“Barone è troppo poco: in Italia riesplode la moda imperiale” di Carmelo Currò

Nel suo notissimo libro sulla Nobiltà di Messina, il barone Francesco Galluppi, parlando della famiglia di Giovanni scrive: “E’ una delle più celebri prosapie messinesi, vantando discendenza da’ greci imperatori, segnatamente da Michele II detto il Balbo salutato supremo reggitor d’Oriente nell’anno 820” (Cf. G. GALLUPPI, Nobiliario della Città di Messina, Napoli 1877, p., 100). Sembra impossibile che un uomo di cultura come Galluppi si sia lasciato abbagliare dalle favolose dissertazioni tratte dal seicentesco Padre Athanasio Chirker su storia e genealogia dei di Giovanni nella sua opera Splendor et Gloria domus Joanniae. Del resto non si deve dimenticare che il XIX secolo in cui visse, è un lungo periodo di ricostruzioni storiche artificiose ad uso degli studenti post-risorgimentali: della Terra che diventa piatta nella mentalità degli uomini medievali, della scoperta dell’immobilità del Sole da parte di Galileo vindice sull’oscurantismo della Chiesa, dei furori della Inquisizione contro i poveri dissidenti.
Così l’araldista siciliano si lascia incantare dalle presunte origini degli Alliata (si parla di una gens romana senza tuttavia che si possa ricostruire una genealogia precisa: cf. G.STENDARDI, Antiche Famiglie patrizie di Firenze, Firenze 1995, pp.41 e ss.), dei Principi Ardoino (ovviamente supposti discendenti di Arduino re d’Italia), degli Arena (ritenuti discendenti da un figlio naturale del conte Ruggiero,  capostipite della Dinastia normanna di Sicilia passati dalla Calabria in Sicilia mentre è molto probabile che siano stati originati da ricchi mercanti messinesi: cf. C. CURRO’, La Casa di Morgana, Montoro 2015, p.52).
Vezzo, vizio, edificazione di bugie che se nel Seicento barocco e dorato trova l’ambiente sociale deciso a dimenticare gli antenati mercanti che hanno consentito ai nipoti di acquistare feudi e palazzi, trova precedenti illustri nelle favole e nelle genealogie medievali. Il monaco lorenese Giovanni di Alta Selva, non scriveva forse agli inizi del XIII secolo la sua storia Dolopato, in cui narra le vicende di un mitico re di Sicilia dei tempi di Augusto che per lui era “discendente dal sangue dei nobili troiani”? (Cf. G. DI ALTA SELVA, Dolopato ovvero Il re e i sette sapienti, Palermo 1997). E’ tornato di moda discendere da un antenato comune con i principi di Costantinopoli. Probabilmente perché gli archivi locali furono spesso devastati dai Turchi o perché le carte superstiti sono comunque in greco, turco, romeno, e quindi di improbabile consultazione anche per uno studioso che deve avere tempo e pazienza per recarsi sui posti delle indagini.
Per accenni molto vaghi tratti da superficiali letture, dalla scoperta di nomi fatti rapidamente diventare cognomi, da assonanze fra i cognomi cognomi stessi, aspiranti nobili e imbarazzanti principi si sono investiti di titoli reali e imperiali e inventati gran maestri di ordini cavallereschi. Non scherzava forse lo stesso Re d’Inghilterra Giacomo I con il capitano John East (tra i conquistatori della Giamaica) , a proposito della somiglianza del suo cognome con quello d’Este da cui il Sovrano discendeva (cf. C. CURRO-S.F.CAPUTO, Memories of the House of Este in England, https://www.nobility-association.com) ?
La moda di trovare alle proprie origini non un qualsiasi barone ma addirittura un imperatore o un re, dopo aver agitato le fantasie medievali, rinascimentali e seicentesche, riesplode in questi anni, un po’ per ignoranza, un po’ per lavoro. Poiché non principi e duchi siciliani o inglesi, feudatari di numerosi paesi e proprietari di palazzi dalle centinaia di stanze, asseriscono le proprie origini regali; ma molto più modesti professionisti, diplomati o pensionati, sia per sbalordire colleghi e conoscenti che per impiantare un ordine cavalleresco, concedere titoli nobiliari e dare vita senza spese a un’industria cartacea di conferimenti che rende molto più di un normale lavoro, tra quota d’ingresso, quota annuale, acquisto di mantelli e  decorazioni, offerte benefiche. Tutti imperatori? Troppi, a giudicare dalle intitolazioni su fb, i cui titolari hanno spesso un difetto fisico comune: sono sordi alle richieste di esibire le loro genealogie.
Non cedete, non suggestionatevi. La visione delle corone è molto simile alle disavventure di tanti improvvisati veggenti: per richiesta di fede cieca e per successivi proventi.
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