti di colore, questa volta della CIA, operavano anche all’estero […].

Un documento della CIA datato 12 febbraio 1971 dava queste informazioni sul gruppo della Pantere Nere che si era trasferito in Algeria: “Le attività delle Pantere hanno avuto recentemente delle interessanti svolte.

Eldridge Cleaver e il suo contingente algerino sono diventati disincantati sui vecchi metodi di Leary […].

Cleaver e compagni basandosi sulla propria autorità hanno messo Timothy e Rosemary agli arresti domiciliari probabilmente a causa del continuo uso da parte di Leary di droghe allucinogene».[11]

 

Insomma Leary si trovava in un cul-de-sac e guarda un po’ chi lo trasse da questa situazione d’impaccio?

Niente di meno che un alto burocrate algerino che rispondeva al nome di Alt, il quale non era altro che una longa manus della CIA. La compagna di Leary aveva dubbi se fidarsi o meno di questo misterioso personaggio ma Leary la riassicurò dicendole: «Egli è uno della CIA liberal e questa è la miglior mafia con cui si può aver a che fare nel ventesimo secolo».[12]

In vino veritas! O meglio, in drug veritas!

La coppia dunque riuscì ad andare in Svizzera sperando di ottenere, per così dire, asilo politico. Una volta in Svizzera, guarda caso, nonostante i due fossero in carcere, non se la spassavano proprio male. Difatti un misterioso beneficiario di nome Michel-Gustave Hauchard provvedeva a spedir loro vini di alta qualità e delikatessen varie.

Leary e compagna, una volta usciti dal carcere furono ospitati a Losanna nella lussuosa villa con vista sul lago da Hauchard e provvisti da lui anche di una discreta somma di denaro. Si fecero vivi vecchi amici come Billy Hitchcock o Albert Hofmann.

Hofmann, l’apprendista stregone “scientifico” dell’LSD informò Leary dell’attività di quel suo centro, che definì una “scuola di saggezza”, a cui partecipavano eminenti intellettuali europei, tra cui, si noterà, anche Ernst Junger.

La cosa desterà fin troppo facile stupore, trattandosi di un noto esponente della destra intellettuale. Una riprova ulteriore che le categorie politiche di Destra e Sinistra, sono solo paraocchi ideologici da impiegare per la “nobile menzogna” con cui far pasteggiare le masse nella perdita di ogni ragionamento.

Una delle tante conferme di ciò è il dossier di Renato Risaliti, Licio Gelli. A carte scoperte, per i tipi di Ferdinando Brancato editore, ove si dimostra in modo lampante l’insussistenza delle categorie Destra/Sinistra se non per essere meri paraventi ideologici su cui costruire l’inganno.[13]

 

Il soggiorno di Leary in Svizzera non si sa bene sotto quale stato legale sia stato vissuto, in quanto per quasi due anni egli rimase senza un passaporto valido. Ma Leary aveva qualcosa di più importante del passaporto, almeno in Svizzera.

Denaro.

Infatti, la Bantam Books, grande casa editrice statunitense, concesse a Leary un consistente anticipo per un suo libro a venire, e lui si comperò una Porsche gialla e un impianto stereo da favola.

Questo per capire dove “risiedono” alla fine i desiderata autentici dei rivoluzionari.

In Svizzera Leary si mise assieme a Joanna Harcourt-Smith, dopo aver lasciato la sua precedente compagna, una globe-trotter di lusso, nativa di Saint Moritz, che vantava nobili ascendenze, oltre a notevoli disponibilità finanziarie. Iniziarono dunque a peregrinare a destra e manca fino ad arrivare in Afghanistan, a Kabul. Ma la cosa non si rivelò particolarmente furba. Furono arrestati a causa del loro coinvolgimento nel traffico illegale di hashish con la Brotherhood of Eternal Love, e da lì estradati negli Stati Uniti.[14]

Da notare che a Joanna fu permesso di accompagnare Leary nel volo di trasferimento da Kabul negli Usa a bordo dell’aereo con un posto di prima classe pagato dal contribuente americano. Qualcuno ha pensato che questo fosse una specie di ricompensa per il suo ruolo nel braccare Leary ed assicurarlo alla giustizia.

Nel novembre del 1973 Leary fu trasferito da una prigione all’altra, e mentre era ancora sotto detenzione, scoprì amaramente che Dennis Martino della Brotherhood non solo era un agente informatore governativo, ma che Joanna aveva una storia con lui. Anche Allen Ginsberg aveva provato a mettere a conoscenza Leary del doppio giuoco di Joanna ma costei si era difesa ricusando gli addebiti di Allen in quanto dettati da uno spirito fortemente misogino causato dalla sua omosessualità.

