"L'antico spirito brucia e non si consuma" di Vincenzo Gennaro

Incantato dalla fiamma che arde, mobile, vigile, irrequieta  da un legno di quercia del versante Nord di Piano Battaglia, la mia mente schizza da un pensiero all’altro alla ricerca ossessiva e ostinata di immaginare una forma nata dal fuoco, dall’acqua, dal vento, cerco una forma erosa, corrosa, fusa combusta, a volte la cerco liquida, eterea, sublimata, distillata, immateriale.

Vedo nella fiamma che arde e crepita, forme che si raggrumano, si condensano, bruciano, si carbonizzano per infine incenerire. Penso al vento che disperde la cenere, alla pioggia che la fa precipitare, alla terra che la accoglie e la riassorbe, nutrendo le piante che crescono, facendo ritornare la cenere materia vivente  e piante che nutrono le infinite creature del mondo.

Le piante da sempre nutrono gli affamati del mondo, ma non quelli che hanno fame di spirito, di conoscenza e di poesia, non nutrono gli affamati di verità e di giustizia. I sentimenti, il silenzio, la riflessione sono gli alimenti dei poeti e degli artisti mai stanchi di essere assetati di luce, avidi di immaginazione, creatori di colori, di suoni e di forme da spargere come l’erba del vento per illuminare gli uomini con gli occhi spenti e con i cuori di pietra,  uomini senza anima, che non vedono che l’antico spirito  sgorga a profusione da ogni cosa vivente ed inerte, che la sua bellezza ci pervade, ci assale e ci inebria con la sua esuberanza, ci ipnotizza e ci stordisce come fa ogni giorno da sempre il miracolo della natura, basta aprire gli occhi e contemplare, non costa nulla.

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