Borgo Culturale

di Vincenzo Gennaro

 

Mai come ora il mondo ha vissuto stravolgimenti così veloci da mettere a dura prova la nostra capacità di adattarci. Emergono nazioni dal nulla e si affermano, mentre altre sprofondano negli abissi di un nuovo medioevo. Scompare la classe media nelle società avanzate, migrano interi popoli da oriente a occidente, da sud a nord, si mescolano le razze, le religioni, le culture. Le tradizioni millenarie sono messe in discussione e la tempesta travolge le famiglie che si frantumano sugli scogli disperdendo i figli ai quattro angoli del mondo per un lavoro da sopravvivenza. Si è formato una sorta di uragano che cancella il passato, sconvolge il presente mentre  il futuro resta un mistero.

Eppure conosco un luogo su questa terra, in una isola mitologica, arroccato sulla cresta dei monti, proteso  a meridione, ha la forma di una caravella di Colombo con un castello sulla prua ed uno sulla poppa ed al centro l’agorà.

In questo borgo tutto è pace e silenzio, nessuna tormenta sconvolge l’anima, sdraiata come la regina di Saba, Petralia Soprana, per me, il più bello fra i borghi  del mondo antico, si crogiola al sole, mostra le sue forme ed espone le sue bellezze. C’è un’aria invidiabile in questo luogo, fresca, ventilata e pura e non ci sono ne frastuoni né clamori, si parla a bassa voce in modo sommesso, con gesti lenti, solenni e teatrali con atteggiamenti gentili. Qui tutti sono attori che recitano una parte nel grande scenario della commedia umana in piazza del popolo.

 Questa piazza, fra le tante ancora più belle, a volte sembra immersa in un batuffolo di nebbia che sfuma la luce dei lampioni. Gli anziani conversano a bassa voce con gesti solenni come i personaggi della scuola di Atene nella stanze vaticane di Raffaello, qui Aristotele parla con Platone dei massimi sistemi, poi il sole tramonta con la solennità di sempre, la solennità di un mondo che s’immerge dietro l’orizzonte lentamente risucchiato dalle sabbie mobili di un tempo inesorabile che scorre ma non muore.

Qui sono nato, ma sono vissuto altrove,  un uragano ha trascinato  le mie idee, le mie sculture in bronzo e le mie ossa ai quattro angoli  del  mondo, ho imparato molto, ho insegnato il poco che so  e non smetto di sognare. Ho lasciato orme e sculture in bronzo nelle Chiese, nei Palazzi di Giustizia, nelle banche, nelle piazze, nei musei, nelle collezioni private .

Ma qui, in questo borgo dove sono nato, in pochi lo sanno, pochissimi  e meno male, altrimenti come farei a trovare il silenzio e la pace quando vengo a cercare i miei ricordi d’infanzia, le radici del mio mondo antico, la linfa che mi rigenera e mi consente ogni giorno di ricominciare indossando le armi di Achille per le altre fatiche che incombono minacciose all’orizzonte, per inseguire il sogno che ha pervaso la mia vita.

 

Se non insegui un sogno, la vita diventa impossibile ed insopportabile, ma tu non glielo dire a chi ha smesso di sognare e aspetta solo che il tempo passa e finisca. Vincenzo Gennaro

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