Leary tendeva a salvare Joanna non fosse per altro perché sentiva che era l’unica a stargli, in qualche modo, vicino in un periodo buio. E Leary capitolò. Iniziò a parlare. Ma il suo parlare non rivelò niente di veramente nuovo che le autorità già non sapessero. Forse contribuì solamente a far incarcerare brevemente George Chula, un avvocato che aveva già difeso lui e la Brotherhood.

Non di meno Leary si attirò le ire di Abbie Hoffman che lo definì un traditore. [15]

Erano i primi segni che una certa era degli anni Sessanta stava per finire.

Mentre Leary aveva i suoi problemi, anche il finanziatore principe del Movimento non se la passava tanto meglio.

Nel marzo del 1973 si arrese alle autorità federali di New York ed accettò di parlare della Brotherhood in cambio di uno sconto di pena. Egli svelò molti dei retroscena del traffico di droga compreso il sistema di riciclaggio dei soldi tramite banche basate alle Bahamas ed in Svizzera. Il direttore della DEA (Drug Enforcment Agency), John Bartels, ha così delineato la questione: «L’evoluzione dei traffici di droga, sotto molti aspetti, dei membri della Brotherhood of Eternal Love è una tragica illustrazione del cinismo nel quale la rivoluzione della droga giovanile della metà degli anni Sessanta è precipitata».[16]

Alla retata conseguente di molti membri della Brotherhood sfuggì il misterioso Ronald Stark e non fu nemmeno trovato quando agenti governativi varcarono l’Atlantico per cercarlo in uno dei suoi laboratori dove faceva sintetizzare la droga, in Belgio, a Brussels.

Lo ritroveremo in Italia durante gli anni Settanta immischiato con mafiosi, agenti dei servizi, ed estremisti politici sia di destra che di sinistra. [17]

Non solo. Fu visto anche durante il Maggio parigino in mezzo agli estremisti.

Ma avvenne in Italia, precisamente a Bologna, l’arresto di Stark, mentre soggiornava nel lussuoso Grand Hotel Baglioni, a causa di un possesso di un ingente quantitativo di droga.

Fu dunque nel soggiorno nel carcere pisano Don Bosco, che Stark conobbe il leader delle Brigate Rosse, Renato Curcio.[18]

Trasferito nel carcere di Bologna il flusso continuo di contatti provenienti dai consolati britannico e statunitense non ebbe fine sebbene per una ragione sconosciuta non sia stato mai reclamata l’estradizione in Usa.  Ma non solo. Documenti dimostrano che egli fu in diretto contatto con il Generale Vito Miceli, il quale era in stretto contatto con la CIA, da cui riceveva prebende sostanziali per l’epoca, nella quale fu a capo dei servizi segreti militari.

 

«In un rapporto dei carabinieri del 22 giugno 1987, impegnati nelle indagini sul Centro Studi Scontrino di Trapani, organismo massonico, si segnala che il principe Gianfranco Alliata di Montereale risulta aver “intrattenuto rapporti con Stark Ronald Madley, cittadino statunitense condannato in Italia per eversione, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti ed altro”».[19]

 

Come se non bastasse Stark dimostrava saldi legami con il terrorismo filo medio-orientale e perciò indagato da un magistrato, Graziano Gori, di base a Bologna. Da lì a poco Gori morì in un incidente stradale:

 

«La mattina del 3 luglio 1978 il dottor Gori sta percorrendo la statale che da Bologna attraverso il Ferrarese porta al Lido degli Estensi. Il funzionario è fuori servizio e sta raggiungendo la propria famiglia al mare. In località Masi Torello, in un tratto di strada rettilineo che si snoda in mezzo ai campi, improvvisamente l’Alfetta del commissario sbanda e va a scontrarsi frontalmente con una Kadett che proviene dal senso opposto: a bordo vi sono marito, moglie e una terza persona. Ė una strage che non lascia superstiti. Né testimoni. Ufficialmente l’incidente venne attribuito ad un malore che colpì il dottor Gori, ma in realtà le cause non furono mai chiarite».[20]

 

Fu un altro magistrato sempre di stanza a Bologna che prese l’inaspettata decisione di rilasciare Stark in quanto convinto che fosse un agente CIA a tutti gli effetti.

Il fatto che Stark fosse un presunto agente CIA scatenò più domande che risposte certe. Un numero sorprendente di veterani della Controcultura dichiararono che la CIA disseminò l’acido per indebolire la potenzialità politica della ribellione giovanile.

William Burroughs stesso disse: «Si può scorgere la motivazione dei Servizi nel far sballare la gente. Molto spesso basta dare una piccola spinta perché questo avvenga. Rendi disponibile la droga ed i media la diffondono, ed è fatta. Non c’è molto altro da fare».[21]

Anche John Sinclair, una volta capo delle Pantere Bianche era della stessa opinione di Burroughs.

