A Budoni OT Giuseppe Salerno entra nella parafarmacia del dr. Fenu

di Francesco M. Scorsone

 

 A Budoni (OT) in Via Nazionale 133, dal 15 aprile al 3 dicembre 2017 dal lunedì al sabato 16.00/20.00, è possibile entrare e visitare la parafarmacia del dr. Fenu.

Il curatore Giuseppe Salerno con “un altro punto di vista” prova a dare un spiegazione circostanziata teorizzando - come nella nota che segue -  questa sorta di accumulo compulsivo del dr. Fenu di ogni tipo di materiale che si trova entrando nella parafarmacia disseminato in ogni angolo del locale. Dal telecomando di un possibile televisore al camice “bianco”, e poi scatoli e scatoloni probabilmente piene di medicine o che contenevano materiali medicali etc. (Francesco Scorsone).

Dal comunicato stampa del curatore Giuseppe Salerno che nella sua presentazione scrive:

“Dal momento che è possibile vedere la realtà con occhi diversi, può un luogo di abituale frequentazione divenire improvvisamente un’opera artistica? Forse sì se si elabora un pensiero capace di giustificare e dare accesso al mondo dell’arte a una realtà che attendeva soltanto di essere legittimata. 

L’opera è una visione del mondo o è una visione del mondo ad essere opera?

Se l’arte è vita, è talvolta la vita stessa a riservarci delle incredibili sorprese allorché ci pone di fronte a qualcuno che, senza esserne pienamente consapevole, ha dato plasticità al proprio sentire realizzando intorno a sé un habitat assolutamente unico, uno specchio riflesso della propria interiorità.

Il Dr. Fenu, farmacista incurante di logiche lineari, convenzioni sociali e merchandising, ha plasmato a propria immagine e somiglianza la parafarmacia nella quale impegna gran parte della giornata. In anni di attività ha dato corpo ai pensieri lentamente maturati e ai tanti interrogativi irrisolti plasmando, giorno dopo giorno, spazi resi sempre più angusti e di difficile accesso per l’incombere, in equilibri instabili, di accumuli d’ogni genere. A nessun elemento è data una collocazione finalizzata a renderne agevole ad altri la ricerca. Con il tuo problema è il Dr. Fenu che “devi raggiungere” e sarà lui ad avvalorare la diagnosi e ad estrarre da quel tutto indistinto le possibili soluzioni lasciando a te, ed a te soltanto, la scelta. “Devi raggiungere” in quanto, varcata la porta d’accesso che non senza difficoltà sarai riuscito ad aprire solo in parte, dovrai districarti zigzagando di profilo nello stretto e tortuoso passaggio che ti condurrà nei pressi di quello che, nascosto e sommerso da altre sedimentazioni di materiali, riconoscerai essere il bancone dietro al quale il Dr. Fenu è lì ad attenderti.

Non è forse questo il modo canonico per introdurre quella che a tutti gli effetti considero un’interessantissima installazione in progress, ma è esattamente ciò di fronte a cui mi son trovato prima che si mettessero in moto quei processi generativi di un pensiero che potesse giustificare e dare accesso al mondo dell’arte a una realtà che attendeva soltanto di essere legittimata.

Come nel caso dell’Art Brut, non è la non piena coscienza di chi realizza l’opera ad impedirci di riconoscere nel Dr. Fenu l’artista che, contravvenendo ad ogni convenzione sociale, ha dato vita a questa realtà unica, proiezione e compagna della sua esistenza. Un’installazione in divenire che allontana il luogo del commercio dei prodotti dedicati al benessere dalla sua natura prettamente economica introducendoci metaforicamente in un percorso di guarigione. Un percorso disseminato di trabocchetti che richiede determinazione e ascolto di sé. Un percorso da compiere in solitudine senza auspicati interventi esterni.  Soltanto a noi spetta l’ultima scelta consapevole. La filosofia di vita che il Dr. Fenu ha materializzato in un percorso tra scatole, scatoloni ed espositori diviene inconsciamente oggetto di riflessione e di interiorizzazione in chi varcato il non facile accesso alla parafarmacia si trova immerso in un mondo inatteso, per certi versi spigoloso ed insidioso ma per altri intimo e avvolgente. A nostra insaputa ci troviamo attori in quella che possiamo definire una installazione d’arte relazionale. E l’autore è lì, sul fondo, pronto a recitare la sua parte dietro quel bancone nascosto.

Un pensiero diverso quello del Dr. Fenu, un altro punto di vista, come un altro punto di vista è dato, in questa particolare apertura al pubblico dall’immagine fotografica esposta a parete che riprende lo spazio da una angolazione impossibile per il visitatore. Un’installazione in fieri si trova così ad accogliere al proprio interno una immagine fissa di se, memoria di un mondo che già non è più lo stesso.”  Giuseppe Salerno Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

A me non resta che concludere: mi dispiace dott. Salerno ma non possiamo essere d’accordo; l’arte, come lei stesso sa, è un’altra cosa. Volere a tutti i costi forzare con grimaldelli improbabili un mondo che da migliaia di anni risponde a canoni precisi di “bellezza” in tutte le sue sfaccettature, anche drammatiche e dissacranti ma sempre precise, non sarà certamente un’accozzaglia di inutilità, come spesso accade vedere, che muterà l’assetto che la storia dell’arte si è data. La sacralità impenetrabile degli accumuli è solo ciò che rimane nei campi di concentramento e di sterminio: quella è assolutamente indispensabile per capire di quali nefandezze siamo stati capaci noi umani.

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