 

«L’uso dell’LSD nei giovani raggiunse un picco alla fine degli anni Sessanta e sebbene Richard Helms, direttore della CIA di allora, abbia dichiarato che i cittadini americani non costituivano un obiettivo per la stessa Agenzia, è certo che alla sua dipartita fece distruggere un lotto considerevole di documenti sulle operazioni concernenti gli allucinogeni.

Perche fu fatto questo? Cosa tentava di nascondere Helms?

Se da una parte è improbabile che i documenti potessero contenere la prova provata dei dettagli di un piano per drogare in massa la popolazione, è altamente probabile che tali testi celassero ulteriori piani di coinvolgimento dell’Agenzia nella diffusione in un modo o nell’altro delle droghe».[22]

 

D’altra parte la vicenda di Stark ne è la cartina di tornasole.

Stark – e l’ambiente che l’ha “prodotto” - ha usato la droga come fenomeno di destabilizzazione sociale prima per creare stati d’animo collettivi volti a sbaragliare il “vecchiume” e la presunta ipocrisia dell’epoca borghese, per poi trapassare nel puro nichilismo del Terrorismo di cui è stato un manovratore.

Sulla figura di Stark. si potrebbe chiedersi quello che si chiese a proposito di Cagliostro «l’inquisitore romano monsignor Barberi, che nel 1791 lo interrogò  a Castel Sant’Angelo: “Come però, dimanderà qui alcuno, ha potuto un Impostore acquistare tanta celebrità, incontrar tanto plauso in Paesi scientifici, presso persone di talento? L’Irreligione è stato il suo fondamento, la sua guida, il suo tutto”».[23]

 

Dalla droga sintetica al terrorismo sintetico, il passo è assai breve. Come la droga divide, spezza, l’interezza dell’Io, così il terrorismo frantuma la società in fraglie non più componibili.

Cosa voleva dire a questo proposito Thomas Mann con: «un pathos erotico-politico sul modello di certi antichi amori maschili ha formato il sostrato di singoli atti terroristici dei giorni nostri»?[24]

E perché fa dire a Naphta, uno dei principali attori de La montagna incantata: «Non liberazione e sviluppo dell’io sono il segreto e l’esigenza della nostra epoca. Ciò di cui essa ha bisogno, ciò che brama, ciò che riuscirà a procurasi è… il terrore»?[25]

Come mai Mann, come ha dimostrato felicemente il teorico eterodosso del marxismo Yvon Bourdet, ha affibbiato alla detestata figura di Naphta – «prototipo del nazista […] il segno della tenebre  […] rappresentante della concezione reazionaria fascista, delle idee antidemocratiche»[26] – le sembianze e le fattezze di György Luckács, il “gesuita della rivoluzione”?

Forse lo scopo era accennare ad una fattiva indifferenza tra pensiero di destra e pensiero di sinistra, frutto entrambi di una stessa alchimia del mago di turno?

Bourdet non si esprime più oltre a quanto fa notare ma per lui è certo che «Naphta è il ritratto essenziale e altamente rappresentativo del militante leninista».[27]

 

Ancora una volta è un borderau dejà vu?

Facciamo un passo indietro, e precisamente nell’India preda della colonizzazione britannica:

«Quando l’indipendenza dell’India apparve un fatto inevitabile, le autorità britanniche decisero di dividere il Paese, ritenendo che i nuovi stati non avrebbero lasciato il Commonwealth. Quella politica fu preparata nel corso di lunghi anni. Il Congresso Nazionale Indiano, al quale sarebbe poi stato ceduto il potere, era stato fondato da un inglese e diretto a lungo da una donna, Annie Besant, che era anche presidente della Società Teosofica […].

Furono abilmente organizzati scontri tra indù e musulmani, che crearono uno stato di tensione tale da consentire di presentare la divisione del paese come fatto inevitabile. Molti funzionari inglesi, gente integerrima, erano scandalizzati da quella politica, che avrebbe potuto portare solo al massacro. Vennero rapidamente trasferiti.

Potei assistere all’organizzazione delle sommosse di Benares. [ci chiediamo…a che titolo? N.d.A.].

Una notte venivano assassinati due musulmani, la notte seguente due indù […]. Ma Benares era una città piccola, e ci si accorse presto che quelli che si scontravano non erano del posto […].

Non fu la stessa cosa a Calcutta, dove vennero portati interi treni di musulmani dal Penjab e dove gli scontri degenerarono in guerra civile, con migliaia di morti».[28]

 

In un altro teatro, in un altro tempo, un altro classico del genere.

L’Iran.

 

«[…] Comunque, nell’insieme, gli iraniani non avevano di che lamentarsi nei riguardi dello Scià.

Durante il suo regno la prosperità del Paese aveva fatti passi da gigante. Gli individui impietosamente perseguitati dalla polizia erano oppositori del regime finanziati in gran parte dall’estero, studenti inviati a spese dello stato a studiare in Europa, in America e arruolati nelle file degli estremisti di sinistra, sovversivi presentati come eroi dagli “intellettuali” d’Occidente».[29]

 

Le primavere arabe non costituiscono dunque nulla di nuovo.

 

 

 

[1] Ibid., p. 191.

[2] Hugh Trevor-Rope, L’eremita di Pechino. La vita segreta di Sir Edmund Backhouse, Adelphi, 3a di copertina. Un altro misterioso figuro consimile a Backouse fu Henri Martin, un francese che poco più che adolescente aderì all’Action Française e all’attivismo antirepubblicano di Charles Maurras. Fondatore con altri della famigerata Cagoule, e nonostante un suo appoggio a Pétain finì per collaborare con l’OSS! Ebbe anche un ruolo nell’OAS. Se non conoscessimo le mille possibili facce prismatiche di questi personaggi ci dovremmo dire sorpresi che il Martin visse la rivoluzione sessantottina  con esaltazione. Cfr. Pierre Péan, Le mistérieux Docteur Martin, Fayard,  p. 475 e quarta di copertina.

[3] René Guénon, La Grande Triade, Adelphi, pp. 10, 11.

[4] Tao-Tê-Ching, a cura di Jan J.L. Duyvendak, Mondadori, p. 11.

[5] «In qualche modo si può dire che il terrorismo sia l’interfaccia dei servizi segreti: lo sviluppo dell’uno sarebbe impensabile senza quello dell’altro», e poi significativo su questa tematica di intreccio tra sovversione, musica pop e servizi segreti il passo seguente: «Enrico Rovelli […] anarchico di Bollate […] organizzatore di spettacoli [manager anche di Patty Pravo e Vasco Rossi; N.d.R.] ebbe spesso facilitazioni [dai Servizi Segreti] per ottenere piazze e stadi per concerti (ad esempio, verso la fine degli anni Ottanta ebbe in concessione piazza San Marco a Venezia – proibitissima a tutti gli altri – per il concerto dei Pink Floyd) […]», Aldo Giannuli, Come funzionano i servizi segreti, Ponte alle Grazie, pp. 96, 97, 241; Cfr. anche “Io, anarchico e re del rock, informavo i servizi”, “Corriere della Sera”, Mario Luzzatto Fegiz, p. 15, 7 marzo 1998.

[6] AA.VV., tra cui l’eminente Guilhem Fabre, Globalisation, and drugs criminalisation. Final research report on Brazil, China, India and Mexico, disponibile in rete, http://www.unesco.org/most/globalisation/drugs_1.htm.

[7] AD, p. 193.

[8] AD, p. 193.

[9] Gary Herman, Rock’n’roll Babylon, Gammalibri, pp. 12,  23.

[10] AD,  p. 197.

[11] Ibid., p. 205.

[12] Ibid., p. 206.

[13] Cfr. Alessandro Silj, Malpaese, Donzelli, p. 186.

[14] AD,  pg. 208.

[15] Ibid.,  p. 210.

[16] Ibid., p. 212.

[17] Ibid., p. 213.

[18] «Secondo una testimonianza resa nel 1990 alla Commissione parlamentare stragi dal generale Giovanni Romeo, ex capo della V sezione dell’ufficio R e poi capo dell’ufficio D del SID, le Brigate Rosse erano infiltrate da agenti dei servizi fin dall’inizio degli anni Settanta. […]  Secondo Pino De Gori, avvocato della DC al processo Moro, Moretti sarebbe stato “venduto” alle autorità italiane dal Mossad»,  Alessandro Silj, Malpaese, Donzelli, pp. 298, 300.

[19] www.poliziadistato.it, 16 luglio 2012.

[20] Due figure nell’ombra, Gianmarco Calore, www.cadutidipolizia.it, 9 settembre 2012.

[21] AD,  p. 215.

[22] Ibid., p. 218.

[23] Ian McCalman, L’ultimo alchimista, Lindau, p. 15.

[24] Thomas Mann, Scritti storici e politici, Mondadori, p. 153.

[25] Yvon Bourdet, Luckás, il gesuita della rivoluzione, Sugarco, p. 127.

[26] Ibid., p. 86.

[27] Ibid., p. 88.

[28] Alain Danielou, La via del labirinto, Casadeilibri, pp. 208, 209.

[29] Ibid., p. 291.

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